All’udienza generale, la grande festa dei ministranti. Il Papa: rendete Gesù sempre più presente nel mondo
Il clima festoso delle GMG ha caratterizzato l’udienza generale di Benedetto XVI stamani in Piazza San Pietro gremita da oltre 80 mila fedeli: protagonisti migliaia di giovani ministranti di tutta Europa, convenuti a Roma in questi giorni per il loro decimo pellegrinaggio
RadioVaticana - Il Papa, che ha pronunciato la sua catechesi in tedesco - lingua della maggior parte dei “chierichetti” presenti - ha svolto una riflessione sulla figura di San Tarcisio, giovane martire, patrono dei ministranti. In particolare, il Papa ha esortato i giovani fedeli ad aiutare i sacerdoti a rendere Gesù più presente nel mondo: “Cari ragazzi e giovani, siate i benvenuti!”. Benedetto XVI ha accolto con affetto e gratitudine i ministranti pellegrini a Roma. Rendete gioioso non solo questo luogo, ha confidato, ma anche il mio cuore. Parlando in tedesco, ha ricordato quando anche lui era ministrante e per suggellare questo significativo evento, durante tutta l’udienza, ha tenuto sulle spalle il foulard dei “chierichetti”, donatogli dal vescovo ausiliare di Basilea, mons. Martin Gächter, presidente del “Coetus Internationalis Ministrantium”.
Canti delle Gmg hanno accompagnato l’udienza, in una Piazza San Pietro policromatica grazie ai diversi colori delle magliette dei ragazzi. Sul sagrato era presente una grande statua di San Tarcisio, patrono dei ministranti, giunta a Roma dopo un lungo pellegrinaggio partito dalla Svizzera. La statua, ha detto il Papa, verrà collocata presso le catacombe di San Callisto dove il martire Tarcisio venne sepolto. Ma chi era dunque San Tarcisio, ha domandato il Papa? Giovane ministrante, ha rammentato, all’epoca delle persecuzioni dell’imperatore Valeriano, sacrificò la propria vita pur di custodire l’Eucaristia che si era proposto di portare ad alcuni fedeli che l’attendevano.
“Manda me”, aveva detto coraggiosamente il ragazzo al sacerdote che cercava qualcuno disposto ad un servizio così impegnativo. E come aveva promesso, ha sottolineato il Papa, Tarcisio difese le ostie consacrate fino al martirio per mano di alcuni giovani che volevano strappargli le particole. Morente, San Tarcisio venne portato al sacerdote da un ufficiale pretoriano convertitosi al cristianesimo. Vi giunse privo di vita, ma stretto al petto teneva ancora un piccolo lino con l’Eucaristia. La tradizione vuole che la particola consacrata, difesa con la vita dal piccolo martire, non fu trovata nelle mani di Tarcisio, perché era diventata “carne della sua carne, formando così con lo stesso suo corpo un’unica ostia immacolata offerta a Dio”:
“Cari ministranti – è stata l’esortazione del Papa – la testimonianza di san Tarcisio e questa bella tradizione ci insegnano il profondo amore e la grande venerazione che dobbiamo avere verso l’Eucaristia”. E’ “un bene prezioso – ha aggiunto – un tesoro il cui valore non si può misurare, è il Pane della vita, è Gesù che si fa cibo, sostegno e forza per il nostro cammino di ogni giorno e strada aperta verso la vita eterna; è il dono più grande che Gesù ci ha lasciato”: “Servite con generosità Gesù presente nell’Eucaristia”, ha esortato il Papa, “è un compito importante, che vi permette di essere particolarmente vicini al Signore" e di crescere come suoi veri amici. E li ha invitati a custodire “gelosamente questa amicizia” nel loro cuore, “come san Tarcisio, pronto a dare la vita perché Gesù giunga a tutti gli uomini”. Anche voi, ha detto, “comunicate ai vostri coetanei il dono di questa amicizia, con gioia, con entusiasmo, senza paura!”: “Ogni volta che vi accostate all’altare – ha osservato il Papa – avete la fortuna di assistere al grande gesto di amore di Dio, che continua a donarsi a ciascuno di noi ad esserci vicino, ad aiutarci, a darci forza per vivere bene”. Siete fortunati, ha detto, “a poter vivere da vicino” il grande mistero eucaristico e li ha invitati a prepararsi bene interiormente alla Santa Messa, a non entrare in Chiesa con superficialità. Aiutando i vostri sacerdoti nel servizio all’altare, è stato il suo incoraggiamento, “contribuite a rendere Gesù più vicino", affinché "Egli possa essere più presente nel mondo, nella vita di ogni giorno, nella Chiesa e in ogni luogo”.
“Cari amici – ha detto il Papa – voi prestate a Gesù le vostre mani, i vostri pensieri, il vostro tempo. Egli non mancherà di ricompensarvi, donandovi la gioia vera, la felicità più piena”. A noi, ha concluso, “probabilmente non è richiesto il martirio” come per San Tarcisio, “ma Gesù ci domanda la fedeltà nelle piccole cose, il raccoglimento interiore", "la nostra fede e lo sforzo di mantenere presente questo tesoro nella vita di ogni giorno". Ci chiede la fedeltà "nei compiti quotidiani, la testimonianza del Suo amore, frequentando la Chiesa per convinzione interiore e per la gioia della Sua presenza". E "così possiamo far conoscere anche ai nostri amici che Gesù vive”. All’udienza generale ha preso parte anche il cardinale Tarcisio Bertone, invitato dai chierichetti d’Europa in omaggio al nome del loro Santo patrono.
