Farne la nuova Roma. Era, niente di meno, questa l’aspirazione degli ideatori di Brasilia, l’avveniristica capitale del Brasile, a lungo vagheggiata, sognata, voluta e infine inaugurata il 21 Aprile 1960.
Agenzia Misna - “Oggi Brasilia compie 50 anni, nello stesso giorno in cui Roma ne festeggia 2763…Di fronte al ‘Palácio do Buriti’, la sede del governo del Distretto Federale, è posta in bella mostra la Lupa Capitolina donata dall’allora sindaco di Roma, Urbano Cioccetti, al momento della fondazione di Brasilia” dice alla MISNA padre Savio Corinaldesi, missionario saveriano, raggiunto nella capitale dove, sul piano religioso, il compleanno della città sarà celebrato con il Congresso Eucaristico Nazionale. “Il Brasile, nazione continentale grande più di 29 volte l’Italia, ha avuto le sue prime capitali sulla riva dell’Atlantico: Salvador, prima e Rio de Janeiro poi, per 460 anni hanno dettato i destini della nazione” ricorda padre Savio.
“Sono stati in molti, durante questi cinque secoli, a sognare una capitale geograficamente più ‘centrale’. E si può dire che i sogni hanno avuto buon gioco perché le esigenze concrete della vita andavano nella stessa direzione”. L’idea originale rimonta a quasi due secoli fa, dopo che il 7 settembre 1822 il Brasile si dichiarò indipendente dal Portogallo. “Convocata la Costituente, lo statista José Bonifácio presentò la proposta di trasferire la capitale del paese e propose il nome di Brasilia; poco tempo dopo il re Dom Pedro I dissolse la Costituente e della nuova capitale non se ne parlò più. Anzi, se ne continuò a parlare, ma come sogno” racconta il missionario. E sempre a un sogno è legata la tradizione secondo la quale Don Giovanni Bosco, nel 1883, in un’area compresa tra il 15° e il 20° parallelo, profetizzò la nascita di quella che divenne poi Brasilia. “Tra il grado 15 e il 20° vi era un seno assai largo e assai lungo che partiva da un punto ove si formava un lago. Allora una voce disse ripetutamente: Quando si verrà a scavare le miniere nascoste in mezzo a questi monti, apparirà qui la terra promessa fluente latte e miele. Sarà una ricchezza inconcepibile” disse Don Bosco, raccontando il secondo sogno missionario che fece a San Benigno Canavese nel 1883, ricco di elementi profetici sul futuro delle Missioni Salesiane in Sudamerica. Nella prima Costituzione repubblicana del 1891 fu deciso di trasferire la capitale del Brasile nella regione centrale del paese ma il sito fu definito soltanto nel 1922: la posizione di Brasilia, sull’altopiano centrale brasiliano, dove con l’intero ‘Distrito Federal’ si estende oggi su una superficie di 5802 chilometri quadrati, affacciata sul bacino artificiale del Lago do Paranoá, avrebbe promosso lo sviluppo e integrato l'intero territorio. Ad impegnarsi pubblicamente per la costruzione della nuova capitale fu, il 4 Aprile 1955, Juscelino Kubitschek, candidato alla presidenza della Repubblica, durante uno storico comizio della sua campagna elettorale nella cittadina di Jataí, nello stato centrale di Goiás, territorio da cui fu ricavato quello del ‘Distrito Federal’. L’ambizioso progetto urbanistico concepito dagli architetti Oscar Niemeyer e Lucio Costa fu realizzato nel tempo record di 41 mesi con il sudore di 30.000 manovali provenienti da tutte le regioni del Brasile, principalmente dal povero Nordeste, che lavorarono giorno e notte finendo i lavori prima del previsto e creando quella che oggi è l’unica metropoli al mondo, costruita nel XX secolo, a figurare nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco. “Oggi Brasilia, situata a 1148 chilometri da Rio de Janeiro e 1015 da São Paulo, non è più la capitale dei migranti, come è stata a lungo. La nuova generazione è nata qui e non guarda più con ‘saudade’, nostalgia struggente, verso Rio de Janeiro, come faceva la vecchia casta dei funzionari pubblici che ne costituiscono l’élite” osserva padre Corinaldesi, ricordando che Brasilia è frutto di due realtà distinte: da una parte il “Piano Pilota”, il progetto iniziale, con un tracciato urbanistico a forma di uccello, o di arco teso, o di croce, o ancora di aereo, lungo il cui asse centrale si snodano i monumenti governativi. “L’altra realtà di Brasilia è l’ ‘intorno’, un cinturone di città dormitorio in cui risiede la mano d’opera a basso costo che fa funzionare la macchina della capitale” dice ancora il missionario. “Per diversi anni, sono stati in molti a considerare Brasilia un elefante bianco destinato ad ammuffire nell’altopiano centrale del Brasile. Oggi – conclude padre Savio - la capitale ha vinto la sfida della sopravvivenza, anche se non è riuscita a mantenere molte delle sue promesse, come la qualità di vita, il traffico snello, l’integrazione tra il ‘Piano Pilota’ e le città satelliti”. (A cura di Francesca Belloni)
