domenica, luglio 12, 2009
Opinioni di politici, industriali, economisti e teologi… e anche un po’ di storia

del nostro redattore Carlo Mafera (terza parte)

Significativo è dare uno sguardo alla 45-ima settimana sociale dei Cattolici Italiani. Anche lì, nel documento preparatorio, si sono sviluppati dei temi cruciali riguardo all’impegno dei laici nei confronti della società italiana nel corso del secolo precedente fino ai giorni nostri. La presenza dei cattolici riprese con forza dal 1991 in poi, dopo che erano stati marginalizzati dalla politica e dall’economia. Questo fenomeno si era già verificato un secolo prima, dopo la presa di Porta Pia, quando prevalse il pensiero liberal-massone. Ma l’opera di Giuseppe Toniolo, beatificato da Paolo VI, contrastò questa tendenza. Sia lui sia la Rerum Novarum impressero una svolta fondamentale alla presenza pubblica dei cattolici. L’enciclica propose una visione alternativa sia al socialismo sia al liberismo, sottolineando il pericolo della accumulazione della ricchezza in poche mani e invece l’altrettanto pericolosa estensione della povertà (come sta succedendo oggi). L’enciclica richiamava i capitalisti alle loro responsabilità sociale, denunciando l’egoismo e lo sfruttamento dei lavoratori come comportamenti inaccettabili. La Rerum Novarum rilanciava l’idea dell’associazionismo esortando i cattolici a promuovere associazioni coerenti con i principi cristiani. Toniolo si fece promotore di fondare una rivista, la Rivista Internazionale di Scienze Sociali e Discipline Ausiliari (RISSDA). Nel suo programma si può leggere una frase molto significativa “…Che non siavi un saldo ordine sociale, né vera e durevole civiltà per alcun popolo fuori dal cattolicesimo”. In particolare l’azione del Toniolo si sviluppò nel campo della cooperazione. Infatti, dopo la pubblicazione della Rerum Novarum ci fu un’attenzione specifica per il credito e il conseguente incremento delle casse rurali cattoliche. Da 30 che erano nel 1892 divennero 779 nel 1897 e salirono a 2002 nel 1915 e ancora a 2545 nel 1920 per poi diminuire nel periodo fascista. Ci furono comunque in quegli anni molte esperienze creditizie di ispirazione cattolica: Il banco ambrosiano e il credito romagnolo furono quelle più eclatanti. La cosa più importante da sottolineare è che queste iniziative creditizie erano rivolte al finanziamento di piccole imprese, non affidate alle grandi banche. Furono, per così dire, le precorritrici del fenomeno attuale del microcredito di cui si parlerà più avanti e che, a detta di molti, rappresenterà la migliore soluzione alla crisi economico-finanziaria attuale. E’ interessante citare questo fenomeno della proliferazione delle casse rurali come un sistema creditizio (bancario) al servizio della persona e della società (ciò che non succede più in questo momento storico nel nostro sistema bancario).
In particolare c’è da dire che quelle miriadi di imprese a conduzione familiare (che poi sono l’ossatura della nostra economia) andrebbero rilanciate con l’ausilio del credito cooperativo che purtroppo oggi rappresenta solo il 10 per cento del sistema bancario. Anche ai giorni nostri la cooperazione sociale merita una menzione specifica in quanto nacque proprio nel mondo cattolico. Fu Giuseppe Filippini a fondare la prima cooperativa di assistenza e solidarietà sociale, e lo stesso Filippini fu molto attivo a coinvolgere Confcooperative (la lega delle cooperative cattoliche) che aveva due scopi principali: l’associarsi per soddisfare i bisogni spirituali (formazione, educazione ed assistenza) e farlo non solo a vantaggio dei soci ma anche degli “altri”, dei lontani, e ciò si configurava come il primo esempio di mutualità allargata. E questa esperienza, sostenuta dalla legge del 1991, voluta dalla Confcooperative, sanciva il primato dei cattolici in questo settore. Purtroppo la loro presenza è in generale arretrata in campo bancario, ad eccezione della BCC, la banca di credito cooperativo, perché le banche cattoliche, per effetto di fusioni, si sono stemperate in compagini più pluraliste. L’unica iniziativa sorta recentemente è Banca Etica di Padova che lavora a favore del terzo settore.
Va ricordato anche il fenomeno del commercio equo e solidale nei gruppi d’acquisto solidali (Gas) per boicottare le imprese che sfruttano lavoro minorile e sottopagato. C’è anche da segnalare nel mondo cattolico, di fronte all’insorgere di nuove povertà e di nuovi bisogni sociali, le opere sociali no profit e di volontariato, circa 50mila nell’ultimo censimento Istat. Sono istituzioni dedicate all’assistenza, alla sanità e all’istruzione con oltre 400mila dipendenti per un valore aggiunto di circa 25 mld di euro.
Oggi le organizzazioni collegate alla Chiesa costituiscono la maggioranza del settore privato in quasi tutti i settori del Welfare. La dottoressa Vera Negri Zamagni, relatrice della 45-ima Settimana Sociale con l’intervento “Movimento Cattolico e trasformazioni dell’economia e della società” così conclude: “Ma l’incidenza del mondo cattolico nella produzione di welfare non statale è certamente ancora maggiore, se per esempio ricordiamo che tutta la rete della Caritas non è inclusa nel censimento Istat, né sono incluse le tante attività di volontariato informale, per esempio quelle esercitate in parrocchia… La carrellata che ho realizzato sulla presenza dei cattolici nell’economia e nella società italiana dell’ultimo secolo ci consegna almeno tre messaggi: i cattolici italiani si sono spesi in campo economico-sociale, come in campo politico, con coraggio e inventività, e ci hanno lasciato nel complesso una buona eredità di istituzioni attive e multiformi; la presenza nelle attività economico-sociali è stata forte prima che si realizzasse una presenza politica significativa e dunque non è stata indotta o “coperta” dalla politica, ma ha avuto una sua chiara autonomia; il coinvolgimento dei laici è stato preponderante, ma vi era una partecipazione significativa del clero, talora in ruoli promozionali significativi. Parte da qui la responsabilità del tempo presente. Non ci si può sottrarre ad una prima considerazione: in un’epoca in cui la DSC era agli inizi e l’ambiente esterno così inospitale, i cattolici hanno offerto una testimonianza pubblica molto incisiva, non solo sulla linea secolare delle “Opere Pie”, sempre rimaste vive, ma su quella delle nuove realtà economico-sociali del mondo industrializzato (impresa e organizzazione del lavoro).
Cosa mai sta succedendo oggi, cosa spinge i cattolici a ritirarsi nelle Opere Pie? Occorre invece rivitalizzare e ripensare le istituzioni ereditate dal passato nel contesto presente di accentuato pluralismo e pensarne di nuove, adatte al tempo presente. Esempio della cooperazione. Esempio dell’impresa sociale. Esempio della democrazia partecipativa. Le Settimane Sociali dei cattolici italiani servono propriamente a questo scopo: fornire ai cattolici impegnati linee di pensiero che sostengano l’impegno concreto, come Toniolo aveva ben compreso un secolo fa.”

1° parte

2° parte

4° parte

5° parte

6° parte

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