Università di Tel Aviv: grandi progressi verso la creazione della retina artificiale. Mezzo umano, mezzo artificiale: Yael Hanein crea interfacce fra tecnologia e biologia fondendo fibre nervose ed elettrodi, ma non è la protagonista di un romanzo di fantascienza.
OggiScienza - Hanein, che lavora alla Scuola di ingegneria elettrica dell’Università di Tel Aviv studia come realizzare dispositivi prostetici d’avanguardia che sostituiscano i neuroni retinici danneggiati in persone colpite da patologie del sistema visivo. Nel suo ultimo lavoro, da poco pubblicato sulla rivista Nanotechnology, la scienziata ha fatto crescere neuroni retinici (la retina è lo strato di cellule fotosensibili sul fondo dell’occhio, una struttura biologica che è la base della vista) su un substrato di nanotubi di carbonio, un passaggio fondamentale per sviluppare in futuro impianti retinici nell’essere umano. Per ora la tecnica si è dimostrata efficace nei topi di laboratorio, ma le promesse sono ottime. “Stiamo lavorando per interfacciare la tecnologia e i neuroni,” ha commentato la scienziata.
“Il nostro lavoro può essere d’aiuto per applicazioni in vivo e in vitro, e offre una conoscenza più approfondita sul funzionamento dei neuroni.” In questo modo si possono mettere a punto dispositivi e farmaci più adeguati per trattare le patologie dell’occhio.
Hanein e il suo team hanno creato una piccolissima matassa di nanotubi (del diametro nell’ordine del milionesimo di millimetro) e facendoci passare attraverso una corrente elettrica sono riusciti a indurre dei neuroni (di ratto) a crescerci sopra. È un processo delicato, ma la materia biologica aderisce bene al sustrato sintetico. Il risultato è una struttura che fonde la biologia e l’artificiale.
Strutture di questo genere sono anche molto utili per osservare come i neuroni crescono, comunicano e più in generale funzionano. Mark Shein, uno studente di Hanein sta studiando proprio questi aspetti. Si tratta di rispondere a domande scientifiche basilari, ha spiegato la scienziata: avere la possibilità di osservare i neuroni in funzionamento fuori dal cervello (e quindi in assenza di rumore di fondo e della complessità tipica del nostro organo) può darci molte risposte.
Mentre il lavoro di Hanein è già utile per approfondire le conoscenze sul nostro sistema nervoso nel futuro si spera possa portare anche alla creazione di vere proprie retine “prostetiche” (protesi artificiali per sostituire le parti biologiche danneggiate). Il team della scienziata è infatti riuscito a implementare la crescita dei neuroni su nanomateriale flessibile e quindi molto adatto ad essere inserito nell’occhio. Queste retine artificiali andrebbero a sostituire quelle attaccate da varie patologie, come per esempio la retinite pigmentosa, una malattia dell’occhio piuttosto diffusa e dalle conseguenze devastanti (che arrivano alla vera e propria cecità).
OggiScienza - Hanein, che lavora alla Scuola di ingegneria elettrica dell’Università di Tel Aviv studia come realizzare dispositivi prostetici d’avanguardia che sostituiscano i neuroni retinici danneggiati in persone colpite da patologie del sistema visivo. Nel suo ultimo lavoro, da poco pubblicato sulla rivista Nanotechnology, la scienziata ha fatto crescere neuroni retinici (la retina è lo strato di cellule fotosensibili sul fondo dell’occhio, una struttura biologica che è la base della vista) su un substrato di nanotubi di carbonio, un passaggio fondamentale per sviluppare in futuro impianti retinici nell’essere umano. Per ora la tecnica si è dimostrata efficace nei topi di laboratorio, ma le promesse sono ottime. “Stiamo lavorando per interfacciare la tecnologia e i neuroni,” ha commentato la scienziata. “Il nostro lavoro può essere d’aiuto per applicazioni in vivo e in vitro, e offre una conoscenza più approfondita sul funzionamento dei neuroni.” In questo modo si possono mettere a punto dispositivi e farmaci più adeguati per trattare le patologie dell’occhio.
Hanein e il suo team hanno creato una piccolissima matassa di nanotubi (del diametro nell’ordine del milionesimo di millimetro) e facendoci passare attraverso una corrente elettrica sono riusciti a indurre dei neuroni (di ratto) a crescerci sopra. È un processo delicato, ma la materia biologica aderisce bene al sustrato sintetico. Il risultato è una struttura che fonde la biologia e l’artificiale.
Strutture di questo genere sono anche molto utili per osservare come i neuroni crescono, comunicano e più in generale funzionano. Mark Shein, uno studente di Hanein sta studiando proprio questi aspetti. Si tratta di rispondere a domande scientifiche basilari, ha spiegato la scienziata: avere la possibilità di osservare i neuroni in funzionamento fuori dal cervello (e quindi in assenza di rumore di fondo e della complessità tipica del nostro organo) può darci molte risposte.
Mentre il lavoro di Hanein è già utile per approfondire le conoscenze sul nostro sistema nervoso nel futuro si spera possa portare anche alla creazione di vere proprie retine “prostetiche” (protesi artificiali per sostituire le parti biologiche danneggiate). Il team della scienziata è infatti riuscito a implementare la crescita dei neuroni su nanomateriale flessibile e quindi molto adatto ad essere inserito nell’occhio. Queste retine artificiali andrebbero a sostituire quelle attaccate da varie patologie, come per esempio la retinite pigmentosa, una malattia dell’occhio piuttosto diffusa e dalle conseguenze devastanti (che arrivano alla vera e propria cecità).
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