Un faldone di 140 pagine. Tante, ma potrebbero non essere sufficienti se si parla di Radovan Karadzic, l'ex leader dei serbi di Bosnia, presidente di quella repubblica Srpska nata dalle ceneri della ex-Jugoslavia nel sanguinoso conflitto all'inizio degli anni Novanta.
Peace Reporter - Memoria difensiva. Il documento è stato presentato lunedì scorso dal collegio di difesa di Karadzic alla Corte Penale Internazionale dell'Aja per i crimini nella ex-Jugoslavia che deve giudicarlo per undici capi d'accusa tra cui crimini di guerra, genocidio e crimini contro l'umanità. La difesa di Karadzic, arrestato a Belgrado il 21 luglio 2008, dopo tredici anni di latitanza, chiede che il processo venga invalidato e le accuse a carico del suo assistito cancellate, con la conseguente immediata scarcerazione del 64enne psichiatra, con la passione per la poesia. La motivazione? Molto semplice: Karadzic non è mai stato latitante, ma ha semplicemente seguito alla lettera l'accordo sottoscritto con il diplomatico Usa Richard C. Holbrooke, mediatore ai tempi del conflitto nella ex-Jugoslavia. Karadzic, in cambio dell'immunità per quanto ordinato ai suoi uomini ai tempi della guerra, doveva abbandonare la scena politica nel 1996, scomparendo nel nulla e permettendo così la firma degli Accordi di Dayton che, sotto l'egida Usa, chiudevano il conflitto nei Balcani.
Patto con il diavolo. "Se il tribunale dovesse appurare che l'accordo-Holbrooke é vincolante, dovrebbe annullare il procedimento giudiziario", hanno concluso i difensori di Karadzic.
Nella memoria difensiva, gli avvocati di Karadzic citano testimoni diretti dell'accordo con Holbrooke, tra cui l'ex speaker del Parlamento serbo-bosniaco, Momcilo Krajisnik, e l'ex ministro degli Esteri, Aleksa Buha, ma anche documenti e lettere che ne proverebbero la veridicità. Nel documento, inoltre, chiedono alla Corte di tenere un'udienza speciale per stabilire la verità circa un incontro che sarebbe avvenuto a Belgrado il 18-19 luglio1996 tra lo stesso Holbrooke e Karadzic, nel quale sarebbe stata promessa l'immunità al leader serbo-bosniaco. Questa versione dei fatti era emersa subito dopo l'arresto di Karadzic, ma Holbrook, oggi inviato speciale dell'amministrazione Obama per Afghanistan e Pakistan, ha sempre smentito.
Storia imbarazzante. Quando Karadzic venne arrestato, su un tram di Belgrado, città nella quale si muoveva nei panni di un certo Dragan Dobic, identità con la quale si era rifatto una vita come guru del salutismo, l'avvocato dell'ex leader serbo-bosniaco, Svetozar Vujacic, aveva denunciato come al suo assistito fossero stati sottratti il computer portatile e cinquanta tra dvd e cd-rom pieni di foto, documenti e testimonianze. "Il materiale rubato rappresenta un elemento necessario per la sua difesa, e non solo per i suoi personali interessi, ma anche - come sottolineato dallo stesso Karadzic - per la difesa della Republika Srpska e della Serbia stessa", commentò Vujacic, che tenne a sottolineare come nell'arresto fossero coinvolti dirigenti serbi molto interessati a far scomparire quei documenti oggi compromettenti per molti di loro.
Sono poche le possibilità che il collegio di difesa di Karadzic ottenga la scarcerazione, perché il tribunale dell'Aja istituto dalle Nazioni Unite ha giurisdizione erga omnes e può quindi giudicare per reati che offendono l'umanità tutta, al di là di eventuali accordi d'immunità concessi da singoli governi. La mossa, in realtà, sembra un chiaro messaggio politico per Holbrooke, l'amministrazione Clinton che all'epoca governava negli Usa e alcuni dirigenti serbi che ai tempi del conflitto si possono essere macchiati di colpe che hanno tutto l'interessa a nascondere. Karadzic, si sa, con la psiche degli uomini ci sa fare.
