giovedì, maggio 21, 2009
L'economia della criminalità organizzata attraversa e inquina anche il territorio marchigiano

Liberainformazione - Ad Ascoli Piceno Libera è stata recentemente costituita, e proprio dall’associazionismo antimafia viene la necessità di informazione sui fenomeni criminali del nostro paese, anche in quelle regioni che ancora oggi molti si ostinano a considerare “isole felici”. Di queste realtà, purtroppo non ne esistono più. Le mafie sono presenti e attive ovunque, anche a livello internazionale. La proiezione di “Gomorra”, riproposizione cinematografica di Garrone del romanzo di Saviano, è l’occasione ideale per fare il punto sulle mafie nelle Marche.

Le mafie giocano un ruolo importante nelle regioni dell’Italia centro-settentrionale, ma lo declinano in modo differente. Se nelle regioni meridionali la presenza mafiosa si realizza principalmente con il controllo del territorio, quindi racket, controllo sociale, intimidazioni, nelle regioni centro-settentrionali si realizza in maniera “soft”. Almeno inizialmente.L’infiltrazione avviene silenziosamente, sotto traccia, ma avviene. Si manifesta con il monopolio sui traffici, con il riciclaggio di denaro sporco, con il controllo sugli appalti, cercando la collusione di amministratori locali “sensibili”, corrompendo il mercato, la politica e l’informazione. Realizzando un controllo “leggero”, ma pur sempre effettivo, sui gangli vitali dell’economia e della società.

Incrociando i dati della relazione della Direzione Nazionale Antimafia 2008, con gli ultimi rapporti di Legambiente sulle ecomafie, e tenendo in considerazione l’ultimo rapporto di Sos Impresa, possiamo provare a tratteggiare un quadro sulle infiltrazioni mafiose nelle Marche.

Dalle analisi fatte dalla Dna, le mafie sono operative, anche se non si sembrano strutturalmente radicate. Nella regione operano organizzazioni criminali italiane e straniere. I cinesi sono attivi per lo più nella tratta degli esseri umani e nello sfruttamento di manodopera in nero. Dominicani ed albanesi si occupano dei traffici di droga, cocaina ed eroina, con collegamenti sia a livello internazionale, che con le mafie del nostro paese.

Il tentativo di infiltrazione nel settore degli appalti è preoccupante: « vi è il rischio concreto che fenomeni di rilevante entità…abbiano a transitare attraverso il mercato delle false certificazioni in tema di imprese abilitate alla partecipazione alle gare di appalto». Imprese, denuncia la Direzione Nazionale Antimafia, per lo più provenienti dalla Sicilia, riescono ad ottenere falsi certificati per partecipare alle gare di appalto in alcune realtà marchigiane, alterando le regole e viziando il corretto funzionamento del mercato.

Il porto di Ancona costituisce un ghiotto approdo per traffici illeciti di ogni sorta. Droga, principalmente l’eroina che viaggia attraverso le innumerevoli varianti della “rotta balcanica”, e la cocaina, che i narcos colombiani riescono a far arrivare dalle più svariate destinazioni. Esseri umani, “importati” dall’Asia e dall’Europa dell’est, destinati a lavorare in condizioni di schiavitù. Contrabbando di sigarette, che continua ad essere uno tra le più lucrose fonti di arricchimento delle mafie balcaniche. Nella sola operazione “Trojan Horse” nel novembre 2007 sono stati sequestrati 39 mila chili di tabacco estero lavorato, pari a 195.100 stecche di sigarette. Riciclaggio di denaro sporco, come risulta dall’operazione “easy money”, come evidenziato da un’operazione condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Direzione Distrettuale di Ancona, che ha portato alla luce una vasta rete di sub-agenzie in tutta Italia, circa 60 mila, coinvolte nella “ripulitura” di denaro sporco verso l’estero. La Dna indaga, inoltre, su operazioni di riciclaggio riconducibili diretti verso San Marino. Nell’ambito delle ecomafie tra il 2007 e il 2008, si registrano numerosi casi di illecito smaltimento di rifiuti. Operazioni dai nomi suggestivi: “Staccionata”, “Toxic country”, che raffigurano una dimensione allarmante, ed interregionale, di aggressione all’ambiente.

Campanelli di allarme che da un lato dimostrano la capacità di infiltrazione delle mafie sia a livello nazionale che internazionale, dovuta alla enorme disponibilità di denaro da reinvestire in attività lecite e in operazioni illecite. Dall’altro lato mettono in evidenza la necessità che la società si responsabilizzi di fronte alla minaccia delle mafie, evitando il preoccupante, ma diffuso, fenomeno della “depenalizzazione” dei reati nelle coscienze dei cittadini.

di Gaetano Liardo


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