Il 4 agosto il rapporto "BP Deepwater Horizon Oil Budget: What Happened To the Oil?" del National incident command (Nic) della National oceanic and atmospheric administration (Noaa) e di altre Agenzie federali del governo Usa spiegava agli americani e al mondo quanto petrolio era fuoriuscito dalla voragine create nel Golfo del Messico dall'esplosione e dal naufragio della piattaforma offshore Deepwater Horizon e che fine aveva fatto.
GreenReport - Secondo l'amministrazione Obama, il 74% del greggio sversato dalla Bp sarebbe evaporato o bruciato, raccolto e recuperato dal pozzo nei più di cento giorni di tentativi per chiuderlo definitivamente (?) o eliminato con tonnellate di disperdenti chimici. Insomma, in giro per il mare, sulle coste e nelle paludi rimarrebbe "solo" il 24% della marea nera. Il superconsigliere per il clima e l'energia di Obama, Carol Browner, ha annunciate: «La stragrande maggioranza del petrolio se n'é andata». Ma dove è andata, come è scomparso nel nulla il 74% dei 4 milioni e 900 mila barili sversati nel Golfo calcolati dal Flow rate technical group messo in piedi da Obama?
Secondo John Hocevar, oceans campaigner di Greenpeace Usa «queste conclusioni fanno parte delle illusioni che gli effetti dello sversamento siano definitivamente finiti. Il fatto è che anche questo rapporto riconosce che non più di un quarto è stato recuperato. Un po' di più è evaporato, lasciando da qualche parte ancora tra i 3 ei 4 milioni di barili di petrolio nel Golfo e sui litorali di Florida, Louisiana, Mississippi e Alabama. Questo equivale a più di 10 sversamenti di petrolio come quello della Exxon Valdez che sono ancora là fuori da qualche parte. E anche se il petrolio disciolto dai disperdenti non è più nella stessa forma quando è fuoriuscito dalla testata del pozzo, è ancora lì e sta ancora causando problemi che non si conoscono bene ma che possono essere gravi e persistenti».
Greenpeace dubita fortemente che i dati diffusi il 4 agosto, mentre la Bp annunciava il suo definitivo "stop kill" del vulcano petrolifero, siano del tutto esatti: «L'Amministrazione omette alcuni importanti dettagli che rendono impossibile avere molta fiducia sui suoi numeri. Nella sua valutazione la Noaa fa riferimento a "calcoli scientifici "e "equazioni ", ma rivela che cosa siano questi calcoli, da dove sono venuti o quali dati abbiano utilizzato. Così, abbiamo presentato una richiesta di Fredom informatin act (Foia) alla National oceanic and atmospheric administration, alla ricerca dei dettagli che hanno portato alle loro conclusioni della "scomparsa del petrolio". Se questa informazione non verrà resa nota, gli scienziati indipendenti non avranno modo di controllare i metodi della Noaa. Nessuno sarebbe in grado di riesaminare le loro scoperte per garantire che le conclusioni siano esatte. Forse la Noaa non vuole che nessuno faccia un double-checking dei loro calcoli? Questo sfortunatamente non ci sorprende. Molte domande sono rimaste senza risposta durante l'intero disastro dello sversamento del Golfo e le operazioni di intervento. La scorsa settimana abbiamo presentato 27 richieste di Freedom of information cct (FOIA) per avere informazioni sulle fuoriuscite di petroli sottomarine, sugli impatti sulla vita marina, sui disperdenti chimi ed altro».
Hocevar sottolinea: «Anche se i calcoli del rapporto fossero esatti, sappiamo che il Golfo risentirà degli effetti di questo disastro a lungo dopo che il petrolio scomparirà dalla vista dell'uomo. Nonostante il fatto che sembra che il pozzo sia stato tappato, dobbiamo intensificare gli sforzi per comprendere i veri impatti vera di questa catastrofe. Non c'è dubbio che una parte del petrolio sia stata distrutta dai batteri, ma questo mangia un sacco di ossigeno. Questo processo come influenzerà la Gulf dead zone che affligge il Golfo ogni estate? L'impatto sugli stock ittici importanti sul piano commerciale ricreativo, è un'altra preoccupazione enorme, ma per ora rimane in gran parte sconosciuto. Una delle maggiori preoccupazioni è l'impatto sulla catena alimentare del Golfo. Petrolio e disperdenti sono stati ritrovasti nel plancton, che si sposta rapidamente lungo la catena alimentare delle balene e degli squali balena. Ancora meno conosciuto è l'impatto sul mare profondo. Le barriere coralline e le spugne e anemoni di mare di acqua fredda dei fondali forniscono l'habitat a molte specie, ma pochissime esplorazioni sono state ancora fatte per indagare sulla salute di questa parte critica dell'l'ecosistema del Golfo».
