lunedì, agosto 10, 2009

di Monica Cardarelli
Il lavoro (1° parte)

La cosa che più mi colpisce nella conoscenza di Chiara è come sia riuscita a trasformare tutto ciò che viveva dandogli un senso opposto a quello che gli attribuisce il mondo: il senso cristiano della vita. Ecco, dunque, che prima della santità di Chiara, c’è una donna, che piange quando prega, che vorrebbe partire e lasciare il monastero per raggiungere i frati che in Marocco vengono martirizzati; una donna che ha sofferto per anni e che pur a letto ammalata, ha avuto l’umiltà di farsi accudire dalle Sorelle e di continuare a lavorare. Sì, perché di paradossi nella vita di Chiara sembra ce ne siano stati molti. Uno fra questi è il lavoro. La concezione del lavoro per Chiara era letteralmente anti-economica.

Infatti, sia per Francesco che per Chiara il lavoro riveste un’importanza notevole nelle giornate. Ma questo non solo per allontanare l’ozio, ‘nemico dell’anima’: “Le sorelle alle quali il Signore ha dato la grazia di lavorare, dopo l’ora di terza lavorino con fedeltà e devozione e di un lavoro che sia pertinente all’onestà e alla comune utilità, cosicché, escluso l’ozio, nemico dell’anima, non estinguano lo spirito di orazione e di devozione, al quale le altre cose temporali debbono servire.” (Regola di S. Chiara, cap. VII 1-2) Proseguendo più avanti nella Regola, Chiara specifica: “E l’abbadessa o la sua vicaria sia tenuta ad assegnare in capitolo, davanti a tutte, il lavoro che ciascuna dovrà svolgere con le proprie mani.”

La cosa importante qui è che Chiara, come Francesco dà l’esempio lavorando ella stessa per trasmettere anche alle Sorelle che verranno dopo di lei l’importanza del lavoro, ma oltre a ciò che Francesco aveva scritto nella sua Regola specifica che sarà un lavoro manuale, un lavoro fatto con le proprie mani quello che caratterizzerà la sua nascente forma monastica. Si può pensare, e le testimonianze in questo senso sono numerose sia dagli Atti del Processo di santificazione sia nella Bolla di Canonizzazione, che si trattasse di lavori di filatura del lino e di panni di seta. Infatti, era uso per le giovani dell’epoca, di apprendere sin dall’infanzia a lavorare la lana e a tessere. Oltre a questo tipo di lavoro Chiara e le altre Sorelle si dedicavano al lavoro della terra che dava loro sostentamento.

L’aspetto importante, però, è che sia i prodotti tessuti sia i prodotti dell’orto che uscivano dal monastero, non erano venduti e non servivano alle Sorelle per avere un controvalore, ma erano semplicemente dei regali, dei doni. In alcuni casi, i lavori di tessuti che venivano venduti alle chiese e il ricavato veniva dato ai poveri. In questo modo, il frutto del proprio lavoro era donato ad altri e non serviva al proprio sostentamento. La comunità di Sorelle si sosteneva solo con le elemosine e con i doni che le venivano fatti. Tutto ciò può sembrare un controsenso, lavorare per regalare ad altri e vivere non del proprio lavoro ma delle elemosine. Perciò, in questo modo la comunità viveva in costante dipendenza dall’esterno, affidandosi continuamente alla Provvidenza.

“Io, Chiara, serva di Cristo, pianticella del santo padre nostro Francesco, sorella e madre vostra e delle altre Sorelle Povere, benché indegna, prego il Signore nostro Gesù Cristo, per la sua misericordia e per l’intercessione della sua santissima Madre Maria, del beato arcangelo Michele e di tutti i santi Angeli di Dio, (del beato padre nostro Francesco) e di tutti i santi e le sante di Dio, perché lo stesso Padre celeste vi doni e vi confermi questa santissima benedizione in cielo e in terra: in terra, moltiplicandovi, con la sua grazia e le sue virtù, fra i suoi servi e le sue serve nella sua Chiesa militante; in cielo, esaltandovi e glorificandovi nella sua Chiesa trionfante fra i suoi santi e sante.

Vi benedico in vita mia e dopo la mia morte, come posso e più di quanto posso, con tutte le benedizioni, con le quali lo stesso Padre delle misericordie benedisse e benedirà in cielo e in terra i suoi figli e le sue figlie spirituali, e con le quali ciascun padre e madre spirituale benedisse e benedirà i suoi figli e le sue figlie spirituali. Amen.”
(Benedizione di S. Chiara)

2° parte: La povertà


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