lunedì, agosto 16, 2010
della nostra redattrice Monica Cardarelli

Si è svolta dal 12 al 15 agosto la settantunesima edizione del Bruscello poliziano, sul sagrato della Cattedrale, nella splendida cornice di Piazza Grande a Montepulciano. Con il tema di quest’anno, “Francesco d'Assisi”, collocato da Dante in Paradiso, si è conclusa la trilogia sulla Divina Commedia, dopo “Ugolino della Gherardesca” del 2008, personaggio che Dante colloca all’Inferno, e “Pia de’ Tolomei” dello scorso anno, che troviamo in Purgatorio.
I libretti dei tre Bruscelli sono stati tutti scritti da Irene Tofanini, interprete anche di Santa Chiara, e musicati dal maestro Luciano Garosi; la direzione artistica, la regia e le scene sono invece di Franco Romani, che ha sapientemente utilizzato lo spazio di Piazza Grande.

“La discendenza storica del Bruscello può riferirsi alla sacra rappresentazione di Jacopone da Todi, oppure ai Madrigali di Corte, entrambe forme poetico-letterarie del XIII secolo, ma di ciò non esistono prove, perciò questa rimane un’ipotesi, seguendo la quale è ragionevole supporre che gli estrosi anonimi cantori del bruscello, non curandosi della metrica, unirono musica e versi, modificando così gli schemi ed i canoni”, spiega Mario Moranti (www.bruscello.it).

“Bruscello può sembrare ai neofiti parola astrusa ed oscura, tuttavia agli abitanti della Valdichiana e della Val d’Orcia suona familiare, perché è nata qui: sta per arboscello e deriva dal latino “arbor”, che vuol dire albero. Bruscello è quella forma di teatro popolare rappresentato per secoli da compagnie itineranti di contadini, che innalzavano un ramoscello e si spostavano di podere in podere, sulle piazze, negli incroci e davanti alle Chiese all’uscita della Santa Messa, col solo scopo della questua, per una cena di tutta la Compagnia. Bruscello è anche un momento in cui si compendiano tutte le forme tradizionali campagnole, infatti vi ritroviamo la Vecchia, la Befanata, il Maggio, il Mogliazzo, il Contrasto, gli Stornelli.”

Il genere del ‘Bruscello poliziano’ merita un posto tutto particolare nelle tradizioni contadine toscane, e della sua origine e storia si potrebbe parlare all’infinito. Ma la cosa che colpisce e che forse caratterizza più di tutte questa espressione artistica resta il fatto che gli interpreti del Bruscello, i ‘bruscellanti’ appunto, siano gli stessi abitanti di Montepulciano, dai bambini fino al parroco. Quest’anno poi, la preghiera finale di Francesco è stata scritta e letta con voce fuori campo dallo stesso Vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, Mons. Rodolfo Cetoloni, francescano.

Nel rispetto del canone di questa rappresentazione, gli orchestrali dell’Orchestra da Camera Poliziana per il Bruscello accompagnano i ‘bruscellanti’ con le loro musiche, mentre la fisarmonica annuncia e accompagna le introduzioni del ‘Cantastorie’ o dello ‘Storico’ che introducono ogni scena riassumendo brevemente quanto verrà subito dopo rappresentato.

La sinergia che si crea tra i ‘bruscellanti’, gli orchestrali, il pubblico e la magia del luogo (il Bruscello si svolge sul sagrato della Cattedrale) rendono la rappresentazione unica nel suo genere. Un’ulteriore particolarità è costituita dal fatto che i ‘bruscellanti’ non sono professionisti dello spettacolo, fermo restando la preparazione sia nel canto che nella recitazione da parte di tutta la Compagnia Popolare del Bruscello. Infatti, la semplicità e la spontaneità sono estremamente importanti per rappresentare la vita semplice e quotidiana. Se poi ci fermiamo a pensare al tema di questo Bruscello, San Francesco, ci rendiamo conto che mai come in questo caso era richiesta la massima semplicità, spontaneità ed essenzialità.

Sulla vita di Francesco sono state scritte e realizzate opere teatrali, musicali, pellicole per il cinema e per la televisione e non si finirà mai di rappresentare la sua vita con le più diverse forme espressive. Perchè la vita di un uomo come Francesco, prima della conversione e dopo con il suo innamoramento di Dio, non finiranno mai di stupirci. Come la figura di Chiara, il suo rapporto di amicizia con Francesco, i loro incontri per progettare insieme la fuga dalla casa paterna e la forza e la determinazione di entrambi nel seguire da soli ma con il sostegno della preghiera dell’altro una strada tutta nuova e personale: anche questo è per ogni uomo motivo di curiosità e interesse. Tuttavia, trasporre nelle varie forme espressive la vita di San Francesco non è certo cosa semplice, tante le sfaccettature della personalità e dell’anima di questo santo, molti e significativi gli eventi della sua vita che meritano attenzione. Certo è che il Bruscello rappresentato in queste sere ha rievocato in maniera semplice alcuni momenti della vita di Francesco, riuscendo a trasmettere tante piccole e grandi emozioni, momenti intensi nella loro semplicità. La cosa che forse sarebbe piaciuta anche a Francesco è il clima di ‘fraternità’ gioioso e giocoso, pur nella professionalità, che è stato riproposto sul sagrato della Cattedrale. Le gioie semplici, come le ha chiamate Francesco.

“Fratelli non abbiate paura, io resterò sempre accanto a voi e dove ci sarà dolore porteremo conforto e il mondo che costruiremo sarà un mondo di pace. Lasciate adesso che cessi il pianto, aprite i cuori alla letizia! L’amore divino, l’eterna speranza guidino sempre i vostri passi. Seguite sempre la voce esultante che canta la gloria del nostro Signor.” (Mons. Rodolfo Cetoloni)

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