Per cercare le risposte a queste domande la nave di Greenpeace Arctic Sunrise inizia questa settimana una spedizione di tre mesi nel Golfo del Messico a supporto degli sforzi degli scienziati indipendenti che indagano sui veri impatti della marea nera "scomparsa" della Bp sull'ecosistema e la vita marina del Golfo del Messico.
GreenReport - Secondo l'amministrazione Obama, il 74% del greggio sversato dalla Bp sarebbe evaporato o bruciato, raccolto e recuperato dal pozzo nei più di cento giorni di tentativi per chiuderlo definitivamente (?) o eliminato con tonnellate di disperdenti chimici. Insomma, in giro per il mare, sulle coste e nelle paludi rimarrebbe "solo" il 24% della marea nera. Il superconsigliere per il clima e l'energia di Obama, Carol Browner, ha annunciate: «La stragrande maggioranza del petrolio se n'é andata». Ma dove è andata, come è scomparso nel nulla il 74% dei 4 milioni e 900 mila barili sversati nel Golfo calcolati dal Flow rate technical group messo in piedi da Obama?Secondo John Hocevar, oceans campaigner di Greenpeace Usa «queste conclusioni fanno parte delle illusioni che gli effetti dello sversamento siano definitivamente finiti. Il fatto è che anche questo rapporto riconosce che non più di un quarto è stato recuperato. Un po' di più è evaporato, lasciando da qualche parte ancora tra i 3 ei 4 milioni di barili di petrolio nel Golfo e sui litorali di Florida, Louisiana, Mississippi e Alabama. Questo equivale a più di 10 sversamenti di petrolio come quello della Exxon Valdez che sono ancora là fuori da qualche parte. E anche se il petrolio disciolto dai disperdenti non è più nella stessa forma quando è fuoriuscito dalla testata del pozzo, è ancora lì e sta ancora causando problemi che non si conoscono bene ma che possono essere gravi e persistenti».
Greenpeace dubita fortemente che i dati diffusi il 4 agosto, mentre la Bp annunciava il suo definitivo "stop kill" del vulcano petrolifero, siano del tutto esatti: «L'Amministrazione omette alcuni importanti dettagli che rendono impossibile avere molta fiducia sui suoi numeri. Nella sua valutazione la Noaa fa riferimento a "calcoli scientifici "e "equazioni ", ma rivela che cosa siano questi calcoli, da dove sono venuti o quali dati abbiano utilizzato. Così, abbiamo presentato una richiesta di Fredom informatin act (Foia) alla National oceanic and atmospheric administration, alla ricerca dei dettagli che hanno portato alle loro conclusioni della "scomparsa del petrolio". Se questa informazione non verrà resa nota, gli scienziati indipendenti non avranno modo di controllare i metodi della Noaa. Nessuno sarebbe in grado di riesaminare le loro scoperte per garantire che le conclusioni siano esatte. Forse la Noaa non vuole che nessuno faccia un double-checking dei loro calcoli? Questo sfortunatamente non ci sorprende. Molte domande sono rimaste senza risposta durante l'intero disastro dello sversamento del Golfo e le operazioni di intervento. La scorsa settimana abbiamo presentato 27 richieste di Freedom of information cct (FOIA) per avere informazioni sulle fuoriuscite di petroli sottomarine, sugli impatti sulla vita marina, sui disperdenti chimi ed altro».
Hocevar sottolinea: «Anche se i calcoli del rapporto fossero esatti, sappiamo che il Golfo risentirà degli effetti di questo disastro a lungo dopo che il petrolio scomparirà dalla vista dell'uomo. Nonostante il fatto che sembra che il pozzo sia stato tappato, dobbiamo intensificare gli sforzi per comprendere i veri impatti vera di questa catastrofe. Non c'è dubbio che una parte del petrolio sia stata distrutta dai batteri, ma questo mangia un sacco di ossigeno. Questo processo come influenzerà la Gulf dead zone che affligge il Golfo ogni estate? L'impatto sugli stock ittici importanti sul piano commerciale ricreativo, è un'altra preoccupazione enorme, ma per ora rimane in gran parte sconosciuto. Una delle maggiori preoccupazioni è l'impatto sulla catena alimentare del Golfo. Petrolio e disperdenti sono stati ritrovasti nel plancton, che si sposta rapidamente lungo la catena alimentare delle balene e degli squali balena. Ancora meno conosciuto è l'impatto sul mare profondo. Le barriere coralline e le spugne e anemoni di mare di acqua fredda dei fondali forniscono l'habitat a molte specie, ma pochissime esplorazioni sono state ancora fatte per indagare sulla salute di questa parte critica dell'l'ecosistema del Golfo».
Per cercare le risposte a queste domande la nave di Greenpeace Arctic Sunrise inizia questa settimana una spedizione di tre mesi nel Golfo del Messico a supporto degli sforzi degli scienziati indipendenti che indagano sui veri impatti della marea nera "scomparsa" della Bp sull'ecosistema e la vita marina del Golfo del Messico.
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