mercoledì, gennaio 20, 2010
Il rabbino Joseph Levi: differenze utili per comprendere le rispettive identità

RadioVaticana - Raccontare e divulgare la verità senza più tacere, ma anche riscrivere la storia di due popoli, quello cristiano e quello ebraico, a partire dalla riconciliazione. Questo l’obiettivo al centro dell’incontro “La Shoah delle pallottole”, durante il quale padre Patrick Desbois, direttore della Commissione dei vescovi francesi per i rapporti con l’ebraismo, ha illustrato l’olocausto per fucilazione, di migliaia di ebrei in Ucraina. La conferenza è stata anche occasione di dibattito, all’indomani della storica visita di Benedetto XI alla Sinagoga di Roma, sulle prospettive di dialogo tra le due religioni. Il servizio di Cecilia Seppia.

Duemiladuecento luoghi di sterminio, fosse comuni, canali, cimiteri, boschi, agghiaccianti testimonianze di un massacro avvenuto in Ucraina tra il 1941 e il 1944. E’ il risultato di anni di ricerca condotti da padre Desbois per far luce su un capitolo dell’Olocausto quasi ignorato, ma di dimensioni spaventose: l’uccisione di oltre un milione e mezzo di ebrei. Uno sterminio sistematico eseguito dalle squadre della morte naziste, mediante fucilazione anziché camere a gas. Villaggio dopo villaggio, padre Desbois ha ritrovato e intervistato i testimoni delle stragi, documentando ogni cosa, ha fatto riemergere dal silenzio parole che restituiscono oggi una giusta sepoltura a coloro che furono travolti dalla furia omicida del progetto nazista. D’altra parte riconoscere il dolore, come spiega il Rabbino Capo di Firenze, Joseph Levi, è oggi il primo passo per ricostruire una storia tormentata, quella del rapporto tra ebrei e cristiani, ma ancora animata dal comune desiderio di camminare insieme. Sentiamo il rabbino Joseph Levi:
“Solo dal riconoscimento del dolore dell’altro possiamo provare a partire insieme per costruire una nuova umanità, che non deve essere tutta fatta nella stessa maniera, ma deve anzi essere una umanità che riconosce la diversità come un dono divino e che è unita dall’immagine divina che esiste in ogni creatura umana”.
D’altra parte, per percorrere la via del dialogo, spiega padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, è fondamentale - come auspicato da Benedetto XVI - riscoprire le radici comuni pur nel rispetto delle differenze:
“Siamo due religioni diverse e, quindi, ci sono e ci devono essere differenze. Dobbiamo parlare anche di questo e non ci devono spaventare. Lo scopo di questo incontro è proprio quello di non appianare le differenze, ma quello di conoscerci meglio e far sì che le differenze non diventino un ostacolo nel dialogo e nell’amicizia tra di noi. Abbiamo bisogno di dare questa testimonianza al mondo, soprattutto in un mondo laico, facendo vedere che le differenze tra le religioni rappresentano una ricchezza e non una difficoltà”.
Sulla stessa linea mons. Bruno Forte, arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, che insiste sulla necessità, di testimoniare insieme l’unico vero Dio, ricordando il valore perenne del Decalogo per Ebrei e Cristiani, contro ogni ingiustizia e sopruso, di fronte alle sfide del nostro tempo e a cominciare dalla difesa della vita e della persona umana nella sua totalità. Sentiamo le sue parole:
“Nel villaggio globale c’è bisogno di un linguaggio comune per poterci ritrovare nel consenso sui alcuni punti e su alcuni temi etici fondamentali. Questo lo offre esattamente il Decalogo, “le dieci parole” - come le chiama la tradizione ebraica - che sono quelle che portano nella nostra coscienza iscritto il disegno di Dio”.

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