giovedì, marzo 18, 2010
"Dove sono le tue scarpe? Torna indietro e metti le scarpe!" Nathalie sta inseguendo un ragazzino che gioca in mezzo all'erba, senza sandali. Si ricorda della sua infanzia, di come la sua Mamma SOS si assicurava che i bambini non fossero a piedi nudi prima di vederli correre per i sentieri intorno al Villaggio SOS.

S.O.S. Villaggi - Nathalie è tornata al Villaggio SOS di Santo nella periferia di Port-au-Prince, nella stessa casa dove è cresciuta. La ragazza ha oggi 25 anni, è vissuta al Villaggio SOS fino all'età di 16 anni, e negli ultimi 3 anni ha studiato legge all’Università della Florida. Da quando il terremoto ha colpito la sua città natale nel gennaio 2010, Nathalie ha cercato di trovare un modo per tornare a Haiti e aiutare la sua Famiglia SOS. E' stato difficile trovare dei voli disponibili, tutte le compagnie aeree avevano infatti interrotto gli scali nel paese. In queste settimane i voli sono stati riprestinati e Nathalie ha finalmente potuto fare ritorno al Villaggio SOS e rendersi conto dei danni causati dal terremoto. Fin da subito la ragazza ha dato una mano nell'ufficio del Programma di Emergenza SOS, dove la conoscenza dell'inglese è molto richiesta. Ha anche ritrovato tre delle sue Sorelle SOS, che hanno perso la casa a seguito del terremoto.



“Due di loro hanno la casa completamente distrutta, la terza casa è ancora in piedi ma le crepe sono enormi e non è sicuro viverci dentro. Ho dormito con loro in tenda, sulla strada per Delmar, un quartiere centrale della capitale. C'è voluto molto tempo prima di riuscire ad addormentarmi”. Nathalie ci dice che ogni persona con cui parla ha una storia diversa da raccontare, su dove, come e cosa è successo quando il terremoto li ha colpiti.

"Mi raccontano di come hanno dovuto fuggire dagli uffici, sfondare le porte bloccate ed evitare le pareti che crollavano, mentre cercavano di aiutare le persone rimaste ferite. Tra noi ex-bambini SOS stiamo cercando di aiutarci l'un l'altro. Un mio vecchio amico ha un figlio di 11 anni che ha dovuto fare diversi interventi chirurgici al cervello in un ospedale nella Repubblica Dominicana, ma potrebbe essere necessario un trattamento in Germania. Stiamo cercando di vedere cosa possiamo fare per questa famiglia" continua Nathalie.

Quando chiediamo a Nathalie di che cosa avrebbe bisogno adesso Haiti, lei ci spiega che c’è un grande bisogno di "fare pulizia" delle macerie nelle strade e nel modo di lavorare della società. Questa tragedia ha dato l’occasione e l'obbligo di un cambiamento serio nel paese.

"Ora possiamo chiedere dei regolamenti migliori per l’edilizia e queste leggi dovranno essere applicate severamente. Possiamo migliorare l'urbanistica, allargare le strade e limitare il sovraffollamento delle città. Occorre prestare più attenzione alle aree rurali e allo sviluppo agricolo, visto che molti sfollati hanno cercato rifugio nelle province per sfuggire al disastro urbano. Ma questo cambiamento deve avvenire in fretta, altrimenti la gente comincerà nuovamente a costruire le proprie case come prima e molti torneranno a Port-au-Prince per il lavoro e per richiedere aiuto".

Nathalie afferma :”Crescere fra bambini orfani e abbandonati ti fa riflettere molto sulla situazione ad Haiti. Credo fermamente che questo paese abbia bisogno di maggior rispetto per le leggi, basti pensare che un migliore regolamento edilizio avrebbe potuto evitare la morte di migliaia di persone"

La ragazza ci rivela che le sarebbe piaciuto rimanere a lavorare negli Stati Uniti dopo la laurea, ma adesso desidera tornare ad Haiti subito e rimanere vicino alla sua Mamma SOS. Nathalie adesso vede tutti questi poveri bambini accolti al Villaggio SOS dopo il terremoto, anche loro curati e accuditi da una Mamma SOS. 27 di loro vivono nella stessa casa in cui è cresciuta lei. La casetta oggi è gestita anche da due Zie SOS e in quella che una volta era la sua stanza, ci sono molti più letti e giocattoli.

Nathalie continua: "Alcuni dei bambini mi dicono che hanno ancora dei parenti in vita e appena la situazione si sarà stabilizzata potrebbero tornare da loro, ma penso che la vita fuori dal Villaggio SOS sia davvero troppo dura. Qui i bambini sono tranquilli, possono correre e giocare come dovrebbero fare tutti i bimbi di 5 anni. Ricevono 3 pasti al giorno, hanno bagni a disposizione, tanto amore e cure adeguate. Non è certo un lusso, è solo il diritto di ogni bambino, ma per una bimba abituata alla fatica di camminare per ore solo per raggiungere il mercato dove la madre vendeva dei mucchietti di verdure, sono sicura che il Villaggio SOS è qualcosa di molto speciale.”



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