domenica, settembre 06, 2009
J.S. Tissainayagam, giornalista dello Sri Lanka, è stato arbitrariamente trattenuto dalla polizia il 7 marzo 2008 e, dopo cinque mesi, è stato accusato in nome dell'Atto per la prevenzione del terrorismo, in seguito a due articoli che aveva scritto per una rivista mensile

Amnesty International - Il 31 agosto 2009, è stato riconosciuto colpevole e condannato a 20 anni di carcere per aver scritto e pubblicato articoli nei quali criticava il trattamento del governo dei civili tamil srilankesi colpiti dalla guerra e che, secondo la corte, causano odio razziale e promuovo il terrorismo. Il verdetto arriva in un momento di forte pressione sul mondo dell'informazione nello Sri Lanka. Più di 30 giornalisti sono stati uccisi dal 2004 a oggi. Molti altri sono stati aggrediti, rapiti, minacciati o costretti all'esilio. I giornalisti srilankesi affermano che il governo è responsabile di molti di questi incidenti e che ha fallito nel fornire loro protezione. J.S. Tissainayagam ha una malattia a un occhio e potrebbe diventare cieco nel caso in cui non ricevesse cure mediche specialistiche. Amnesty International lo riconosce quale prigioniero di coscienza, detenuto esclusivamente per la sua attività giornalistica.

Negli ultimi 26 anni, lo Sri Lanka è stato devastato da una guerra civile tra le forze di sicurezza (composte per lo più dalla comunità singalese) e il gruppo armato d'opposizione, le Tigri per la liberazione della patria Tamil (Ltte), che chiedono uno stato indipendente per la minoranza tamil nel nord e nell'est dell'isola. Un cessate il fuoco è stato negoziato nel 2004 e interrotto nel 2006. A metà maggio del 2009, il governo dello Sri Lanka ha annunciato di aver sconfitto le Ltte, riconquistando tutti i territori formalmente controllati dal gruppo armato e uccidendone i leader.

Dal 2006, giornalisti e altri operatori dell'informazione sono stati i primi obiettivi degli attacchi. Almeno 10 di loro sono stati vittime di omicidi; uno è presumibilmente scomparso mentre era sotto la custodia delle forze di polizia, mentre altri sono stati torturati e trattenuti illegalmente.

I Regolamenti d'emergenza emanati dal presidente dello Sri Lanka sono state usati per mettere a tacere le voci critiche verso il governo e, in generale, per reprimere la libertà d'espressione, utilizzando la detenzione senza accusa né processo per periodi anche superiori ai 18 mesi.

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