mercoledì, marzo 17, 2010
In una clima di gran confusione, con fonti giornalistiche locali e internazionali impegnate da giorni a leggere i risultati elettorali seguendo più la propaganda politica che le necessità informative, gli ultimi dati diffusi sulle elezioni legislative del 7 Marzo riferiscono di un testa a testa tra il primo ministro uscente Nuri al Maliki e l’ex-capo di governo Iyad Allawi, con un leggero vantaggio del blocco che sostiene Allawi.

Agenzia Misna - Lo riferisce la Commissione elettorale indipendente mentre lo scrutinio è giunto al 79% delle schede e la proiezione assegna a entrambe le liste 87 seggi in parlamento sui 310 da attribuire. Secondo gli ultimi dati parziali, la coalizione ‘al Iraqiya’ che sostiene Allawi ha raccolto 2.102.981 di consensi, quasi 9000 voti in più rispetto allo ‘Stato di diritto’ guidato da al Maliki, che però mantiene un solido vantaggio su sette delle 18 province in cui è stato diviso il paese. Segue in terza posizione ‘l’Alleanza nazionale irachena’, dei partiti religiosi sciiti con poco più di un milione e mezzo di voti e 67 seggi e il blocco curdo con 38 seggi. Da Kerbala, intanto, il portavoce della coalizione guidata da al Maliki, Ali al Adib, ha chiesto che il processo di conteggio venga ripetuto e affermato che “c’è stata una chiara manipolazione all’interno della Commissione elettorale, nell’interesse di una lista specifica”. Accuse simili a quelle mosse da alcune organizzazioni non governative come l’irachena ‘Tammuz’, che si occupa di monitoraggio elettorale, e che riferisce di “numerose irregolarità” e violazioni diffuse” e che portano alcuni blogger iracheni a parlare di un vero e proprio “pasticcio” in relazione alle elezioni e alla copertura che ne è stata fatta sui media locali e internazionali. Intanto a Bruxelles è attesa in questi giorni la presentazione di un dossier nel quale il presidente della Delegazione del Parlamento europeo per i rapporti con l’Iraq , Struan Stevenson promette di fornire le prove di irregolarità che potrebbero addirittura mettere a rischio la legittimità del voto.


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