martedì, agosto 03, 2010
Approvazione bipartisan - con i soli voti contrari dell'Idv - per il rifinanziamento della sempre più costosa missione militare italiana

PeaceReporter - Dopo il voto favorevole della Camera lo scorso 21 luglio, questa mattina anche il Senato ha approvato (pure in questo caso con i soli voti contrari dell'Italia dei Valori) il decreto governativo di rifinanziamento semestrale delle missioni militari italiane all'estero, tra cui la missione di guerra in Afghanistan. Il decreto n. 102 del 6 luglio 2010 - come si legge sul sito internet della Camera - ''autorizza, per quanto riguarda la missione Isaf in Afghanistan, la presenza complessiva di oltre 3.900 militari, attuando la seconda fase della decisione annunciata nel Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2009, che prevedeva l'aumento di 1.000 unità del contingente impegnato nella missione nel corso dell'anno 2010, con gradualità e con una maggiore incidenza nella seconda metà dell'anno''.

''Tale decisione - continua il bollettino web della Camera - si collega alla revisione della strategia in Afghanistan annunciata dal presidente degli Stati Uniti Obama il 1° dicembre scorso e alle conseguenti decisioni concordate in sede Nato''. Una candida ammissione di 'sovranità limitata': governo e parlamento italiano si conformano alle decisioni della Casa Bianca.

L'invio di mille soldati in più e di mezzi da combattimento più 'pesanti' (17 carri armati su ruota 'Freccia') produce un inevitabile aumento dei costi della missione: i prossimi sei mesi di guerra in Afghanistan (agosto-dicembre) ci costeranno oltre 393 milioni di euro, vale a dire più di 65 milioni al mese. Un netto incremento rispetto ai 308 milioni (51 al mese) del primo semestre 2010.

La cifra è così suddivisa: 365 milioni di euro per il mantenimento del contingente Isaf schierato in Afghanistan, 12 milioni per il personale militare della missione che opera nelle basi americane negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein e in Florida (Usa), 10 milioni per le operazioni in loco del Sismi, 1,7 milioni per il personale della Guardia di Finanza (Isaf , Eupol e Jmous), 2.7 milioni per le operazioni militari a favore della popolazione locale (aiuti in cambio di intelligence), 1,8 milioni per il sostegno alle forze armate afgane e, duclis in fundo, mezzo milione alla Rai per ''azioni di comunicazione nell'ambito delle NATO Strategic Communications'' (propaganda di guerra).

Fuori dalle spese militari e paramilitari, troviamo lo striminzito finanziamento alle iniziative di cooperazione: 18,7 milioni di euro, che serviranno a pagare progetti di ricostruzione e di assistenza umanitaria sia in Afghanistan che in Pakistan (dov'è prevista una ''missione di stabilizzazione economica, sociale e umanitaria''), e anche a organizzare una conferenza regionale della società civile per l'Afghanistan, in collaborazione con la rete di organizzazioni non governative 'Afghana.org' (associazione promossa da Arci, Lunaria e Lettera22).

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