Il nostro Carlo Mafera ci descrive lo spettacolo in scena a Roma dal 6 al 25 aprile
“La vita: il dono più bello e più grande che Dio, nel suo infinito amore, ha fatto a ciascuno di noi. Eppure è il grande oggetto di disprezzo per tanti che oggigiorno non riescono a valorizzarla appieno, benché realmente “fortunati”. Perché realmente non potrebbe non ritenersi tale chi, come si suol dire, non ha null’altro da chiedere ad un’esistenza che offre davvero tutto, dalle cose indispensabili alle più superflue d’ogni genere, facendo passare in second’ordine ciò che è prioritario: la vita stessa. Se volessimo anche solo per un istante guardare in faccia la vita, questa non potrebbe fare a meno di stupirci, vuoi per la sua bellezza, vuoi per la genialità di un Dio che ci ha tanto amato.” Leggevo questa prefazione del libro di Marietta Di Sario, una ragazza disabile che intona un inno alla vita e poi uscivo di casa per assistere ad una commedia per distrarmi e vedo come il Signore, come abile regista, mi fa riflettere sullo stesso tema in modo più leggero. Il grande psicologo Carl Jung parlava di legami trasversali allorquando si accostavano due avvenimenti nella vita quotidiana misteriosamente : in parole più povere, il classico “lupus in fabula”. Il personaggio che interpreta lo spermatozoo un po’ difettoso ma che viene alla luce, nonostante la sua debolezza e anche aiutato dagli altri più forti, ringrazia Iddio o chi per lui per il dono della vita nella scena finale della commedia messa in scena al teatro Sette di Roma dal titolo “Uno e basta”. Il tema centrale di questo pezzo teatrale è proprio questo. Ma quante difficoltà ci sono state per questa nascita : tante, tantissime. Sopratutto considerate le condizioni psicologiche dei protagonisti che vivono il loro essere single con grande disagio esistenziale. Agostino, un trentacinquenne un po’ imbranato, cresciuto con i cartoons e i videogames e Bianca, la vicina di casa disperatamente sola e innamorata di Agostino che non riesce a raccogliere le avances di Bianca. Sembra un dialogo tra sordi ma l’intervento sapiente del personaggio che interpreta il testosterone (Marco Zadra) diventa il catalizzatore che riesce a sbloccare la situazione. Nel mezzo della scena i cinque attori che interpretano altrettanti spermatozoi che scalpitano per uscire e dare concretezza alle loro aspirazioni. I quadretti comici sono di una comicità straripante ma nello stesso tempo riescono a suscitare la riflessione nello spettatore che esce dallo spettacolo, divertito ma anche con un pensiero in tasca: la vita è un dono meraviglioso.| Tweet |
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