Venti di guerra tra le due Coree dopo che stamani la Corea del Nord ha bombardato con colpi di artiglieria l’isola sudcoreana di Yeonpyeong (pron : Iong Piong).
Radio Vaticana - Due i soldati sudcoreani uccisi, mentre altri 15 militari e tre civili sono rimasti feriti. Pyongyang però accusa Seul di aver sparato per prima. Alta la preoccupazione della comunità internazionale. Il presidente degli stati uniti Obama ha ribadito che al Corea del Nord non sta rispettando i suoi obblighi verso la comunità internazionale. Il servizio di Debora Donnini. ascolta
Forte anche la preoccupazione della Cina, che finora era riuscita a tenere sotto controllo l’aggressività di Pyongyang. Rosella Ideo, coreanista e docente di storia politica e diplomatica dell’Asia orientale. L’intervista è di Stefano Leszczynski: ascolta
R. – La Cina ha una visione molto diversa della geopolitica nella zona perché ormai la Cina è un Paese assertivo, un Paese che si sta tra l’altro riarmando, un Paese molto forte dal punto di vista economico tanto da poter condizionare l’economia americana e l’economia mondiale, come sappiamo. Quindi, esistono vari fattori per cui la Cina - invece di controllare, come vorrebbero gli americani e la Corea del Nord - appoggia la Corea del Nord; e nella zona c’è un po’ anche una lotta per la leadership. Noi sappiamo che gli Stati Uniti hanno il cosiddetto ‘sistema delle basi’: hanno basi americane sia in Corea del Sud, con 27 mila e 500 soldati, sia in Giappone. La Cina, d’altra parte, vede la possibilità che, in caso di caduta del regime nordcoreano, gli Stati Uniti – che appunto sono presenti in tali forze nell’area – possano essere sulla soglia di casa della Cina e quindi costituire un grave pericolo per la Cina stessa. Quindi, da una parte, la Corea del nord si sente protetta dalla Cina: diciamo che i rapporti tra la Cina e la Corea del Nord non sono mai stati tanto buoni in questi ultimi anni …
D. – Gli altri grandi protagonisti di questa vicenda sono la Russia, gli Stati Uniti e il Giappone che lei ha citato. In caso di un’escalation militare, quanto potrebbe ampliarsi questo conflitto?
R. – Io penso e spero che questo conflitto non debordi in questo senso. Non penso che la Corea del Nord arrivi a provocare più di tanto una reazione, e questo è anche nell’interesse degli altri Paesi. Nessuno ha interesse all’escalation del conflitto, e una provocazione, alla fine, porterebbe proprio ad un conflitto, come è stato nella guerra di Corea del ’50–’53 tra Stati Uniti e Cina. Solo che adesso la Cina è un Paese forte, assertivo che si vuol porre ancora una volta al centro dell’area asiatica. Però, direi, che è interesse di tutti, in questo momento, mantenere i nervi saldi – come ha detto la Cina stessa – e quindi evitare qualsiasi conflitto. Un conflitto avrebbe delle conseguenze disastrose, assolutamente disastrose! (bf)
Forte anche la preoccupazione della Cina, che finora era riuscita a tenere sotto controllo l’aggressività di Pyongyang. Rosella Ideo, coreanista e docente di storia politica e diplomatica dell’Asia orientale. L’intervista è di Stefano Leszczynski: ascolta
R. – La Cina ha una visione molto diversa della geopolitica nella zona perché ormai la Cina è un Paese assertivo, un Paese che si sta tra l’altro riarmando, un Paese molto forte dal punto di vista economico tanto da poter condizionare l’economia americana e l’economia mondiale, come sappiamo. Quindi, esistono vari fattori per cui la Cina - invece di controllare, come vorrebbero gli americani e la Corea del Nord - appoggia la Corea del Nord; e nella zona c’è un po’ anche una lotta per la leadership. Noi sappiamo che gli Stati Uniti hanno il cosiddetto ‘sistema delle basi’: hanno basi americane sia in Corea del Sud, con 27 mila e 500 soldati, sia in Giappone. La Cina, d’altra parte, vede la possibilità che, in caso di caduta del regime nordcoreano, gli Stati Uniti – che appunto sono presenti in tali forze nell’area – possano essere sulla soglia di casa della Cina e quindi costituire un grave pericolo per la Cina stessa. Quindi, da una parte, la Corea del nord si sente protetta dalla Cina: diciamo che i rapporti tra la Cina e la Corea del Nord non sono mai stati tanto buoni in questi ultimi anni …
D. – Gli altri grandi protagonisti di questa vicenda sono la Russia, gli Stati Uniti e il Giappone che lei ha citato. In caso di un’escalation militare, quanto potrebbe ampliarsi questo conflitto?
R. – Io penso e spero che questo conflitto non debordi in questo senso. Non penso che la Corea del Nord arrivi a provocare più di tanto una reazione, e questo è anche nell’interesse degli altri Paesi. Nessuno ha interesse all’escalation del conflitto, e una provocazione, alla fine, porterebbe proprio ad un conflitto, come è stato nella guerra di Corea del ’50–’53 tra Stati Uniti e Cina. Solo che adesso la Cina è un Paese forte, assertivo che si vuol porre ancora una volta al centro dell’area asiatica. Però, direi, che è interesse di tutti, in questo momento, mantenere i nervi saldi – come ha detto la Cina stessa – e quindi evitare qualsiasi conflitto. Un conflitto avrebbe delle conseguenze disastrose, assolutamente disastrose! (bf)
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