RadioVaticana - Il Papa, che ha pronunciato la sua catechesi in tedesco - lingua della maggior parte dei “chierichetti” presenti - ha svolto una riflessione sulla figura di San Tarcisio, giovane martire, patrono dei ministranti. In particolare, il Papa ha esortato i giovani fedeli ad aiutare i sacerdoti a rendere Gesù più presente nel mondo: “Cari ragazzi e giovani, siate i benvenuti!”. Benedetto XVI ha accolto con affetto e gratitudine i ministranti pellegrini a Roma. Rendete gioioso non solo questo luogo, ha confidato, ma anche il mio cuore. Parlando in tedesco, ha ricordato quando anche lui era ministrante e per suggellare questo significativo evento, durante tutta l’udienza, ha tenuto sulle spalle il foulard dei “chierichetti”, donatogli dal vescovo ausiliare di Basilea, mons. Martin Gächter, presidente del “Coetus Internationalis Ministrantium”.Canti delle Gmg hanno accompagnato l’udienza, in una Piazza San Pietro policromatica grazie ai diversi colori delle magliette dei ragazzi. Sul sagrato era presente una grande statua di San Tarcisio, patrono dei ministranti, giunta a Roma dopo un lungo pellegrinaggio partito dalla Svizzera. La statua, ha detto il Papa, verrà collocata presso le catacombe di San Callisto dove il martire Tarcisio venne sepolto. Ma chi era dunque San Tarcisio, ha domandato il Papa? Giovane ministrante, ha rammentato, all’epoca delle persecuzioni dell’imperatore Valeriano, sacrificò la propria vita pur di custodire l’Eucaristia che si era proposto di portare ad alcuni fedeli che l’attendevano.
“Manda me”, aveva detto coraggiosamente il ragazzo al sacerdote che cercava qualcuno disposto ad un servizio così impegnativo. E come aveva promesso, ha sottolineato il Papa, Tarcisio difese le ostie consacrate fino al martirio per mano di alcuni giovani che volevano strappargli le particole. Morente, San Tarcisio venne portato al sacerdote da un ufficiale pretoriano convertitosi al cristianesimo. Vi giunse privo di vita, ma stretto al petto teneva ancora un piccolo lino con l’Eucaristia. La tradizione vuole che la particola consacrata, difesa con la vita dal piccolo martire, non fu trovata nelle mani di Tarcisio, perché era diventata “carne della sua carne, formando così con lo stesso suo corpo un’unica ostia immacolata offerta a Dio”:
“Cari ministranti – è stata l’esortazione del Papa – la testimonianza di san Tarcisio e questa bella tradizione ci insegnano il profondo amore e la grande venerazione che dobbiamo avere verso l’Eucaristia”. E’ “un bene prezioso – ha aggiunto – un tesoro il cui valore non si può misurare, è il Pane della vita, è Gesù che si fa cibo, sostegno e forza per il nostro cammino di ogni giorno e strada aperta verso la vita eterna; è il dono più grande che Gesù ci ha lasciato”: “Servite con generosità Gesù presente nell’Eucaristia”, ha esortato il Papa, “è un compito importante, che vi permette di essere particolarmente vicini al Signore" e di crescere come suoi veri amici. E li ha invitati a custodire “gelosamente questa amicizia” nel loro cuore, “come san Tarcisio, pronto a dare la vita perché Gesù giunga a tutti gli uomini”. Anche voi, ha detto, “comunicate ai vostri coetanei il dono di questa amicizia, con gioia, con entusiasmo, senza paura!”: “Ogni volta che vi accostate all’altare – ha osservato il Papa – avete la fortuna di assistere al grande gesto di amore di Dio, che continua a donarsi a ciascuno di noi ad esserci vicino, ad aiutarci, a darci forza per vivere bene”. Siete fortunati, ha detto, “a poter vivere da vicino” il grande mistero eucaristico e li ha invitati a prepararsi bene interiormente alla Santa Messa, a non entrare in Chiesa con superficialità. Aiutando i vostri sacerdoti nel servizio all’altare, è stato il suo incoraggiamento, “contribuite a rendere Gesù più vicino", affinché "Egli possa essere più presente nel mondo, nella vita di ogni giorno, nella Chiesa e in ogni luogo”.
“Cari amici – ha detto il Papa – voi prestate a Gesù le vostre mani, i vostri pensieri, il vostro tempo. Egli non mancherà di ricompensarvi, donandovi la gioia vera, la felicità più piena”. A noi, ha concluso, “probabilmente non è richiesto il martirio” come per San Tarcisio, “ma Gesù ci domanda la fedeltà nelle piccole cose, il raccoglimento interiore", "la nostra fede e lo sforzo di mantenere presente questo tesoro nella vita di ogni giorno". Ci chiede la fedeltà "nei compiti quotidiani, la testimonianza del Suo amore, frequentando la Chiesa per convinzione interiore e per la gioia della Sua presenza". E "così possiamo far conoscere anche ai nostri amici che Gesù vive”. All’udienza generale ha preso parte anche il cardinale Tarcisio Bertone, invitato dai chierichetti d’Europa in omaggio al nome del loro Santo patrono.
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