Secondo l’ultimo Rapporto Unicef sulle alluvioni che hanno colpito il Pakistan, l'emergenza nel Paese non è affatto terminata e l'impatto delle inondazioni si faranno sentire ancora per anni, addirittura per decenni.
Radio Vaticana - 20 milioni in totale le persone colpite, distrutti molti terreni agricoli e coltivazioni. In alcune aree è iniziato il rientro degli sfollati nelle proprie case, ma le necessità restano altissime. Sulla situazione Giovanni Crocè ha sentito Diana Bassani, operatrice umanitaria del Cesvi al lavoro ad Islamabad. (ascolta)
R. – Attualmente il numero delle persone colpite dall’alluvione ha raggiunto la soglia dei 20 milioni, considerando 78 distretti in tutto il Pakistan. Molti, adesso, stanno ritornando verso le proprie case. Inizialmente si erano rifugiati presso familiari, parenti, amici oppure nelle scuole o negli edifici pubblici.Adesso possiamo dire che 692 mila persone si sono rifugiate in circa tremila edifici scolastici. Le scuole sono state interrotte, l’anno scolastico è stato posticipato proprio per una difficoltà di organizzazione. Ovviamente l’alluvione è iniziata a luglio ed ha colpito inizialmente la parte nord del Paese e poi si è spostata verso il sud, quindi il Punjab ed il Sindh. In queste due regioni le popolazioni stanno ritornando adesso verso le proprie abitazioni e verso i propri villaggi, mentre continuano ancora le operazioni di soccorso, perché l’acqua è ancora presente, c’è l’acqua alta.
D. – Come si sta muovendo il governo pakistano per la ricostruzione del Paese?
R. – Ha messo a disposizione mezzi alle Ong, alle agenzie internazionali, mezzi come elicotteri ed imbarcazioni per raggiungere le popolazioni nelle zone più remote. Forniscono anche il supporto per la sicurezza. Ovviamente si può sempre fare di più ed anche gli aiuti dagli altri Paesi sono sempre non sufficienti.
D. – Quale sarà lo scenario futuro in Pakistan?
R. – Lo scenario pakistano è che nei prossimi mesi - se non addirittura anche l’anno prossimo - si dovrà lavorare tantissimo per ristabilire le attività economiche, soprattutto l’agricoltura. Parlo appunto di raccolti, di ettari di campi coltivati che sono andati distrutti e questo pesa tantissimo sul sistema economico pakistano, che è basato principalmente sull’agricoltura e l’allevamento.
D. – Quali sono i generi di prima necessità richiesti dalla popolazione?
R. – In un primo momento erano acqua potabile e cibo. Adesso la necessità è la ripulitura delle strade e delle abitazioni, che sono completamente o distrutte o immerse nel fango. Altre necessità impellenti sono i kit igienici e quindi pastiglie per la purificazione dell’acqua, sapone. Questo è importantissimo perché previene la diffusione di malattie.
Radio Vaticana - 20 milioni in totale le persone colpite, distrutti molti terreni agricoli e coltivazioni. In alcune aree è iniziato il rientro degli sfollati nelle proprie case, ma le necessità restano altissime. Sulla situazione Giovanni Crocè ha sentito Diana Bassani, operatrice umanitaria del Cesvi al lavoro ad Islamabad. (ascolta)R. – Attualmente il numero delle persone colpite dall’alluvione ha raggiunto la soglia dei 20 milioni, considerando 78 distretti in tutto il Pakistan. Molti, adesso, stanno ritornando verso le proprie case. Inizialmente si erano rifugiati presso familiari, parenti, amici oppure nelle scuole o negli edifici pubblici.Adesso possiamo dire che 692 mila persone si sono rifugiate in circa tremila edifici scolastici. Le scuole sono state interrotte, l’anno scolastico è stato posticipato proprio per una difficoltà di organizzazione. Ovviamente l’alluvione è iniziata a luglio ed ha colpito inizialmente la parte nord del Paese e poi si è spostata verso il sud, quindi il Punjab ed il Sindh. In queste due regioni le popolazioni stanno ritornando adesso verso le proprie abitazioni e verso i propri villaggi, mentre continuano ancora le operazioni di soccorso, perché l’acqua è ancora presente, c’è l’acqua alta.
D. – Come si sta muovendo il governo pakistano per la ricostruzione del Paese?
R. – Ha messo a disposizione mezzi alle Ong, alle agenzie internazionali, mezzi come elicotteri ed imbarcazioni per raggiungere le popolazioni nelle zone più remote. Forniscono anche il supporto per la sicurezza. Ovviamente si può sempre fare di più ed anche gli aiuti dagli altri Paesi sono sempre non sufficienti.
D. – Quale sarà lo scenario futuro in Pakistan?
R. – Lo scenario pakistano è che nei prossimi mesi - se non addirittura anche l’anno prossimo - si dovrà lavorare tantissimo per ristabilire le attività economiche, soprattutto l’agricoltura. Parlo appunto di raccolti, di ettari di campi coltivati che sono andati distrutti e questo pesa tantissimo sul sistema economico pakistano, che è basato principalmente sull’agricoltura e l’allevamento.
D. – Quali sono i generi di prima necessità richiesti dalla popolazione?
R. – In un primo momento erano acqua potabile e cibo. Adesso la necessità è la ripulitura delle strade e delle abitazioni, che sono completamente o distrutte o immerse nel fango. Altre necessità impellenti sono i kit igienici e quindi pastiglie per la purificazione dell’acqua, sapone. Questo è importantissimo perché previene la diffusione di malattie.
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