Peace Reporter - Memoria difensiva. Il documento è stato presentato lunedì scorso dal collegio di difesa di Karadzic alla Corte Penale Internazionale dell'Aja per i crimini nella ex-Jugoslavia che deve giudicarlo per undici capi d'accusa tra cui crimini di guerra, genocidio e crimini contro l'umanità. La difesa di Karadzic, arrestato a Belgrado il 21 luglio 2008, dopo tredici anni di latitanza, chiede che il processo venga invalidato e le accuse a carico del suo assistito cancellate, con la conseguente immediata scarcerazione del 64enne psichiatra, con la passione per la poesia. La motivazione? Molto semplice: Karadzic non è mai stato latitante, ma ha semplicemente seguito alla lettera l'accordo sottoscritto con il diplomatico Usa Richard C. Holbrooke, mediatore ai tempi del conflitto nella ex-Jugoslavia. Karadzic, in cambio dell'immunità per quanto ordinato ai suoi uomini ai tempi della guerra, doveva abbandonare la scena politica nel 1996, scomparendo nel nulla e permettendo così la firma degli Accordi di Dayton che, sotto l'egida Usa, chiudevano il conflitto nei Balcani.Patto con il diavolo. "Se il tribunale dovesse appurare che l'accordo-Holbrooke é vincolante, dovrebbe annullare il procedimento giudiziario", hanno concluso i difensori di Karadzic.
Nella memoria difensiva, gli avvocati di Karadzic citano testimoni diretti dell'accordo con Holbrooke, tra cui l'ex speaker del Parlamento serbo-bosniaco, Momcilo Krajisnik, e l'ex ministro degli Esteri, Aleksa Buha, ma anche documenti e lettere che ne proverebbero la veridicità. Nel documento, inoltre, chiedono alla Corte di tenere un'udienza speciale per stabilire la verità circa un incontro che sarebbe avvenuto a Belgrado il 18-19 luglio1996 tra lo stesso Holbrooke e Karadzic, nel quale sarebbe stata promessa l'immunità al leader serbo-bosniaco. Questa versione dei fatti era emersa subito dopo l'arresto di Karadzic, ma Holbrook, oggi inviato speciale dell'amministrazione Obama per Afghanistan e Pakistan, ha sempre smentito.
Storia imbarazzante. Quando Karadzic venne arrestato, su un tram di Belgrado, città nella quale si muoveva nei panni di un certo Dragan Dobic, identità con la quale si era rifatto una vita come guru del salutismo, l'avvocato dell'ex leader serbo-bosniaco, Svetozar Vujacic, aveva denunciato come al suo assistito fossero stati sottratti il computer portatile e cinquanta tra dvd e cd-rom pieni di foto, documenti e testimonianze. "Il materiale rubato rappresenta un elemento necessario per la sua difesa, e non solo per i suoi personali interessi, ma anche - come sottolineato dallo stesso Karadzic - per la difesa della Republika Srpska e della Serbia stessa", commentò Vujacic, che tenne a sottolineare come nell'arresto fossero coinvolti dirigenti serbi molto interessati a far scomparire quei documenti oggi compromettenti per molti di loro.
Sono poche le possibilità che il collegio di difesa di Karadzic ottenga la scarcerazione, perché il tribunale dell'Aja istituto dalle Nazioni Unite ha giurisdizione erga omnes e può quindi giudicare per reati che offendono l'umanità tutta, al di là di eventuali accordi d'immunità concessi da singoli governi. La mossa, in realtà, sembra un chiaro messaggio politico per Holbrooke, l'amministrazione Clinton che all'epoca governava negli Usa e alcuni dirigenti serbi che ai tempi del conflitto si possono essere macchiati di colpe che hanno tutto l'interessa a nascondere. Karadzic, si sa, con la psiche degli uomini ci sa fare.
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