venerdì, settembre 11, 2009
di Monica Cardarelli

In questi giorni termina quasi per tutti il periodo più lungo generalmente dedicato alle vacanze. È l’occasione e il momento per porsi delle domande e fare delle riflessioni. Qual è il senso che diamo alla vacanza? Che valore ha il riposo nella nostra vita? In sintesi, che valore attribuiamo al tempo e come lo utilizziamo? Per molti, poi, la vacanza coincide con una partenza, un viaggio. Allora, che senso ha il viaggio? Che significa viaggiare, partire e lasciare? Tornare e ritrovare? Innanzitutto partirei dal valore del tempo. Abitualmente, nella nostra società la giornata scorre veloce e densa di impegni: lavorativi, familiari, domestici e di svaghi. Si arriva a sera stanchi, con la sensazione di aver fatto tutto, anche più di quanto avremmo potuto. Si cerca di condensare
il più possibile tutti gli impegni e gli spostamenti nelle nostre città per evitare sprechi di tempo, inutili a nostro avviso. Tutto il tempo della giornata deve essere riempito, pieno e fitto di cose da fare.

In questo modo anche fare la spesa o andare in palestra diventa un impegno per noi e per i nostri familiari. Ci è stato insegnato a non ‘sprecare’ il tempo, perciò quando accompagniamo nostro figlio a nuoto non aspettiamo in piscina guardando il piccolo nelle sue imprese sportive e condividendo con lui i suoi piccoli progressi, ma ci precipitiamo a fare altre commissioni perché non possiamo ‘sprecare’ tempo nell’attesa.

Il tempo è un grande contenitore ma più di tanto non può essere riempito e, soprattutto, non si possono fare più cose contemporaneamente e in luoghi diversi. Sembra una banalità, ma è quello che facciamo. Ecco quindi che se scegliamo di fare le nostre commissioni priviamo nostro figlio e noi di un momento di condivisione umana. Facciamo una scelta che, a mio avviso, è più di ‘quantità’ che di ‘qualità’.
Infatti, tutto sta a definire i criteri delle nostre scelte. L’importante è che ne siamo consapevoli. La consapevolezza, infatti, ci dà una maggiore libertà e responsabilità nei confronti della nostra vita e di quella delle persone con cui interagiamo. La mia sensazione è che oggigiorno non si impieghi più il tempo per annoiarsi, per aspettare, per leggere, giocare o per il riposo. Tutto ha bisogno di tempo ma noi abbiamo fretta e non siamo disposti a dedicare tempo a niente e a nessuno. C’è fretta nel cucinare (il microonde è perfetto perché mentre cuoce il cibo io faccio altro) e non dedichiamo la giusta attenzione alla preparazione dei cibi, ad assaporare gli odori e le sensazioni che ci restano nelle mani mentre sbucciamo la cipolla e le lacrime ci scendono sul viso; la stessa fretta che si ha nelle relazioni umane. Ci vuole tempo per la conoscenza, ci vuole tempo da dedicare all’altro. Ogni rapporto umano, ogni tipo di relazione ha bisogno di tempo per nascere e crescere.
“E’ il tempo che hai dedicato alla tua rosa che ha reso la tua rosa così importante.” disse la volpe al Piccolo Principe svelando in seguito il suo mistero: “ ‘addomesticare’ vuol dire creare dei legami”. E per far ciò c’è bisogno di tempo. Tempo per se stessi e tempo per gli altri. Soprattutto, tempo di qualità o qualità del tempo che può rendere i rapporti profondi perché per scavare nella propria vita e nella vita degli altri, per andar in profondità, serve tempo e la pazienza dell’attesa, l’attesa per aspettare il tempo giusto.
Se riportiamo la stessa ‘qualità del tempo’ nelle vacanze, ci accorgiamo che anche il momento non dedicato al lavoro può essere molto ricco e denso senza per questo essere pieno e fitto di impegni. Prima di tutto, penso che si debba dedicare del tempo al riposo. Il riposo vero, quell’assenza di ‘cose da fare’ di cui abbiamo tanto bisogno. È solo nel riposo che possiamo gustare quella parte di noi che riesce ad emergere in alcuni momenti e a relazionarsi con l’ambiente esterno in tranquillità. Poi, è dal riposo che, generalmente, emerge un’altra visione della vita, un approccio diverso, di qualità.
Perciò, è utile e sano che ciascuno trovi la sua giusta dimensione di riposo e di essenza per poter vivere appieno il periodo di vacanza e gustare il piacere delle relazioni umane prive di tensioni e stanchezza. Sono le sensazioni positive di questi momenti che continueranno poi ad alimentare i rapporti quotidiani in momenti diversi.
Con questa visione positiva della propria vita, del proprio tempo e della vacanza, è sempre piacevole approfittare di questo periodo generalmente più ampio per viaggiare.
Il viaggio è sempre affascinante. È il momento di distacco da ciò che avevi (le tue abitudini, le tue piccole certezze quotidiane) e allo stesso tempo è un momento di apertura verso luoghi e persone sconosciuti. Un mondo nuovo che ti si apre davanti e che, in questo momento, puoi conoscere. Tutto questo ha un’attrazione infinita per l’essere umano. Perché è affascinante la conoscenza di questo nostro mondo e di persone con una cultura e un modo di vivere diverso dal nostro.
Questi giorni mi sono tornate alla mente delle parole del poeta Kostantinos Kavafis della sua “Itaca”: “Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e esperienze. I Lestrigoni e i ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere di incontri se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.” Nel viaggio da intraprendere, ciò che conta è la predisposizione d’animo, lo spirito con cui si parte. Il viaggio, poi, è spesso inteso come metafora di un percorso di vita. In questo percorso, come scrive Kavafis, si cresce perché ciò che conta, non è Itaca, ma il viaggio.
“Sempre devi avere in mente Itaca – raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.”
(Itaca, Kostantinos Kavafis)
In questo senso tutta la nostra vita è un viaggio, un percorso. Così come realmente in ogni momento del viaggio si può incontrare, conoscere e fare esperienze, allo stesso modo la ricchezza del viaggio reale si perpetua nella vita, nel quotidiano. Anche se non è una vacanza, ma un viaggio sì. Perciò è importante il criterio delle nostre scelte nell’uso quotidiano del tempo, della vita. La consapevolezza delle proprie scelte dà alla vita quotidiana un gusto in più, quel sapore che abbiamo perso nella fretta di cucinare tutto al microonde, il piacere di sentire che la nostra vita, il tempo che ci sta passando tra le mani, noi, lo viviamo, lo assaporiamo ogni istante e soprattutto, è nostro e lo vogliamo così.
“E se non puoi la vita che desideri, cerca almeno questo, per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro in balìa del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea.” (E se non puoi la vita che desideri, Kostantinos Kavafis)


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