Intervista alla dott.ssa Ciccarello, direttrice sanitaria dell'associazione Sokos, che garantisce assistenza medica ai migranti anche in tempi di pacchetto sicurezza.
PeaceReporter - Natalia Ciccarello è direttrice sanitaria di Sokos, associazione che garantisce assistenza gratuita agli immigrati senza permesso di soggiorno, alle persone senza fissa dimora e a chiunque viva in una condizione di esclusione sociale nel territorio di Bologna. L'abbiamo intervistata per conoscere meglio questa realtà e per discutere della legge sulla sicurezza da poco approvata.
Come nasce l'esperienza di Sokos e dove opera?
Sokos, lo scorso anno, ha festeggiato i suoi quindici anni di attività. Nasce per iniziativa di alcuni medici che avevano accumulato esperienza in Africa e in altri paesi del cosiddetto Terzo mondo e con altre associazioni. Considerando ciò che stava accadendo all'epoca nei Balcani ed in Jugoslavia abbiamo sentito l'esigenza di creare qualcosa. E' da qui che parte l'esperienza di Sokos. Quest'associazione opera solo nella realtà di Bologna, non all'estero, ha iniziato lavorando sulla realtà territoriale, aiutando persone disagiate ed è cresciuta sino ad avere una convenzione con l'Unità Sanitaria Locale (Usl) che paga le spese di gestione e il locale.
Come si entra a far parte di quest'associazione?
Sokos è un'associazione che si basa su un'attività di puro volontariato. Non c'è alcun tipo di lucro per chi ci lavora. La quota associativa è di 35 euro e, prima di diventare soci, c'è un periodo di affiancamento di tre mesi. Non occorre necessariamente essere medici, chiunque può contribuire. I soci effettivi sono assicurati e per statuto è richiesta almeno una presenza per mese.
Quante persone si rivolgono a Sokos? E' possibile quantificare la vostra utenza?
Noi offriamo il nostro sostegno agli immigrati senza fissa dimora e senza permesso di soggiorno. Abbiamo più di sedicimila cartelle cliniche e si calcolano seimila visite in un anno. La maggior parte delle persone che si rivolgono a noi, ultimamente, provengono dall'est Europa, soprattutto donne, e ci sono anche numerosi pakistani. A seconda del momento ci sono immigrati diversi, si varia molto. Abbiamo collaborato anche con l'associazione Fiori di strada (un'associazione di volontari che assiste giovani prostitute e in certi casi riesce a convincerle a farsi liberare dalla schiavitù degli sfruttatori, ndr) per assicurare la copertura sanitaria alle ragazze che lavorano in strada. Quelli che stanno peggio, ora, sono i rumeni. Loro essendo cittadini neo comunitari non godono né della nostra assistenza né di quella Usl. Abbiamo provato a creare un'unità apposita, ma i tempi di risposta dell'Usl sono lunghi.
Come è organizzato il personale?
Fanno parte del personale 52 persone tra medici e addetti alla segreteria. Tre giorni a settimana, il lunedì, mercoledì e venerdì pomeriggio, viene garantita la medicina di base mentre gli altri giorni si offrono visite specialistiche. I tempi di attesa sono brevi e le persone che si rivolgono a noi non devono pagare il ticket. La cosa affascinante è che ci sono medici giovani che ancora credono di poter cambiare le cose. E' un bel messaggio di speranza. Inoltre Sokos mette a disposizione degli immigrati tre psicologi, per prevenire eventuali situazioni di disagio psichico che potrebbero anche degenerare in forme depressive.
Come vi siete mossi per contrastare la recente legge sulla sicurezza che introduce il reato di clandestinità?
Naturalmente abbiamo lottato e protestato già quando questo governo voleva introdurre l'obbligo di denuncia da parte dei medici. Era una cosa che a livello deontologico non poteva passare e l'ordine dei medici è stato dalla nostra parte. E' il reato di clandestinità a essere la questione più preoccupante. Anche se non c'è l'obbligo di denuncia, se mandassi un immigrato all'anagrafe a richiedere la tessera Spt (straniero temporaneamente presente), l'impiegato in quanto pubblico ufficiale potrebbe denunciarlo. La legge non tiene, perché regolarizzare le badanti e non i muratori? Perché le badanti fanno comodo alla nostra società e svolgono un ruolo di assistenza che gli italiani, a quel prezzo, non svolgerebbero mai. E' un'ipocrisia assurda.
Quale impatto può avere questa legge sulla vostra attività ambulatoriale?
Una diminuzione di afflusso c'è stata. Queste persone adesso hanno una grandissima paura. Ciò provoca enormi problemi: gli immigrati non vanno a farsi curare, diffidano. Oltretutto bisogna sfatare lo stereotipo per cui essi sono portatori di malattie. Non è assolutamente vero, ad arrivare sono i più giovani mandati dalla famiglia in modo da poter aiutare a distanza chi rimane. Da dieci anno lavoro per Sokos, ho conosciuto persone splendide. Dobbiamo tutti ricordarci delle ragioni che spingono gli immigrati ad abbandonare il loro paese. Vogliono garantire un tetto ai genitori, un futuro alla loro famiglia, ai loro figli. Se non si conoscono le motivazioni non si può giudicare. Ho conosciuto una ragazza con due lauree che fa la badante. Questo perché il suo paese non le offre nulla, è per questo che è qui. Questa legge è una legge razzista, crudele. Non pensavo che il presidente Napolitano l'avrebbe firmata. Crea esclusione, paura, emarginazione, depressione. Sono la prima a dire che chi delinque non merita di restare, ma ciò non dipende dall'essere immigrato. Oggi sono delusa e arrabbiata.
Come ha iniziato quest'esperienza e come si sente adesso che questa legge rischia di avere effetti negativi sulla vostra attività?
Dopo la pensione volevo andare in Africa e rendermi utile. In seguito a un colloquio con il presidente di Sokos, il dottor Zendron, ho capito che l'Africa è anche qui e ho cominciato a lavorare con Sokos. Io conosco queste persone, questa realtà e adesso mi sento più forte di prima, più forte di andare contro le istituzioni, ora che ho toccato con mano la loro bassezza. Difendo ancora di più queste persone. Adesso addirittura incitano le persone a non affittare agli stranieri. Sono amareggiata, forse perché vengo da un'esperienza giovanile in cui c'erano ideali molto forti. Se Sokos sparisse non dovrebbe accadere perché non ci sono più immigrati ma perché le istituzioni finalmente si sono fatte carico di questi compiti. La salute è un diritto di tutti, universale. Io non sono una politica, parlo con il cuore, vivo questa realtà e mi vergogno della situazione in cui l'Italia si trova. Non si può dire che è stata fatta una legge per contrastare la violenza. Ci sono persone con patologie estremamente serie, cosa accade se non si curano più?
E' difficile staccare l'esperienza in ambulatorio dal privato. E' tutto un continuo. Ci si rende conto che i problemi sono altri, ho un senso di impotenza e mi vergogno di appartenere a un'Italia che non sa più cos'è l'accoglienza. Ieri tre immigrati a causa dei loro problemi mi hann pianto addosso e quando si vivono scene del genere tutto viene rimesso in discussione, l'ordine delle priorità cambia. Per questo motivo non darò mai scusanti a chi giudica gli stranieri senza conoscerne il vissuto.
PeaceReporter - Natalia Ciccarello è direttrice sanitaria di Sokos, associazione che garantisce assistenza gratuita agli immigrati senza permesso di soggiorno, alle persone senza fissa dimora e a chiunque viva in una condizione di esclusione sociale nel territorio di Bologna. L'abbiamo intervistata per conoscere meglio questa realtà e per discutere della legge sulla sicurezza da poco approvata.Come nasce l'esperienza di Sokos e dove opera?
Sokos, lo scorso anno, ha festeggiato i suoi quindici anni di attività. Nasce per iniziativa di alcuni medici che avevano accumulato esperienza in Africa e in altri paesi del cosiddetto Terzo mondo e con altre associazioni. Considerando ciò che stava accadendo all'epoca nei Balcani ed in Jugoslavia abbiamo sentito l'esigenza di creare qualcosa. E' da qui che parte l'esperienza di Sokos. Quest'associazione opera solo nella realtà di Bologna, non all'estero, ha iniziato lavorando sulla realtà territoriale, aiutando persone disagiate ed è cresciuta sino ad avere una convenzione con l'Unità Sanitaria Locale (Usl) che paga le spese di gestione e il locale.
Come si entra a far parte di quest'associazione?
Sokos è un'associazione che si basa su un'attività di puro volontariato. Non c'è alcun tipo di lucro per chi ci lavora. La quota associativa è di 35 euro e, prima di diventare soci, c'è un periodo di affiancamento di tre mesi. Non occorre necessariamente essere medici, chiunque può contribuire. I soci effettivi sono assicurati e per statuto è richiesta almeno una presenza per mese.
Quante persone si rivolgono a Sokos? E' possibile quantificare la vostra utenza?
Noi offriamo il nostro sostegno agli immigrati senza fissa dimora e senza permesso di soggiorno. Abbiamo più di sedicimila cartelle cliniche e si calcolano seimila visite in un anno. La maggior parte delle persone che si rivolgono a noi, ultimamente, provengono dall'est Europa, soprattutto donne, e ci sono anche numerosi pakistani. A seconda del momento ci sono immigrati diversi, si varia molto. Abbiamo collaborato anche con l'associazione Fiori di strada (un'associazione di volontari che assiste giovani prostitute e in certi casi riesce a convincerle a farsi liberare dalla schiavitù degli sfruttatori, ndr) per assicurare la copertura sanitaria alle ragazze che lavorano in strada. Quelli che stanno peggio, ora, sono i rumeni. Loro essendo cittadini neo comunitari non godono né della nostra assistenza né di quella Usl. Abbiamo provato a creare un'unità apposita, ma i tempi di risposta dell'Usl sono lunghi.
Come è organizzato il personale?
Fanno parte del personale 52 persone tra medici e addetti alla segreteria. Tre giorni a settimana, il lunedì, mercoledì e venerdì pomeriggio, viene garantita la medicina di base mentre gli altri giorni si offrono visite specialistiche. I tempi di attesa sono brevi e le persone che si rivolgono a noi non devono pagare il ticket. La cosa affascinante è che ci sono medici giovani che ancora credono di poter cambiare le cose. E' un bel messaggio di speranza. Inoltre Sokos mette a disposizione degli immigrati tre psicologi, per prevenire eventuali situazioni di disagio psichico che potrebbero anche degenerare in forme depressive.
Come vi siete mossi per contrastare la recente legge sulla sicurezza che introduce il reato di clandestinità?
Naturalmente abbiamo lottato e protestato già quando questo governo voleva introdurre l'obbligo di denuncia da parte dei medici. Era una cosa che a livello deontologico non poteva passare e l'ordine dei medici è stato dalla nostra parte. E' il reato di clandestinità a essere la questione più preoccupante. Anche se non c'è l'obbligo di denuncia, se mandassi un immigrato all'anagrafe a richiedere la tessera Spt (straniero temporaneamente presente), l'impiegato in quanto pubblico ufficiale potrebbe denunciarlo. La legge non tiene, perché regolarizzare le badanti e non i muratori? Perché le badanti fanno comodo alla nostra società e svolgono un ruolo di assistenza che gli italiani, a quel prezzo, non svolgerebbero mai. E' un'ipocrisia assurda.
Quale impatto può avere questa legge sulla vostra attività ambulatoriale?
Una diminuzione di afflusso c'è stata. Queste persone adesso hanno una grandissima paura. Ciò provoca enormi problemi: gli immigrati non vanno a farsi curare, diffidano. Oltretutto bisogna sfatare lo stereotipo per cui essi sono portatori di malattie. Non è assolutamente vero, ad arrivare sono i più giovani mandati dalla famiglia in modo da poter aiutare a distanza chi rimane. Da dieci anno lavoro per Sokos, ho conosciuto persone splendide. Dobbiamo tutti ricordarci delle ragioni che spingono gli immigrati ad abbandonare il loro paese. Vogliono garantire un tetto ai genitori, un futuro alla loro famiglia, ai loro figli. Se non si conoscono le motivazioni non si può giudicare. Ho conosciuto una ragazza con due lauree che fa la badante. Questo perché il suo paese non le offre nulla, è per questo che è qui. Questa legge è una legge razzista, crudele. Non pensavo che il presidente Napolitano l'avrebbe firmata. Crea esclusione, paura, emarginazione, depressione. Sono la prima a dire che chi delinque non merita di restare, ma ciò non dipende dall'essere immigrato. Oggi sono delusa e arrabbiata.
Come ha iniziato quest'esperienza e come si sente adesso che questa legge rischia di avere effetti negativi sulla vostra attività?
Dopo la pensione volevo andare in Africa e rendermi utile. In seguito a un colloquio con il presidente di Sokos, il dottor Zendron, ho capito che l'Africa è anche qui e ho cominciato a lavorare con Sokos. Io conosco queste persone, questa realtà e adesso mi sento più forte di prima, più forte di andare contro le istituzioni, ora che ho toccato con mano la loro bassezza. Difendo ancora di più queste persone. Adesso addirittura incitano le persone a non affittare agli stranieri. Sono amareggiata, forse perché vengo da un'esperienza giovanile in cui c'erano ideali molto forti. Se Sokos sparisse non dovrebbe accadere perché non ci sono più immigrati ma perché le istituzioni finalmente si sono fatte carico di questi compiti. La salute è un diritto di tutti, universale. Io non sono una politica, parlo con il cuore, vivo questa realtà e mi vergogno della situazione in cui l'Italia si trova. Non si può dire che è stata fatta una legge per contrastare la violenza. Ci sono persone con patologie estremamente serie, cosa accade se non si curano più?
E' difficile staccare l'esperienza in ambulatorio dal privato. E' tutto un continuo. Ci si rende conto che i problemi sono altri, ho un senso di impotenza e mi vergogno di appartenere a un'Italia che non sa più cos'è l'accoglienza. Ieri tre immigrati a causa dei loro problemi mi hann pianto addosso e quando si vivono scene del genere tutto viene rimesso in discussione, l'ordine delle priorità cambia. Per questo motivo non darò mai scusanti a chi giudica gli stranieri senza conoscerne il vissuto.
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