sabato, novembre 21, 2009
Nonostante l’“attenzione ufficiale” diminuisca, il continente resta la regione del mondo più colpita dalla sindrome da immunodeficienza acquisita (sida/aids): lo sottolineano i vescovi del Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam) in un messaggio per la “giornata mondiale” contro la malattia in programma il 1° Dicembre.

Agenzia Misna - “A dispetto di alcune impressioni premature – scrivono i presuli - l’aids non è andata via e l’idea che oggi le cure siano accessibili a tutti è falsa”. Secondo i vescovi, in Africa solo un terzo delle persone infettate dal virus all’origine della sida ricevono le cure necessarie e di questi pazienti dopo due anni appena il 60% è ancora sotto trattamento. “Per ogni due persone in cura – aggiungono i presuli – ve ne sono cinque che hanno appena contratto il virus”. Il messaggio si conclude con un appello a riconoscere le cause molteplici di un male soprattutto africano. “Per invertire questa tendenza – affermano i vescovi - occorre riconoscere l’impatto di tutti i fattori in gioco (le guerre, la debolezza degli stati africani, la disuguaglianza tra uomini e donne, le devastazioni portate dai cambiamenti climatici e tanti altri) e affrontarli in modo comprensivo. Tutti questi fattori rendono infatti i poveri più poveri, più diseredati e più vulnerabili al virus e, se contagiati, più esposti al rischio di sviluppare la malattia”. Secondo le Nazioni Unite, negli ultimi anni si sono verificati progressi significativi ma l’Africa continua a essere il continente più colpito dalla malattia: su 33 milioni di persone al mondo affette dal virus dell’immunodeficienza umana (viu/hiv), ben 22 vivono nell’area sub-sahariana. Nell’ultimo anno, molti esperti e politici africani hanno evidenziato il rischio che la crisi economica mondiale si rifletta in modo negativo sui finanziamenti per la lotta contro la malattia.


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