venerdì, luglio 31, 2009
La decisione di Benedetto XVI di scegliere il tema della salvaguardia del Creato per la prossima Giornata Mondiale della Pace rappresenta «un contributo fondamentale per una corretta impostazione della sfida del secolo: la difesa del creato da tutto ciò che ne sta provocando il degrado, senza cadere nella trappola del catastrofismo climatico»

LaStampa.it - La decisione di Benedetto XVI di scegliere il tema della salvaguardia del Creato per la prossima Giornata Mondiale della Pace rappresenta «un contributo fondamentale per una corretta impostazione della sfida del secolo: la difesa del creato da tutto ciò che ne sta provocando il degrado, senza cadere nella trappola del catastrofismo climatico». Lo afferma il prof. Franco Prodi, studioso di fisica dell’atmosfera, di meteorologia e di climatologia d’indiscussa autorevolezza che commenta sull’Osservatore Romano anche l’attenzione dedicata dal Papa all’ambiente nell’Enciclica «Caritas in veritate». Ricercatore del Centro Nazionale delle Ricerche dal 1967, docente universitario e membro di numerose commissioni di studio nazionali e internazionali su atmosfera e clima oltre che fratello dell’ex premier, il prof. Prodi sottolinea «l’importanza dell’attenzione che il Papa reclama costantemente per la questione ambientale, soprattutto nell’ottica della salvaguardia del creato come presupposto imprescindibile per costruire la pace» e in sintonia con l’impostazione del Pontefice prende le distanze dal rischio di «concentrare l’attenzione sul clima» in modo eccessivo che, spiega, «ci ha fatto perdere di vista l’essenziale: ci vuole un accordo immediato per far sì che le leggi del mercato siano sottomesse all’urgenza del rispetto planetario. In questo senso la raccomandazione del Papa è fondamentale. Dobbiamo imparare a considerare il nostro pianeta come la casa di tutti. E dobbiamo cominciare a pensare alla necessità di trasmettere questa casa alle generazioni future in modo il più possibile integro. Per questo abbiamo il dovere di custodire il creato: è questo - ricorda il climatologo - un obbligo morale. E se questo obbligo morale fosse effettivamente alla base di un accordo internazionale planetario e vincolante, la pace ne sarà conseguenza inevitabile».Per Prodi, e con l’accostamento tra la pace e la protezione dell’ambiente proposto dal Papa siamo «in presenza di un intervento giusto e puntuale per il momento che stiamo vivendo, caratterizzato da una serie di dibattiti sul clima. A mio avviso l’enfasi che è stata data in questi ultimi anni agli aspetti dei cambiamenti climatici ha un pò deviato da quello che è l’aspetto fondamentale della questione ambientale: la salvaguardia del pianeta dall’indubbio degrado cui è sottoposto. La cognizione della scienza sul sistema climatico è ancora incompleta, nel senso che è incapace di produrre previsioni affidabili sui cambiamenti climatici. Questa consapevolezza ha portato come contraccolpo lo scetticismo e dunque il fallimento di appuntamenti come quello di Kyoto». Per questo, afferma Prodi, «trovo perfettamente attuale l’invito del Papa a riportare l’attenzione sulla centralità della salvaguardia dell’ambiente del pianeta, del creato. È l’aspetto oggettivamente più compromesso: non esito a usare il termine tragedia proprio quando penso al degrado planetario ambientale. Non credo sia tanto questione di consapevolezza quanto piuttosto di volontà. È chiaro - conclude - che la questione del degrado ambientale, sia nel senso positivo sia in quello negativo, esercita influenze sul piano economico. Quindi la prima cosa che bisognerebbe fare è separare interessi di mercato dalla questione ambientale».

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