Incendi in Russia, Medvedev: «Proteggere a tutti i costi gli impianti energetici e militari pericolosi»
Secondo gli ultimi dati forniti stamattina dal ministero delle situazioni d'emergenza della Russia, sarebbe salito a 50 il numero delle vittime degli incendi naturali che stanno devastando molte regioni del Paese: ai 48 annunciati solo poche ore fa vanno aggiunti una persona deceduta per le ustioni nell'ospedale Voronej e un'altra trovata morta all'aperto nella regione di Nijni-Novgorod.
GreenReport - Proprio in quest'ultima regione del Volga regna sovrana la confusione intorno a quanto è successo e sta succedendo nell'area del Centro nucleare federale di Sarov che sarebbe ormai sotto controllo. Il capo dell'agenzia dell'energia atomica russa Rosatom, Serguei Kirienko, ha in parte smentito e sminuito le sue stesse dichiarazioni sui danni subiti dall'impianto. La situazione sarebbe sotto controllo da ieri e Kirienko ha mostrato al presidente russo Dmitri Medvedev le foto scattate a Sarov che lo dimostrerebbero. Ieri Kirienko aveva annunciato che «Tutti i materiali esplosivi e radioattivi sono stati evacuati dal centro.
Possiamo così garantire la sicurezza nucleare, radioattiva ed ecologica della regione anche in condizioni estreme», poche ore dopo ha detto che «Non c'è alcuna minaccia per il Centro nucleare. Il lavoro del Centro prosegue in modo normale». Avrà ragione Kirienko nella versioni 1 u nella versione 2?
Quello che è certo è che per salvare l'impianto nucleare dalle fiamme sono state mobilitate 2.160 persone 116 unità tecniche, tra cui 4 elicotteri e due aerei che hanno scaricato di continuo acqua intorno alla centrale nucleare. Quello che è certo è che Medvedev ha visto quelle foto, ma le agenzie russe non le pubblicano. Fonti governative confermano che la regione di Nijni-Novgorod è quella della parte europea della Russia ad aver subito i maggiori danni e con la maggiore superficie percorsa dagli incendi. Nei dintorni del Centro nucleare di Sarov sono andati in cenere due villaggi ed un altro è stato evacuato.
I pericoli che corrono siti "sensibili" militari e civili stanno preoccupando molto Dmitri Medvedev che, di fronte ad un'evidente impreparazione di una debolissima e primitiva protezione civile e delle forze armate, ha ordinato di rafforzare la protezione dei siti strategici dagli incendi: «La sicurezza dei siti strategici ci preoccupa - ha detto durante una riunione del Consiglio di sicurezza russo dedicato alla protezione dagli incendi degli impianti "sensibili" - Abbiamo dei siti estremamente pericolosi, soprattutto quelli del ministero della difesa. Si tratta in primo luogo dei depositi di armi e di munizioni» e tutti sanno che in Russia quando si parla di armi e depositi si pensa anche a quelli nucleari e chimici. Il presidente russo ha chiesto ai responsabili degli impianti energetici e militari di rendere immediatamente conto delle attività di messa in sicurezza di questi siti.
Per dare l'esempio Medvedev ha cominciato a tagliare qualche testa, a cominciare da quelle dei comandanti della base aerea della marina russa di Kolomenskoe nella regione di Mosca, devastata da un incendio, che sono stati licenziati in massa e un avvertimento è stato dato anche al capo delle Forze Navali, l'ammiraglio Vladimir Vyssotski. Medvedev ha detto che l'inchiesta proseguirà, «Ma allo stadio attuale è evidente che l'incendio è il risultato di una negligenza criminale». L'incendio è scoppiato il 29 luglio ma i militari (e il governo) lo hanno reso noto solo il 3 agosto.
Medvedev ha colto l'occasione per annunciare severe punizioni anche per l'intero comando del deposito militare di Ulianovsk, sul Volga, che esplose nel novembre 2009, e che i due disastri militari verranno utilizzati come esempi per tutti.
Con il suo decisionismo dell'ultima ora il presidente russo cerca di mascherare quello che è però sotto gli occhi di tutti: la completa impreparazione di un Paese con ambizioni di grande potenza a gestire le emergenze naturali e gli effetti del global warming evidentissimi nel più grande Paese del mondo. Mentre i russi cercano di difendere i loro pericolosi siti nucleari, chimici e militari, 17 regioni della Federazione sono devastati dalle fiamme innescate dal x caldo record che dura da metà giugno. Enormi foreste e torbiere bruciano senza che nessuno sappia come e quando spegnerle, gli ettari di boschi inceneriti ieri erano almeno 667.459 ettari, 3.500 persone sono senza casa e più di 1.900 abitazioni sono state distrutte dal fuoco. Oggi il ministro dello sviluppo regionale, Victor Bassarguin ha annunciato che Medvedev ha decretato lo stato di emergenza in 7 regioni, tra le quali quella della capitale Mosca.
