venerdì, novembre 20, 2009
Si chiude l'appuntamento con Emanuele Bossini, che ci ha condotto mano a mano attraverso le splendide regioni del Marocco, alla scopertà delle piccole comunità cristiane in terra di Islam

Come in altri viaggi, arrivo nel pieno della notte; la città si annuncia da molto lontano con il chiarore rossastro delle sue luci che la avvolgono in un’aura magica, stagliandosi di netto sul buio della campagna. Meknès: antica capitale imperiale, oggi patrimonio mondiale dell’Unesco. I cinque frati che mi accolgono vivono in piena Medina, in un’antica abitazione appena sopra le mura, perfetta posizione per poter vivere il cuore del cosmo cittadino; la loro casa è anche centro culturale e biblioteca per i tantissimi giovani musulmani che studiano a Meknès, marocchini ma anche sub-sahariani. È stato San Francesco stesso a mandare i suoi fratelli nelle terre dei “Saraceni” e dopo più di sette secoli lo spirito non è cambiato. “Non facciano dispute ma siano soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio e quando vedranno che piace al Signore, annunzino la Parola di Dio perché essi credano”, così recita la prima regola non bollata. Il fondamento della missione è l’eccedenza di gioia nella propria vita; è questa eccedenza che trascina il cristiano verso gli altri! Francesco ne è stato un impavido araldo, facendo della perfetta letizia il suo carisma più forte.

Frère Joel e frate Pietro hanno dipinta sul volto la gioia di chi sa di essere di Cristo: la prima cosa nella Missione non è parlare di Lui ma viverlo per l’altro; è da come uno si sente guardato che nasce in lui la domanda di Cristo. A Meknès vivere Cristo è incontrare il fratello musulmano nelle vie della città, è servirlo nel centro culturale offrendo corsi di lingua straniera, è visitare i bambini dell’orfanotrofio, è portare la Parola di Dio ai numerosi cristiani subsahariani che vengono a studiare in Marocco, è visitare i carcerati cristiani in prigione per droga. “Bisogna guardare il mondo con gli occhi di Dio - raccomandava un missionario - e portare lo sguardo di Cristo là dove non è ancora presente!”. Veramente, come qui.

Solo per pochi giorni resto in città, ma ho la fortuna di iniziare il tempo del Ramadan, uno dei cinque precetti portanti dell’Islam: digiuno e astinenza da mattina a sera per un mese così che l’intera vita sociale ne è modellata e stravolta. Il “torrido” - è questo il significato di Ramadan - già al secondo giorno fa sentire tutta la sua forza: a mezzodì il termometro segna 45 gradi! Rimango allora stupito dalla fedeltà che mostrano giovani e anziani a questo impegno così esigente. Sarà ipocrisia o fanatismo? Solo Dio conosce il cuore dell’uomo. Mi colpisce tuttavia come un popolo intero, unito in questo gesto simbolico, viva insieme così chiaramente la propria fede!

Trascorro questi pochi giorni in compagnia di altri ragazzi, quattro volontari che si offrono in semplici servizi all’Orfanotrofio ed ogni sera in terrazza ascoltiamo attentissimi i racconti dei due francescani... Joel parla perfettamente il marocchino ed ha vissuto in questa terra la maggior parte della sua vita. Ci raccontano della bellezza di essere Chiesa, ma anche della sofferenza che vivono quotidianamente nel condividere le povertà umane dei volti che incontrano, della croce di sapersi spesso inefficaci e di non poter parlare di Gesù Cristo. “Noi qua non battezziamo - mi dicono - anche se qualcuno ogni tanto lo chiede!” Sembra così una missione mutilata, senza possibilità di conversioni e battesimi... ma questo non può scoraggiare il nostro cuore, perché la missione non parte da noi, ma da Chi ci invia!

È un grande mistero il disegno di Dio sull’uomo, ma sappiamo che questo mistero si è rivelato in Cristo. Egli ci ha toccato, ci ha fatto suoi e non siamo più gli stessi. Avevo imparato che, conoscendo me stesso, avrei conosciuto tutti gli uomini, ora ho capito che - come scriveva Gibran - “solo cercando tutti gli uomini conoscerò me stesso”.

Non potremo più chiuderci allora in noi stessi, ma aprirci al prossimo. “Ad ogni prossimo, come qui!” mi ripeto intimamente, lasciando ormai questa terra di fede e di missione. Indimenticabile Marocco!




Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa