Spesso nelle fiabe c’è un contrasto tra la figura di una madre buona e una madre cattiva. Tale ambivalenza è un dualismo che , se in ogni essere umano può essere tollerato, nella madre viene rimosso e spesso non affrontato e non accettato perché la madre rappresenta l’unica certezza per la vita infantile che talvolta si protrae fino all’età adulta. Perciò, nello svolgimento della gran parte delle fiabe, viene sdoppiata la figura della madre. Quella buona scompare e viene sostituita da quella cattiva: la matrigna. La sua cattiveria diventa più plausibile non avendo legami di sangue come nel caso della fiaba di Cenerentola dove la matrigna è oppressiva recitando un ruolo di “bullismo” materno senza però attentare alla sua vita. Quando poi è la vita del figlio ad essere messa in gioco, allora il tabù diventa ancora più grande ed anche la matrigna si sdoppia in strega (come nella fiaba di Hansel e Gretel). Nel libro della Genesi la matrigna viene rappresentata dal serpente che seduce Eva a mangiare la mela, frutto dell’albero proibito ed in entrambi i casi tale seduzione avrà per conseguenza la perdizione. Le analogie sono molto forti in quanto vengono rappresentati gli stadi della vita della donna. Il primo stadio è quello in cui Eva vive nel Giardino dell’Eden come Biancaneve viveva nel bosco circondata dai sette nani, che rappresentano il simbolo fallico atto però a difendere la sua verginità (simbolo apotropaico). In questa fase c’è l’episodio della seduzione del serpente quando l’animale la invita ad assaggiare del frutto proibito cioè a vivere la prima esperienza erotica. E dopo questa esperienza Eva viene cacciata dal Giardino come Biancaneve viene spinta in una morte apparente i cui significati psicanalitici risparmiamo ai lettori. Ma spostiamo l’attenzione ancora sulla madre e in particolare al significato della sua assenza. Per esempio in Pinocchio la madre manca fin dall’inizio e la sua nascita richiama fortemente la partenogenesi dei miti greci. Ma mentre nell’Olimpo nascono divinità anche senza madre, nel nostro mondo senza di essa nascono mostri. Pinocchio rappresenta infatti la dimostrazione del mostro moderno che nasce e cresce rigido, sgraziato e ribelle per la mancanza dell’affetto materno. La figura paterna non potrà surrogare quella femminile in quanto la prima è portatrice solo dei valori di ordine e legalità ma non certamente della dimensione affettiva. Solo la presenza della madre nella sua vita, cercata e di tanto in tanto incontrata, opererà il miracolo di farlo uscire dalla sua condizione di mostro ma alla fine il ricongiungimento opererà il miracolo.
Secondo gli psicanalisti, la madre matrigna (anche nel caso di Pinocchio si può ravvisare una certa cattiveria nella sua assenza) , in taluni casi potrebbe essere positiva in quanto rappresenta i timori inconsci del bambino nell’affrontare e risolvere il complesso edipico. In altre parole il significato della madre – matrigna avrebbe il compito talvolta di incoraggiare il distacco dei figli dalle madri dipingendole come figure negative per accelerare il processo che spesso dura tutta la vita in talune situazioni simbiotiche. Ma nelle favole ci sono anche figure materne positive spesso sostitute della madre vera. Per esempio la fata madrina di Cenerentola rappresenta un principio provvidenziale di carattere divino che rimedia, con magiche trasformazioni, agli handicap della protagonista favorendo così la crescita di Cenerentola portandola dal ruolo di figlia a quello di donna, che le era stato impedito dalla madre-matrigna. (Quante situazioni simili ci sono nella realtà di cui le fiabe non sono che la rappresentazione!!). Così si spera, come nella fiaba di Pinocchio che la presenza di una madre sostitutiva di quella reale, svolga un ruolo positivo. La fata turchina all’inizio del libro è anche lei bambina. Man mano che si sviluppa la narrazione della vicenda c’è anche una contemporanea crescita della fata nel ruolo di madre e di pinocchio nel ruolo di figlio. Così anche dovrebbe accadere nella realtà ma purtroppo spesso e volentieri prevale l’aspetto negativo dove alla crescita e al distacco auspicati si sostituiscono l’involuzione e la simbiosi.
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