Agenzia Misna - “Oggi Brasilia compie 50 anni, nello stesso giorno in cui Roma ne festeggia 2763…Di fronte al ‘Palácio do Buriti’, la sede del governo del Distretto Federale, è posta in bella mostra la Lupa Capitolina donata dall’allora sindaco di Roma, Urbano Cioccetti, al momento della fondazione di Brasilia” dice alla MISNA padre Savio Corinaldesi, missionario saveriano, raggiunto nella capitale dove, sul piano religioso, il compleanno della città sarà celebrato con il Congresso Eucaristico Nazionale. “Il Brasile, nazione continentale grande più di 29 volte l’Italia, ha avuto le sue prime capitali sulla riva dell’Atlantico: Salvador, prima e Rio de Janeiro poi, per 460 anni hanno dettato i destini della nazione” ricorda padre Savio.“Sono stati in molti, durante questi cinque secoli, a sognare una capitale geograficamente più ‘centrale’. E si può dire che i sogni hanno avuto buon gioco perché le esigenze concrete della vita andavano nella stessa direzione”. L’idea originale rimonta a quasi due secoli fa, dopo che il 7 settembre 1822 il Brasile si dichiarò indipendente dal Portogallo. “Convocata la Costituente, lo statista José Bonifácio presentò la proposta di trasferire la capitale del paese e propose il nome di Brasilia; poco tempo dopo il re Dom Pedro I dissolse la Costituente e della nuova capitale non se ne parlò più. Anzi, se ne continuò a parlare, ma come sogno” racconta il missionario. E sempre a un sogno è legata la tradizione secondo la quale Don Giovanni Bosco, nel 1883, in un’area compresa tra il 15° e il 20° parallelo, profetizzò la nascita di quella che divenne poi Brasilia. “Tra il grado 15 e il 20° vi era un seno assai largo e assai lungo che partiva da un punto ove si formava un lago. Allora una voce disse ripetutamente: Quando si verrà a scavare le miniere nascoste in mezzo a questi monti, apparirà qui la terra promessa fluente latte e miele. Sarà una ricchezza inconcepibile” disse Don Bosco, raccontando il secondo sogno missionario che fece a San Benigno Canavese nel 1883, ricco di elementi profetici sul futuro delle Missioni Salesiane in Sudamerica. Nella prima Costituzione repubblicana del 1891 fu deciso di trasferire la capitale del Brasile nella regione centrale del paese ma il sito fu definito soltanto nel 1922: la posizione di Brasilia, sull’altopiano centrale brasiliano, dove con l’intero ‘Distrito Federal’ si estende oggi su una superficie di 5802 chilometri quadrati, affacciata sul bacino artificiale del Lago do Paranoá, avrebbe promosso lo sviluppo e integrato l'intero territorio. Ad impegnarsi pubblicamente per la costruzione della nuova capitale fu, il 4 Aprile 1955, Juscelino Kubitschek, candidato alla presidenza della Repubblica, durante uno storico comizio della sua campagna elettorale nella cittadina di Jataí, nello stato centrale di Goiás, territorio da cui fu ricavato quello del ‘Distrito Federal’. L’ambizioso progetto urbanistico concepito dagli architetti Oscar Niemeyer e Lucio Costa fu realizzato nel tempo record di 41 mesi con il sudore di 30.000 manovali provenienti da tutte le regioni del Brasile, principalmente dal povero Nordeste, che lavorarono giorno e notte finendo i lavori prima del previsto e creando quella che oggi è l’unica metropoli al mondo, costruita nel XX secolo, a figurare nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco. “Oggi Brasilia, situata a 1148 chilometri da Rio de Janeiro e 1015 da São Paulo, non è più la capitale dei migranti, come è stata a lungo. La nuova generazione è nata qui e non guarda più con ‘saudade’, nostalgia struggente, verso Rio de Janeiro, come faceva la vecchia casta dei funzionari pubblici che ne costituiscono l’élite” osserva padre Corinaldesi, ricordando che Brasilia è frutto di due realtà distinte: da una parte il “Piano Pilota”, il progetto iniziale, con un tracciato urbanistico a forma di uccello, o di arco teso, o di croce, o ancora di aereo, lungo il cui asse centrale si snodano i monumenti governativi. “L’altra realtà di Brasilia è l’ ‘intorno’, un cinturone di città dormitorio in cui risiede la mano d’opera a basso costo che fa funzionare la macchina della capitale” dice ancora il missionario. “Per diversi anni, sono stati in molti a considerare Brasilia un elefante bianco destinato ad ammuffire nell’altopiano centrale del Brasile. Oggi – conclude padre Savio - la capitale ha vinto la sfida della sopravvivenza, anche se non è riuscita a mantenere molte delle sue promesse, come la qualità di vita, il traffico snello, l’integrazione tra il ‘Piano Pilota’ e le città satelliti”. (A cura di Francesca Belloni)
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