Intervento del Presidente nazionale dell’AC, Franco Miano, sulla Lettera che Benedetto XVI ha indirizzato ai cattolici d’Irlanda
Papa Benedetto XVI ha indirizzato una lettera ai cattolici d’Irlanda dopo la vicenda degli abusi sessuali su minori, compiuti da alcuni sacerdoti. Un fenomeno che, purtroppo, non riguarda solo la chiesa irlandese, ma vede coinvolte altre realtà dagli Stati Uniti all’Australia, dal Canada alla Germania, all’Austria e anche al nostro Paese. La lettera è occasione per riflettere su una vicenda che richiede chiarezza e prudenza, rigore e sollecitudine pastorale. Da un lato ci sono le vittime, che hanno diritto ad avere giustizia; dall’altro persone colpevoli di orrendi crimini che vanno punite ma anche aiutate a riaffermare la fede in Cristo e la fiducia nella promessa di redenzione, di perdono e di rinnovamento alla luce del Vangelo.
È su questa strada che si pone la lettera di Papa Benedetto, il quale, nel ricordare che i preti pedofili dovranno rispondere dei loro abusi davanti a Dio onnipotente, come pure davanti ai tribunali civili, auspica una “rinascita” della chiesa d’Irlanda. “La giustizia di Dio – scrive Papa Ratzinger rivolgendosi ai responsabili degli abusi – esige che rendiamo conto delle nostre azioni senza nascondere nulla”. Perciò “riconoscete apertamente la vostra colpa, sottomettetevi alle esigenze della giustizia”, ma “non disperate della misericordia di Dio”, pronto a perdonare di fronte a un pentimento sincero “persino il più grave dei peccati e di trarre il bene anche dal più terribile dei mali”.
Come Azione Cattolica Italiana vogliamo cogliere il senso profondo di questa lettera per dirci vicini a tutte le vittime degli abusi. Una chiesa che vuole essere sempre più madre e maestra alla luce del Concilio Vaticano II, non può permettere che ci siano ferite così profonde, colpe così gravi: soprattutto perché è l’immagine stessa della chiesa che viene ferita, colpita. Siamo dunque vicini alle vittime; ma nello stesso tempo chiediamo ai giovani, a quanti sono stati traditi da sacerdoti e educatori di non dimenticare che “è nella chiesa che voi troverete Gesù Cristo che è lo stesso ieri, oggi e sempre”, come scrive Papa Benedetto. “Lui solo può soddisfare le vostre attese più profonde e dare alle vostre vite il significato più pieno indirizzandole al servizio degli altri. Tenete gli occhi fissi su Gesù e sulla sua bontà e proteggete nel vostro cuore la fiamma della fede”.
Una parola ancora vogliamo spendere per stigmatizzare quanti hanno cercato di coinvolgere, nelle questioni relative agli abusi sessuali di sacerdoti nei confronti di minori, anche la persona del Papa. Una vicenda che si è conclusa con un processo nel quale non è stato minimamente coinvolto l’arcivescovo Ratzinger.
Infine una parola va spesa per i tanti ingiustamente coinvolti, molti dei quali non hanno retto alle accuse infamanti e hanno preferito compiere un gesto estremo togliendosi la vita o il loro cuore ha ceduto di fronte alla pesantezza delle colpe non commesse.
È alla luce di tutto questo che, mentre ribadiamo la ferma condanna per questi “atti peccaminosi e criminali”, ci sentiamo anche di spendere una parola di prudenza, e un invito a riscoprire le radici profonde della fede che in Gesù Cristo ci chiama ad essere fratelli. Come auspica il Papa nella preghiera per la chiesa d’Irlanda, “possano la nostra tristezza e le nostre lacrime, il nostro sforzo sincero di raddrizzare gli errori del passato, e il nostro fermo proposito di correzione, portare abbondanti frutti di grazia, per l’approfondimento della fede, nelle nostre famiglie, parrocchie, scuole e associazioni […] per la crescita della carità, della giustizia, della gioia e della pace, nell’intera famiglia umana”.
