"E' difficile immaginare una coltura più perfetta per l'Africa: rendimenti alti anche in condizioni climatiche calde e secche in grado di rispondere alle esigenze alimentari di popolazione e bestiame": è la conclusione di ricerche svolte dall'economista agricolo Abdoulaye Tahirou, presso l'Istituto internazionale di agricoltura tropicale.
Agenzia Misna - La coltura in questione è quella del niébé, chiamato anche "fagiolo all'occhio nero", una delle più antiche in Africa ma anche in India e in Nord America, che potrebbe aiutare il continente a ridurre la propria dipendenza alimentare dalle importazioni di riso e grano. Per valutarne le proprietà nutritive e le sfide tecniche, scienziati, ricercatori e agricoltori si sono dati appuntamento nella città senegalese di Saly (80 chilometri a sud della capitale, Dakar) dove fino a Venerdì si confrontano sul tema "Progressi nelle condizioni di vita delle popolazioni grazie alle ricerche scientifiche sul niébé". Ricco di proteine e di vitamine – ferro, calcio e zinco – in Senegal il fagiolo locale viene considerato 'la carne dei poveri', motivo per cui viene integrato nella produzione di farine poi utilizzate per fabbricare pane, alimenti per neonati e giovani. Inoltre il guscio dei fagioli essiccati costituisce un ottimo mangime per il bestiame oltre al fatto che le radici del niébé forniscono azoto ai terreni dove vengono piantati, sempre più impoveriti in Africa anche a causa delle calamità naturali e dell'inquinamento. Tra i problemi da affrontare per potenziarne la produzione, sottolineano gli esperti riuniti a Saly, mettere a punto semi più produttivi e favorire le condizioni di immagazzinaggio dei fagioli. Spesso attaccato da un piccolo insetto durante la fase di conservazione, il niébé diventa cosi immangiabile: ricerche svolte negli Stati Uniti propongono un apposito sacco in plastica che metterebbe la produzione al riparo degli insetti. Oltre al nuovo riso per l'Africa, il 'Nerica', anche il niébé potrebbe affrancare il continente dalla piaga della fame che colpisce ancora 300 milioni di africani.
Agenzia Misna - La coltura in questione è quella del niébé, chiamato anche "fagiolo all'occhio nero", una delle più antiche in Africa ma anche in India e in Nord America, che potrebbe aiutare il continente a ridurre la propria dipendenza alimentare dalle importazioni di riso e grano. Per valutarne le proprietà nutritive e le sfide tecniche, scienziati, ricercatori e agricoltori si sono dati appuntamento nella città senegalese di Saly (80 chilometri a sud della capitale, Dakar) dove fino a Venerdì si confrontano sul tema "Progressi nelle condizioni di vita delle popolazioni grazie alle ricerche scientifiche sul niébé". Ricco di proteine e di vitamine – ferro, calcio e zinco – in Senegal il fagiolo locale viene considerato 'la carne dei poveri', motivo per cui viene integrato nella produzione di farine poi utilizzate per fabbricare pane, alimenti per neonati e giovani. Inoltre il guscio dei fagioli essiccati costituisce un ottimo mangime per il bestiame oltre al fatto che le radici del niébé forniscono azoto ai terreni dove vengono piantati, sempre più impoveriti in Africa anche a causa delle calamità naturali e dell'inquinamento. Tra i problemi da affrontare per potenziarne la produzione, sottolineano gli esperti riuniti a Saly, mettere a punto semi più produttivi e favorire le condizioni di immagazzinaggio dei fagioli. Spesso attaccato da un piccolo insetto durante la fase di conservazione, il niébé diventa cosi immangiabile: ricerche svolte negli Stati Uniti propongono un apposito sacco in plastica che metterebbe la produzione al riparo degli insetti. Oltre al nuovo riso per l'Africa, il 'Nerica', anche il niébé potrebbe affrancare il continente dalla piaga della fame che colpisce ancora 300 milioni di africani.| Tweet |
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