GreenReport - Proprio in quest'ultima regione del Volga regna sovrana la confusione intorno a quanto è successo e sta succedendo nell'area del Centro nucleare federale di Sarov che sarebbe ormai sotto controllo. Il capo dell'agenzia dell'energia atomica russa Rosatom, Serguei Kirienko, ha in parte smentito e sminuito le sue stesse dichiarazioni sui danni subiti dall'impianto. La situazione sarebbe sotto controllo da ieri e Kirienko ha mostrato al presidente russo Dmitri Medvedev le foto scattate a Sarov che lo dimostrerebbero. Ieri Kirienko aveva annunciato che «Tutti i materiali esplosivi e radioattivi sono stati evacuati dal centro.Possiamo così garantire la sicurezza nucleare, radioattiva ed ecologica della regione anche in condizioni estreme», poche ore dopo ha detto che «Non c'è alcuna minaccia per il Centro nucleare. Il lavoro del Centro prosegue in modo normale». Avrà ragione Kirienko nella versioni 1 u nella versione 2?
Quello che è certo è che per salvare l'impianto nucleare dalle fiamme sono state mobilitate 2.160 persone 116 unità tecniche, tra cui 4 elicotteri e due aerei che hanno scaricato di continuo acqua intorno alla centrale nucleare. Quello che è certo è che Medvedev ha visto quelle foto, ma le agenzie russe non le pubblicano. Fonti governative confermano che la regione di Nijni-Novgorod è quella della parte europea della Russia ad aver subito i maggiori danni e con la maggiore superficie percorsa dagli incendi. Nei dintorni del Centro nucleare di Sarov sono andati in cenere due villaggi ed un altro è stato evacuato.
I pericoli che corrono siti "sensibili" militari e civili stanno preoccupando molto Dmitri Medvedev che, di fronte ad un'evidente impreparazione di una debolissima e primitiva protezione civile e delle forze armate, ha ordinato di rafforzare la protezione dei siti strategici dagli incendi: «La sicurezza dei siti strategici ci preoccupa - ha detto durante una riunione del Consiglio di sicurezza russo dedicato alla protezione dagli incendi degli impianti "sensibili" - Abbiamo dei siti estremamente pericolosi, soprattutto quelli del ministero della difesa. Si tratta in primo luogo dei depositi di armi e di munizioni» e tutti sanno che in Russia quando si parla di armi e depositi si pensa anche a quelli nucleari e chimici. Il presidente russo ha chiesto ai responsabili degli impianti energetici e militari di rendere immediatamente conto delle attività di messa in sicurezza di questi siti.
Per dare l'esempio Medvedev ha cominciato a tagliare qualche testa, a cominciare da quelle dei comandanti della base aerea della marina russa di Kolomenskoe nella regione di Mosca, devastata da un incendio, che sono stati licenziati in massa e un avvertimento è stato dato anche al capo delle Forze Navali, l'ammiraglio Vladimir Vyssotski. Medvedev ha detto che l'inchiesta proseguirà, «Ma allo stadio attuale è evidente che l'incendio è il risultato di una negligenza criminale». L'incendio è scoppiato il 29 luglio ma i militari (e il governo) lo hanno reso noto solo il 3 agosto.
Medvedev ha colto l'occasione per annunciare severe punizioni anche per l'intero comando del deposito militare di Ulianovsk, sul Volga, che esplose nel novembre 2009, e che i due disastri militari verranno utilizzati come esempi per tutti.
Con il suo decisionismo dell'ultima ora il presidente russo cerca di mascherare quello che è però sotto gli occhi di tutti: la completa impreparazione di un Paese con ambizioni di grande potenza a gestire le emergenze naturali e gli effetti del global warming evidentissimi nel più grande Paese del mondo. Mentre i russi cercano di difendere i loro pericolosi siti nucleari, chimici e militari, 17 regioni della Federazione sono devastati dalle fiamme innescate dal x caldo record che dura da metà giugno. Enormi foreste e torbiere bruciano senza che nessuno sappia come e quando spegnerle, gli ettari di boschi inceneriti ieri erano almeno 667.459 ettari, 3.500 persone sono senza casa e più di 1.900 abitazioni sono state distrutte dal fuoco. Oggi il ministro dello sviluppo regionale, Victor Bassarguin ha annunciato che Medvedev ha decretato lo stato di emergenza in 7 regioni, tra le quali quella della capitale Mosca.
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