Orrore in Cecenia. A meno di un mese dal rapimento e dall’uccisione di Natalia Estemirova, giornalista e collaboratrice della ong russa ‘Memorial’, sono stati ritrovati stamani alla periferia di Grozny i corpi senza vita di Zarema Sadulaieva, responsabile della ong ‘Salviamo la generazione’, e di suo marito.
Radio Vaticana - I due, secondo le prime ricostruzioni, sarebbero stati uccisi a colpi d’arma da fuoco, proprio mentre in Daghestan veniva assassinato un altro reporter. Sulla situazione in Cecenia e nel Caucaso, ascoltiamo Luigi Geninazzi, inviato ed esperto di Caucaso del quotidiano Avvenire, intervistato da Giada Aquilino:
R. - E’ il chiaro segnale che l’ambigua normalizzazione voluta da Putin e portata avanti con il pugno di ferro da Ramzan Kadyrov a Grozny non funziona. E’ stata una normalizzazione costruita soprattutto su una veloce e spettacolare ricostruzione della città di Grozny, ma anche su tanti sequestri, omicidi, sul metodo della violenza più efferata, sul controllo delle bande attraverso la logica della vendetta e della combutta con tanti clan. Tutto questo è durato poco, forse, e non è mai stata una vera normalizzazione.
D. - Ci si trova di fronte ad un’escalation di violenza generalizzata nel Caucaso o è un momento particolare?
R. – Di fatto tutto il Caucaso, ad un anno della guerra tra Russia e Georgia, ormai è fuori controllo, non solo la Cecenia. Pensiamo a quanto sta succedendo nelle repubbliche vicine, in Daghestan, in Inguscezia, dove uccisioni, sequestri, uccisioni di civili, continuano praticamente in modo quasi quotidiano. Come vediamo, purtroppo, a pagarne il prezzo più alto sono la popolazione civile e quelli che in prima linea, giornalisti e attivisti, si battono per il rispetto dei diritti umani. E’ successo alla Politkovskaja tre anni fa, è successo un mese fa a Natalia Estemirova, e adesso a questi due giovani militanti dell’organizzazione “Salviamo la Generazione”. Volevano salvare le giovani generazioni di questa terra e invece non sono riusciti a salvare se stessi: sono stati uccisi con il solito metodo, da gente che probabilmente rimarrà impunita.
Radio Vaticana - I due, secondo le prime ricostruzioni, sarebbero stati uccisi a colpi d’arma da fuoco, proprio mentre in Daghestan veniva assassinato un altro reporter. Sulla situazione in Cecenia e nel Caucaso, ascoltiamo Luigi Geninazzi, inviato ed esperto di Caucaso del quotidiano Avvenire, intervistato da Giada Aquilino:R. - E’ il chiaro segnale che l’ambigua normalizzazione voluta da Putin e portata avanti con il pugno di ferro da Ramzan Kadyrov a Grozny non funziona. E’ stata una normalizzazione costruita soprattutto su una veloce e spettacolare ricostruzione della città di Grozny, ma anche su tanti sequestri, omicidi, sul metodo della violenza più efferata, sul controllo delle bande attraverso la logica della vendetta e della combutta con tanti clan. Tutto questo è durato poco, forse, e non è mai stata una vera normalizzazione.
D. - Ci si trova di fronte ad un’escalation di violenza generalizzata nel Caucaso o è un momento particolare?
R. – Di fatto tutto il Caucaso, ad un anno della guerra tra Russia e Georgia, ormai è fuori controllo, non solo la Cecenia. Pensiamo a quanto sta succedendo nelle repubbliche vicine, in Daghestan, in Inguscezia, dove uccisioni, sequestri, uccisioni di civili, continuano praticamente in modo quasi quotidiano. Come vediamo, purtroppo, a pagarne il prezzo più alto sono la popolazione civile e quelli che in prima linea, giornalisti e attivisti, si battono per il rispetto dei diritti umani. E’ successo alla Politkovskaja tre anni fa, è successo un mese fa a Natalia Estemirova, e adesso a questi due giovani militanti dell’organizzazione “Salviamo la Generazione”. Volevano salvare le giovani generazioni di questa terra e invece non sono riusciti a salvare se stessi: sono stati uccisi con il solito metodo, da gente che probabilmente rimarrà impunita.
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