venerdì, maggio 29, 2009
Suor Marcella Catozza dell'associazione "Kay La" scrive una lettera da Haiti dove svolge la sua opera missionaria tra i poveri.

Suor Marcella è una missionaria che in questo momento opera ad Haiti presso la baraccopoli di Wharf Jeremy, che in creolo, la lingua haitiana, significa "Porto per Jeremy". E' una baraccopoli di 30mila abitanti, in cui le condizioni di vita sono estremamente difficili: non ci sono strade asfaltate, fognature, acqua potabile, luce e scuole.

Carissimi amici, eccomi a condividere con voi la bellezza che continua ad accadere nella mia vita e che mi rende sempre più certa della vocazione e quindi del compito. Intanto vi racconto come sono andate le cose da queste parti durante i mesi di marzo ed aprile. Il nostro programma per bambini denutriti ha visto entrare 32 bambini nuovi che piano piano stanno portando a termine il loro programma ed hanno già raggiunto tutti il peso forma. Abbiamo notato tempi di recupero più veloci il che è certamente dovuto al parziale miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie della baraccopoli che ha visto arrivare l’energia elettrica anche se precaria e non continuativa, l’asfalto della strada principale e di alcune delle secondarie il che ha permesso l’ingresso più in profondità dei camion di acqua potabile, l’impiantarsi di un programma di posizionamento di filtri di acqua in luoghi comuni in modo tale da rendere bevibile ogni tipo di acqua (uno di questi grossi filtri è stato messo anche nel nostro ambulatorio e quindi la gente può portare a casa acqua potabile o filtrarsi quella che si porta da casa)… insomma tanti piccoli interventi che stanno aiutando la situazione a cambiare. Oltre a questi bimbi nuovi hanno raggiunto il peso forma anche alcuni dei nostri “vecchi” amici, Dieunise, Libenson, Dieulinson, Bickenlove, Claudine, Yovesterline, Jamesley, Jamesley, Wachnique, Ischnaider, Herdy, Magrelita, Daniel, Ducarmarie, Venol Alexis che è passato dal programma latte a quello mamba ed ha concluso anche quest’ultimo, Merlineda, Francia, Mikenson, Sedlen.
Hanno invece abbandonato il programma Esteevenson, Christina, Geraldson, Ruthania e Kervens. Abbiamo quindi portato a termine tutti i bambini accolti che sono stati in totale 256, e siamo contente dei risultati ottenuti soprattutto perché se quando abbiamo iniziato nell’ottobre 2007 l’80% dei bambini che venivano in ambulatorio erano in condizione di denutrizione grave (circa 50 al giorno ne vedevo in queste condizioni), adesso, dopo un anno e mezzo di programma, mi capita di avere due bambini a settimana al di sotto del -3…. Questo indica che il lavoro svolto ha portato i suoi frutti di cura e di prevenzione
perché sostenendo le famiglie con riso, fagioli e biscotti per gli altri bimbi e mamba per il denutrito grave, si è evitato che tutti i bimbi della famiglia raggiungessero in tempi più o meno brevi la soglia della denutrizione grave. Quindi si è arginato il problema denutrizione oltre che recuperando i casi gravi, prevenendo quelli che avrebbero potuto diventarlo e di questo ringrazio gli amici dell’Associazione KAYLA che con tanta pazienza e volontà mi hanno accompagnato e sostenuto in tutti questi mesi e ringrazio ognuno di voi che avete reso possibile questo intervento o meglio avete reso possibile che questa gente non fosse sola di fronte alla fatica della vita ma trovasse una mano a cui aggrapparsi per uscire dal fango.
Oggi 30 aprile 2009, dichiaro definitivamente chiuso i Programmi “Una speranza per Job” e “Donna non piangere”, chiusi per quanto ci riguarda perché sto proseguendo nelle trattative di affidare l’ambulatorio ad una ONG italiana che punterà soprattutto ad un lavoro di formazione con le mamme e vedrà come dare un seguito al programma per i
bambini denutriti.
Grazie quindi a tutti voi che avete reso possibile l’accadere della speranza tra i poveri di Waf Jeremie.
Ma ora il cammino prosegue…spostandosi di pochi chilometri direi… dalla prossima settimana sarò infatti nella vicina REPUBBLICA DOMINICANA, a San Pedro de Marcoris,dove il vescovo mi ha chiesto di inventarmi qualcosa per gli haitiani che arrivano clandestinamente e che finiscono a tagliare canna da zucchero negli sterminati campi domenicani. L’esperienza di tre anni in Haiti, il parlare la lingua creola haitiana ed il capire perché questa gente scappa, mi facilita l’approccio ad una realtà difficile perché gli haitiani clandestini vivono nei bateyas, agglomerati di casupole senza acqua né luce, né servizi, né scuole per i figli… in gruppi di 30-40 famiglie generalmente unite dalla parentela. Cinque quintali di canna tagliata per 5 dollari: mi raccontavano che un uomo robusto e sano taglia 5 quintali di canna lavorando dalle 5 del mattino alle 21 se la canna non è bagnata dalla pioggia. Il vescovo, monsignor Francisco Ozoria, mi affiderebbe il progetto di una clinica mobile che collegata all’ospedale della diocesi, visiterebbe ogni giorno alcune di queste bateyas con un’equipe socio-sanitaria e piano piano diventasse una presenza di Cristo tra i poveri.
Non so ancora cosa faremo, come ci muoveremo, cosa troveremo… so solo che stiamo partendo per un’altra avventura che come sempre ha il sapore dell’Eterno perché è indicata dalla Chiesa. Prima tappa sarà quindi il rendere utilizzabile una vecchia ambulanza donata alla diocesi ma completamente da attrezzare e poi… mettersi in marcia sui sentieri polverosi verso le bateyas portando una Speranza che non è nostra e che per questo è anche loro.

Spero salirete con me su questa ambulanza per il progetto:
“AIN KAREM: NEL SERVIZIO PORTARE CRISTO AI POVERI”

Vi chiederete cosa significhi…..presto fatto… Ain Karem è l’odierno nome di BEIT HA KAREM, il villaggio dove abitava santa Elisabetta che Maria va a visitare subito dopo l’annuncio dell’Angelo. Maria va dall’anziana cugina gravida per aiutarla e mettersi al suo servizio, ma andando porta Cristo nel ventre…. è la baldanzosa pretesa che abbiamo: metterci ai servizio dei più poveri ma portando loro Cristo.
I passi successivi…..che come sempre ho già in testa….. aspettano di trovare conferma nella realtà e quindi ve li racconterò nella prossima lettera.

Un caro abbraccio a tutti
Suor Marcella
Port au Prince, 30 aprile 2009

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