Papa Benedetto XVI ha indirizzato una lettera ai cattolici d’Irlanda dopo la vicenda degli abusi sessuali su minori, compiuti da alcuni sacerdoti. Un fenomeno che, purtroppo, non riguarda solo la chiesa irlandese, ma vede coinvolte altre realtà dagli Stati Uniti all’Australia, dal Canada alla Germania, all’Austria e anche al nostro Paese. La lettera è occasione per riflettere su una vicenda che richiede chiarezza e prudenza, rigore e sollecitudine pastorale. Da un lato ci sono le vittime, che hanno diritto ad avere giustizia; dall’altro persone colpevoli di orrendi crimini che vanno punite ma anche aiutate a riaffermare la fede in Cristo e la fiducia nella promessa di redenzione, di perdono e di rinnovamento alla luce del Vangelo.È su questa strada che si pone la lettera di Papa Benedetto, il quale, nel ricordare che i preti pedofili dovranno rispondere dei loro abusi davanti a Dio onnipotente, come pure davanti ai tribunali civili, auspica una “rinascita” della chiesa d’Irlanda. “La giustizia di Dio – scrive Papa Ratzinger rivolgendosi ai responsabili degli abusi – esige che rendiamo conto delle nostre azioni senza nascondere nulla”. Perciò “riconoscete apertamente la vostra colpa, sottomettetevi alle esigenze della giustizia”, ma “non disperate della misericordia di Dio”, pronto a perdonare di fronte a un pentimento sincero “persino il più grave dei peccati e di trarre il bene anche dal più terribile dei mali”.
Come Azione Cattolica Italiana vogliamo cogliere il senso profondo di questa lettera per dirci vicini a tutte le vittime degli abusi. Una chiesa che vuole essere sempre più madre e maestra alla luce del Concilio Vaticano II, non può permettere che ci siano ferite così profonde, colpe così gravi: soprattutto perché è l’immagine stessa della chiesa che viene ferita, colpita. Siamo dunque vicini alle vittime; ma nello stesso tempo chiediamo ai giovani, a quanti sono stati traditi da sacerdoti e educatori di non dimenticare che “è nella chiesa che voi troverete Gesù Cristo che è lo stesso ieri, oggi e sempre”, come scrive Papa Benedetto. “Lui solo può soddisfare le vostre attese più profonde e dare alle vostre vite il significato più pieno indirizzandole al servizio degli altri. Tenete gli occhi fissi su Gesù e sulla sua bontà e proteggete nel vostro cuore la fiamma della fede”.
Una parola ancora vogliamo spendere per stigmatizzare quanti hanno cercato di coinvolgere, nelle questioni relative agli abusi sessuali di sacerdoti nei confronti di minori, anche la persona del Papa. Una vicenda che si è conclusa con un processo nel quale non è stato minimamente coinvolto l’arcivescovo Ratzinger.
Infine una parola va spesa per i tanti ingiustamente coinvolti, molti dei quali non hanno retto alle accuse infamanti e hanno preferito compiere un gesto estremo togliendosi la vita o il loro cuore ha ceduto di fronte alla pesantezza delle colpe non commesse.
È alla luce di tutto questo che, mentre ribadiamo la ferma condanna per questi “atti peccaminosi e criminali”, ci sentiamo anche di spendere una parola di prudenza, e un invito a riscoprire le radici profonde della fede che in Gesù Cristo ci chiama ad essere fratelli. Come auspica il Papa nella preghiera per la chiesa d’Irlanda, “possano la nostra tristezza e le nostre lacrime, il nostro sforzo sincero di raddrizzare gli errori del passato, e il nostro fermo proposito di correzione, portare abbondanti frutti di grazia, per l’approfondimento della fede, nelle nostre famiglie, parrocchie, scuole e associazioni […] per la crescita della carità, della giustizia, della gioia e della pace, nell’intera famiglia umana”.
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