mercoledì, giugno 30, 2010
Abu Mazen incontra influenti esponenti della lobby ebraica a Washington in un vis-à-vis inusuale nel tentativo di percorrere tutte le strade del dialogo.

abu mazendi Luca Galassi

PeaceReporter - Abu Mazen non parla quasi mai inglese durante i suoi incontri internazionali. Lo ha fatto nel corso della visita a Washington con un interlocutore inatteso, se non improbabile: la lobby ebraica statunitense. Strano ma vero, Mahmoud Abbas e' stato l'ospite d'onore dei suoi nemici, un piccolo ma influente gruppo di una trentina di ebrei americani, tra cui alcuni pesi massimi della politica estera delle trascorse amministrazioni: da Elliot Abrams, veterano dello staff di Reagan prima e Bush padre; Sandy Berger, consigliere per la Sicurezza nazionale dell'amministrazione Clinton: Mortimer Zuckerman, editore. Inoltre, associazioni e organizzazioni appartenenti alla potente lobby pro-israeliana Aipac.

Abu Mazen ha risposto al fuoco di fila delle domande degli ebrei d'America per un'ora e mezza, toccando temi che vanno dai colloqui di pace all'incitamento anti-israeliano da parte dei media palestinesi, fino alla violenza, al terrorismo e all'Olocausto. Il dato piu' significativo della visita, al di la' della sua eccezionalita', e' stato il tono conciliatorio dell'incontro, durante il quale il leader dell'Anp ha piu' volte condannto la violenza e riconosciuto la connessione degli ebrei alla Terra Santa, annunciando l'invio di rappresentanti dell'Autorita' Nazionale Palestinese alle celebrazioni per le commemorazioni dell'Olocausto in Russia e Polonia. L'incontro, tenutosi al Daniel Abraham Center for Middle East Peace, e' stato, nelle parole di Abu Mazen, proficuo perche' ha consentito di realizzare che ripristinare le relazioni con gli ebrei americani puo' essere vantaggioso per i palestinesi. "Credo sia un errore - ha spiegato Abu Mazen - ignorare queste istituzioni e queste comunita' dicendo che sono contro di noi e che non dovremmo dialogare con loro. Dovremmo invece sederci e cercare di convincerli parlando loro".

Abbas ha anche difeso il suo rifiuto di intraprendere negoziati diretti con il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, affermando che "ulteriori progressi sono necessari prima che i colloqui diretti possano cominciare". L'audizione del leader palestinese e' risultata 'positiva', a sentire il presidente del centro Abraham, Robert Wexler. "Le sue parole hanno avuto un impatto sui convenuti - ha spiegato Wexler -, soprattutto per quanto riguarda il rigetto inequivocabile della violenza". Tuttavia, secondo alcuni membri dell'Aipac, altre argomentazioni sono state meno persuasive, e le critiche all'intervento di Abbas hanno fatto leva sulla 'mancanza di sostanza' e sul suo limitato impegno nel tentativo di cambiare la mentalita' dei palestinesi.

L'incontro, del quale si e' parlato poco sui media internazionali, ha comunque rappresentato un evento eccezionale, ed e' stato salutato come un'opportunita' unica per creare un dialogo tra due parti cosi' distanti tra loro. "Gli ho parlato come se avessi parlato a un uomo della strada palestinese. E ho visto che hanno accettato tale linguaggio", ha riferito al termine dell'incontro Abu Mazen.


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