lunedì, aprile 26, 2010
Il nostro Carlo Mafera ci racconta il libro di Luce Irigaray (edizioni Paoline)

Luce Irigaray filosofa e psicoanalista, è direttrice di ricerca in filosofia presso il Centro Nazionale della Ricerca Scientifica francese. Formatasi alla scuola psicanalitica di Jaques Lacan, è una delle pensatrici più influenti degli ultimi decenni. Ha scritto per le edizioni Paoline (2010) “Il mistero di Maria”, un libro dove mette in evidenza un concetto particolarmente nuovo in relazione alla verginità di Maria, e cioè il respiro. Luce Irigaray paragona Maria alla dea indiana Parvati, che corrisponde alla parte fresca e verginale del dio Shiva e, dice l’autrice, “contribuisce a fare del fuoco di questo una fonte di creazione e di rigenerazione, invece che di distruzione.” Irigaray prosegue: “Se Parvati è chiamata la donna della montagna, cioè di un luogo dove l’aria è più sottile, pura e fresca, è anche generalmente su un colle o in montagna che Maria appare. C’è dunque una parentela fra queste due figure femminili che può permetterci di intravedere certi paradigmi universali della dimensione divina.” “Per Maria – dice ancora Luce Irigaray – lo spirito sarebbe meno fuoco che freschezza di un respiro, di un soffio che sale, diviene più sottile, si fa etere e luce.”

Tale riferimento al respiro ricorda tanto l’episodio di Elia nel primo libro dei Re (1Re 19,11-13). Elia non sa come riconoscere la Presenza e si rifà alla tradizione del suo tempo e aspetta che Dio gli parli attraverso qualche evento atmosferico: un uragano, un terremoto, un fuoco. Ma Dio parla al cuore, ed Elia avverte la Presenza di Dio “nel sussurro di una brezza leggera”. Elia lascia tutto, si ritira in un luogo deserto, silenzioso, lontano da tutti e lì comprende che il Dio di Israele è il suo Dio, comprende che Dio è Dio per lui. Noi dovremmo conoscere “il sussurro di brezza leggera”, dovremmo riconoscere il tocco di Dio, perché l’abbiamo tante volte avvertito nella nostra vita e tante volte l’abbiamo incontrato nei passi del Nuovo Testamento, leggendo la vita di Gesù. Quante volte questo soffio passa da Gesù a qualcuno dei suoi amici, fino al soffio dello Spirito che Gesù risorto dona ai suoi riuniti nel Cenacolo e per prima a Maria. Eppure anche noi facciamo una gran fatica a cercare spazi di silenzio. Anche noi facciamo fatica a ritirarci da qualche parte, soli, con noi stessi, a cercare l’incontro con Dio. Forse perché abbiamo paura di trovare la miseria che c’è dentro di noi, come aveva paura Elia. Eppure è solo lì che avviene l’incontro.

Ma per percorrere questo itinerario bisogna predisporsi all’umiltà, alla pazienza, alla consapevolezza del ricevere. Maria è allora una maestra in questa arte dell’accoglienza della Parola e di Dio stesso. Ecco come conclude Luce Irigaray: “In realtà, Maria sembra piuttosto essere una donna che rappresenta una tradizione di saggezza in un mondo di uomini dove il fuoco è spesso predominante e perfino distruttore. Maria è quella che riesce a sedare la rabbia di Dio, a trasformare il suo bisogno o desiderio di vendetta in compassione, in amore. È la mediatrice fra Dio e gli umani. È quella che sorride alle loro follie... una simile trasformazione del respiro, in particolare amoroso, in luce che può salvare dal carattere distruttore del fuoco, è quasi sconosciuta da noi occidentali. E il ruolo che una donna in una tale cultura della saggezza rimane ignoto e perfino disprezzato dalla maggior parte di noi. È però complesso e decisivo per il divenire sia vitale che spirituale del mondo.” Infatti il respiro dell’anima è la prima condizione della libertà. Ognuno deve poter avere la possibilità di respirare insieme agli altri questa atmosfera di bellezza e di interiorità. Il respiro non solo del corpo ma della persona intera è quella condizione, senza la quale non si può accedere ad una vita autentica. Il respiro, quello che insegna Maria, ci introduce alla liberazione dall’egoismo, dalla paura, dal desiderio di guadagno, dalla cecità per farci intravedere invece il sorriso, la gentilezza, la gratuità, l’amicizia, il perdono ricevuto e dato, la speranza, la compassione, la misericordia e soprattutto la gioia.

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