Test nucleare e missili a corto raggio
RadioVaticana - La Nord Corea ha concluso stamattina un imponente test nucleare sotterraneo e contemporaneamente il lancio di due missili a corto raggio. L’esperimento, che sfida apertamente il regime di sanzioni varato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dopo i test atomici falliti nel 2006, ha provocato un forte sisma di 4,5 gradi della scala Richter avvertito anche in Corea del Sud. Unanime la condanna internazionale che vede nei test nucleari di Pyongyang una concreta minaccia alla pace. Nel pomeriggio di oggi infatti è stata convocata una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dedicata alla questione nucleare norcoreana, in cui un ruolo di primo piano sarà giocato dalla Cina, membro permanente del Consiglio con diritto di veto. Sull’allarme internazionale provocato dal test di questa mattina Stefano Leszczynski ha intervistato Francesco Sisci, corrispondente da Pechino del quotidiano La Stampa.R. – E’ un elemento di minaccia certamente maggiore che il Nord Corea pone sul tavolo, molto più che altre volte.
D. - E’ stato molto duro e inusuale il commento del presidente americano nei confronti di questo nuovo esperimento e soprattutto in concomitanza con la riunione di urgenza del Consiglio di Sicurezza...
R. – C’è però un altro elemento importante e cruciale proprio per il Consiglio di Sicurezza, dove tra l’altro la Cina ha diritto di veto, e cioè il fatto che oggi la Cina popolare, Pechino, ha una possibilità di unirsi di più con Taiwan e in qualche modo abbandonare la Nord Corea. Questo potrebbe spingere la Cina ad avere una posizione più dura verso il Nord Corea.
D. – In sostanza, non fa il gioco di Pechino avere un elemento di disturbo così potente agli equilibri geopolitici in Asia?
R. – Assolutamente no e come anche nell’occasione del 2006, questi esperimenti nucleari del Nord Corea sono tarati esattamente contro Pechino. Nel 2006 era in occasione di un vertice con il Giappone, questa volta in occasione di un vertice pan cinese della grande Cina, tra comunisti e nazionalisti. Da questo si vede che il vero grande obiettivo strategico di Pyong Yang è Pechino, che in qualche modo è colpevole di avere tradito la grande alleanza, fratellanza con la Nord Corea.
D. – A breve si dovrebbe tornare a parlare anche di rinnovo del trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari. Una nuova minaccia nucleare di questo tipo nel mondo può provocare un forte ripensamento sulla riduzione delle armi nucleari...
R. – Viste le necessità strategiche oggettive, la quantità di testate strategiche in giro per il mondo - almeno quelle americane, russe e così via - è assolutamente pletorica, eccessiva, per le esigenze teoriche di difesa. Certo è che il problema nord coreano non pone un problema di difesa nucleare, non è pensabile che la Nord Corea possa attaccare in maniera efficace la difesa missilistica americana. La vera minaccia strategica della Nord Corea non è la sua testata nucleare o i suoi missili, ma i circa ottomila cannoni che sono puntati su Seul. Un attacco a sorpresa americano potrebbe eliminare i siti nucleari, i siti missilistici, ma certamente non ce la farebbe ad eliminare tutti gli ottomila cannoni che sono puntati invece su questa metropoli di circa 10 milioni di abitanti.
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