Xu Lindong è stato internato con documenti falsi, perché voleva protestare a Pechino contro i responsabili comunisti della sua città. E’ stato sottoposto a 54 elettrochoc. Ora l’opinione pubblica insorge e i responsabili sono stati “rimossi”. Frequenti gli abusi contro chi fa petizioni.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Quattro funzionari del governo distrettuale di Luohe (Henan) sono stati rimossi per avere fatto internare un autore di petizioni in un ospedale psichiatrico per oltre 6 anni. Nel Paese cresce la proteste contro i sistematici abusi delle autorità locali contro chi protesta. Xu Lindong, autore di petizioni della città di Daliu, è stato in 2 ospedali psichiatrici dall'ottobre 2003. Xu ha presentato petizioni sin dal 1997, sia alle autorità locali che a quelle centrali. Nel 2003, insoddisfatto delle risposte delle autorità locali, decise di andare a presentare una petizione a Pechino. In risposta, le autorità locali lo hanno fatto rimpatriare in modo coatto e lo hanno mandato prima all’ospedale Psichiatrico di Zhumadian e in seguito all’ospedale Psichiatrico di Luohe, dove gli è stata diagnosticata una sindrome ossessiva ed è stato sottoposto a trattamenti coatti, tra cui 54 elettrochoc.
Per l’internamento sono accusati Shi Hongtao e Yang Yaoqin, all’epoca segretario e vicesegretario del Partito comunista di Daliu, in seguito promossi a cariche maggiori. Pare che per tenere Hu segregato siano stati prodotti documenti falsi.
La notizia ha causato proteste diffuse e una campagna di sottoscrizioni online, che denuncia “la crescente tendenza delle autorità regionali di restringere la libertà dei cittadini attraverso simili misure [l’internamento in ospedali psichiatrici]”.
Ora l’avvocato Chang Boyang, co-organizzatore della campagna di firme e legale della famiglia di Xu, ha preannunciato un’azione giudiziaria contro i funzionari comunisti e i responsabili ospedalieri per l’illegale internamento e per essere risarcito. Pare che il governo locale abbia offerto a Xu 1000 yuan (circa 110 euro) e qualche aiuto materiale, per risarcire gli oltre 6 anni di detenzione.
Il sistema delle petizioni, anche se inefficiente, in teoria è del tutto libero e qualsiasi cittadino può rivolgersi alla autorità locali o a quelle superiori per chiedere giustizia: evidente retaggio dell’epoca imperiale, nella quale ogni suddito poteva chiedere giustizia alle autorità. Ma spesso le autorità sono accusate di abusi contro chi fa petizioni, per impedire che la protesta giunga alle autorità centrali. E’ nota l’esistenza di “prigioni fantasma”, luoghi dove chi fa petizioni è “trattenuto”, anche per lunghi periodi, senza accuse e senza processo e senza poter nemmeno avvertire i familiari.
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La notizia ha causato proteste diffuse e una campagna di sottoscrizioni online, che denuncia “la crescente tendenza delle autorità regionali di restringere la libertà dei cittadini attraverso simili misure [l’internamento in ospedali psichiatrici]”.
Ora l’avvocato Chang Boyang, co-organizzatore della campagna di firme e legale della famiglia di Xu, ha preannunciato un’azione giudiziaria contro i funzionari comunisti e i responsabili ospedalieri per l’illegale internamento e per essere risarcito. Pare che il governo locale abbia offerto a Xu 1000 yuan (circa 110 euro) e qualche aiuto materiale, per risarcire gli oltre 6 anni di detenzione.
Il sistema delle petizioni, anche se inefficiente, in teoria è del tutto libero e qualsiasi cittadino può rivolgersi alla autorità locali o a quelle superiori per chiedere giustizia: evidente retaggio dell’epoca imperiale, nella quale ogni suddito poteva chiedere giustizia alle autorità. Ma spesso le autorità sono accusate di abusi contro chi fa petizioni, per impedire che la protesta giunga alle autorità centrali. E’ nota l’esistenza di “prigioni fantasma”, luoghi dove chi fa petizioni è “trattenuto”, anche per lunghi periodi, senza accuse e senza processo e senza poter nemmeno avvertire i familiari.
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