venerdì, maggio 15, 2009

di Monica Cardarelli

C’è un mondo a parte in ciascuno di noi e intorno a noi, come una sorta di involucro, di guscio protettivo dal mondo esterno. È il mondo delle piccole gioie, un ambiente prezioso e delicato, da custodire e difendere con tenerezza. Non sempre è evidente a noi stessi e agli altri, ma c’è, sussiste. Per crescere però, ha bisogno di attenzioni e di essere coltivato.
C’è bisogno di tempo, per ogni cosa, anche per coltivare quella parte di sé invisibile agli occhi della ragione. Tempo e pazienza. Saper aspettare per veder crescere, maturare questo ‘cuore’ interno ad ogni esser umano, avendo cura anche di spolverarlo di tanto in tanto da tutte le membrane che rischiano di avvolgerlo: razionalità, cinismo, rancore, superficialità.
Si tratta di quella ‘zona di luce’ pura e ancora incontaminata che alcuni poeti hanno chiamato lo spirito di fanciullezza, il fanciullino pascoliano o l’esprit d’enfance di Georges Bernanos che porterà il protagonista de ‘Diario di un curato di campagna’ ad affermare in punto di morte “Che cosa importa? Tutto è grazia.”
Sensazioni ed emozioni semplici che ti accendono lo sguardo, che ti fanno accapponare la pelle, che ti tolgono il respiro, che ti fanno piangere senza volerlo, di gioia.
Quelle sensazioni che non puoi controllare, che ti assalgono e fuoriescono da te all’improvviso, che sono quella parte di te che non pensa prima di parlare, che non riflette prima di abbracciare, che dona mentre accoglie, senza chiedere, gratuitamente.
È un ambiente delicato perché indifeso. È un luogo in cui non ci si riconosce perché ancora non ci si conosce pienamente e proprio per questo rappresenta una scoperta continua per noi stessi e per gli altri.
È un momento lungo tutto una vita in cui non siamo noi a pensare, ma se ci appoggiamo l’orecchio riusciamo a percepire suoni, rumori, odori.
Riusciamo cioè a sentire quello che impulsivamente il nostro corpo ci rimanda come flashback.
È là che si annidano le sensazioni delle piccole gioie quotidiane.
Il ricordo di te bambino in una grande piazza; le sensazioni di serenità e semplicità di quei momenti; i giochi condivisi con i primi amici e il gusto dell’amicizia semplice; il sapore delle lacrime quando piangi di gioia; il rumore della pioggia sul vetro delle finestre e quello del ciocco che brucia nel caminetto d’inverno; il ricordo della sensazione piacevole che torna al palato quando si assapora un cibo che ci rievoca qualcosa, come le ‘madeleines’ di Proust da cui proviene tutto un universo di ricordi, di sensazioni.
“La felicità è fragile. Tu non sei un equilibrista e avanzi passo dopo passo. Non sai niente dei tuoi giorni, sei in bilico sul filo, non vedi lontano. Se guardi in basso hai le vertigini, non guardare. Tu cammini un po’ più in alto, ma la felicità è difficile. Rischi ad ogni passo, avanzi docilmente. Ad ogni rischio la felicità è là. Tu avanzi verso di te; la fine del filo non esiste.”
Così inizia il libro “Le bonheur” (La felicità) di Philippe Delerm, con questa descrizione di felicità prima di proseguire raccontando con tratto leggero i piccoli piaceri della vita, le piccole gioie quotidiane.
È vero, la felicità è fragile, è difficile da mantenere, vacilla ad ogni passo. Ma la cosa interessante è che l’uomo avanza ‘verso di sé’ perché la felicità non è qualcosa di esterno da raggiungere ma risiede in noi. La felicità è in noi stessi o meglio, siamo noi con tutto il nostro essere che possiamo percepirla. Noi possiamo percepire le piccole gioie quotidiane.
È proprio in quell’angolo delicato e prezioso che risiede la capacità di ‘sentire’ e apprezzare le piccole gioie e la felicità. Perché se la felicità è difficile da mantenere costante, è anche vero che sono le piccole gioie quotidiane che aiutano a mantenere vigile l’attenzione e la tensione verso la felicità. La gioia è preparatoria allo stato di felicità.
“Le gioie semplici sono le più belle. Sono quelle che alla fine sono le più grandi.” Sono le parole della Preghiera Semplice che San Francesco scrisse nella chiesa di San Damiano.
La semplicità di cuore, ecco la ricetta per poter apprezzare le piccole gioie della vita. Ecco il modo per alimentare e coltivare il mondo delle piccole gioie quotidiane, così tenero e delicato che ci permette di essere sensibili a ciò che siamo, alla vita.
La semplicità di un sorriso, lo sguardo di un bambino. Piccole gioie quotidiane.


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