I tibetani festeggiano la ricorrenza secondo la tradizione buddista, pregando per la sua “sicurezza” e augurandogli “lunga vita”. Ministro del governo tibetano in esilio denuncia la “violazione della libertà religiosa” delle autorità di Pechino. Una questione che concerne “l’interna comunità internazionale”.
Dharamsala,Tibet (AsiaNews) – È il più giovane prigioniero politico della storia da quando, nel 1995, le autorità cinesi lo sequestrarono perché in lui “il Dalai Lama aveva individuato la reincarnazione dell’11° Panchen Lama”, la seconda carica per importanza nel buddismo tibetano. È ancora avvolta nel mistero la vicenda di Gedhun Choekyi Nyima, nato il 25 aprile del 1989 a Lhari, vicino a Lhasa, ostaggio nelle mani di Pechino dall’età di sei anni.
Il Panchen Lama, ha il compito, dopo la morte del Dalai Lama, di riconoscerne la nuova reincarnazione. L’attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso, ha riconosciuto come Panchen Lama il giovane Gedhun Choekyi Nyima il 14 maggio 1995. Pochi giorni dopo la polizia ha rapito il bambino di 6 anni e la sua famiglia, da allora scomparsi nonostante ripetute richieste delle Nazioni unite e di organizzazioni internazionali di poterli almeno incontrare. Nel novembre 1995 la Cina ha “scelto” Gyaltsen Norbu come “vero” Panchen Lama, per attuare uno stretto controllo sulla pratica religiosa nella regione.
“Il Panchen Lama e la sua famiglia – denuncia Tsering Phuntsok, Ministro degli affari religiosi del governo tibetano in esilio – sono stati rapiti il 17 maggio del 1995 dal governo cinese. Da allora non si sa più nulla della loro sorte”. Egli oggi compie 20 anni e i tibetani in esilio intendono celebrare la ricorrenza “secondo la tradizione buddista tibetana”, pregando per la sua “sicurezza” a augurandogli “lunga vita”. Tsering Phuntsok spiega che il suo sequestro non è solo “una questione tibetana”, ma “internazionale”. “È una grave violazione – continua – dei diritti umani e della libertà religiosa. Ancor più grave perché è stato rapito quando aveva solo sei anni ed è stato privato di tutte le libertà personali”.
Il Ministro degli affari religiosi attacca il governo cinese, che ha paura di liberare il vero Panchen Lama perché “riconosciuto dal Dalai Lama” e si chiede quale “educazione alla libertà religiosa” potrà riceve da un regime comunista che viola i diritti umani. “Questa negazione della libertà religiosa – conclude – è una questione seria che concerne l’intera comunità internazionale”.
I tibetani lanciano infine un appello per la liberazione di tutti i tibetani sequestrati dalle autorità cinesi. Ad oggi vi sono infatti più di 1000 persone scomparse, dopo essere state prelevate dall’esercito cinese inviato nella regione nel marzo del 2008 per sedare la rivolta dei monaci.
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“Il Panchen Lama e la sua famiglia – denuncia Tsering Phuntsok, Ministro degli affari religiosi del governo tibetano in esilio – sono stati rapiti il 17 maggio del 1995 dal governo cinese. Da allora non si sa più nulla della loro sorte”. Egli oggi compie 20 anni e i tibetani in esilio intendono celebrare la ricorrenza “secondo la tradizione buddista tibetana”, pregando per la sua “sicurezza” a augurandogli “lunga vita”. Tsering Phuntsok spiega che il suo sequestro non è solo “una questione tibetana”, ma “internazionale”. “È una grave violazione – continua – dei diritti umani e della libertà religiosa. Ancor più grave perché è stato rapito quando aveva solo sei anni ed è stato privato di tutte le libertà personali”.
Il Ministro degli affari religiosi attacca il governo cinese, che ha paura di liberare il vero Panchen Lama perché “riconosciuto dal Dalai Lama” e si chiede quale “educazione alla libertà religiosa” potrà riceve da un regime comunista che viola i diritti umani. “Questa negazione della libertà religiosa – conclude – è una questione seria che concerne l’intera comunità internazionale”.
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