Sabbia rossa con 17mila pietre bianche. È così che è stata ricoperta la scalinata del prestigioso palazzo dell'Assemblea legislativa di Rio de Janeiro. Uno spettacolo emozionante, una provocazione, l'ennesima, pensata dal Movimento Rio di Pace per ricordare le migliaia di vittime della violenza in Brasile: 17mila solo negli ultimi 28 mesi.
PeaceReporter - No al silenzio. Donne, bambini, giovani, e tanti poliziotti, per ricordare i quali sono state sistemate, sopra alcune pietre, alcune uniformi. Per completare il quadro, i manifestanti hanno indossato maschere bianche e esposto cartelli con i nomi delle vittime più giovani. Un atto dimostrativo per dire basta agli scontri a fuoco, all'uso delle armi, al narcotraffico, alla delinquenza, che sta schiacciando la bella Rio, ma anche moltre altre zone del paese. È accaduto lunedì e si è trattato di una delle tante manifestazioni ad effetto inventate da questo gruppo di cittadini e cittadine che dal gennaio 2007, quando ci fu una vera e propria escalation di morti ammazzati, si sono uniti per denunciare, sensibilizzare, gridare il proprio no alla violenza, aprendo le braccia alla pace. È così che è iniziata anche una campagna di raccolta firme tra i deputati dello Stato per chiedere maggior trasparenza nella lotta contro il crimine organizzato dei narcos e degli squadroni paramilitari che operano nelle favelas.
Un po' di numeri. Negli ultimi due anni si sono registrati 11.850 omicidi e 58 poliziotti uccisi. A questi si aggiungono 9.728 desaparecidos. Ed è su questi che la Ong insiste: si tratta realmente di gente scomparsa, o molti di loro sono già morti e sepolti, e restano vittime occulte della violenza? Impressionante è anche il dato che riguarda i poliziotti ammazzati a Rio negli ultimi dieci anni: 1458, e solo 311 erano in servizio quando sono stati uccisi. Una cifra che scoperchia i loschi intrecci tra forze dell'ordine e bande paramilitari, che si contendono il controllo delle favelas con le cosche dedite al narcotraffico. Tanti, una volta dismessa la divisa statale, imbracciano il fucile per farsi giustizia da soli, spesso assumendo atteggiamenti che si equiparano a quella degli uomini contro cui combattono. Numerosi anche i casi di alleanza tra questi gruppi di paras con le bande che dovrebbero combattere, un modo per gestire i grassi proventi del traffico di armi e droga.
Chi sono. "Ogni individuo ha il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza personale". Con l'articolo 3 della dichiarazione universale dei diritti umani, il Movimento Rio di Pace apre il suo sito internet, dove si trovano documenti, video, registrazioni audio improntanti a diffondere la cultura di pace e rispetto dell'altro."Siamo un gruppo di persone di ogni esrtazione sociale, senza vincoli politici o istituzionali e la nostra maggiore preoccupazione è la sicurezza pubblica - spiegano - La violenza nel nostro paese è una costante. Attualmente è il problema sociale più grave del Brasile. Negli ultimi dieci anni 500mila brasiliani sono rimasti vittime di omicidi. Per questo non possiamo restare a guardare".
PeaceReporter - No al silenzio. Donne, bambini, giovani, e tanti poliziotti, per ricordare i quali sono state sistemate, sopra alcune pietre, alcune uniformi. Per completare il quadro, i manifestanti hanno indossato maschere bianche e esposto cartelli con i nomi delle vittime più giovani. Un atto dimostrativo per dire basta agli scontri a fuoco, all'uso delle armi, al narcotraffico, alla delinquenza, che sta schiacciando la bella Rio, ma anche moltre altre zone del paese. È accaduto lunedì e si è trattato di una delle tante manifestazioni ad effetto inventate da questo gruppo di cittadini e cittadine che dal gennaio 2007, quando ci fu una vera e propria escalation di morti ammazzati, si sono uniti per denunciare, sensibilizzare, gridare il proprio no alla violenza, aprendo le braccia alla pace. È così che è iniziata anche una campagna di raccolta firme tra i deputati dello Stato per chiedere maggior trasparenza nella lotta contro il crimine organizzato dei narcos e degli squadroni paramilitari che operano nelle favelas.Un po' di numeri. Negli ultimi due anni si sono registrati 11.850 omicidi e 58 poliziotti uccisi. A questi si aggiungono 9.728 desaparecidos. Ed è su questi che la Ong insiste: si tratta realmente di gente scomparsa, o molti di loro sono già morti e sepolti, e restano vittime occulte della violenza? Impressionante è anche il dato che riguarda i poliziotti ammazzati a Rio negli ultimi dieci anni: 1458, e solo 311 erano in servizio quando sono stati uccisi. Una cifra che scoperchia i loschi intrecci tra forze dell'ordine e bande paramilitari, che si contendono il controllo delle favelas con le cosche dedite al narcotraffico. Tanti, una volta dismessa la divisa statale, imbracciano il fucile per farsi giustizia da soli, spesso assumendo atteggiamenti che si equiparano a quella degli uomini contro cui combattono. Numerosi anche i casi di alleanza tra questi gruppi di paras con le bande che dovrebbero combattere, un modo per gestire i grassi proventi del traffico di armi e droga.
Chi sono. "Ogni individuo ha il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza personale". Con l'articolo 3 della dichiarazione universale dei diritti umani, il Movimento Rio di Pace apre il suo sito internet, dove si trovano documenti, video, registrazioni audio improntanti a diffondere la cultura di pace e rispetto dell'altro."Siamo un gruppo di persone di ogni esrtazione sociale, senza vincoli politici o istituzionali e la nostra maggiore preoccupazione è la sicurezza pubblica - spiegano - La violenza nel nostro paese è una costante. Attualmente è il problema sociale più grave del Brasile. Negli ultimi dieci anni 500mila brasiliani sono rimasti vittime di omicidi. Per questo non possiamo restare a guardare".
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