martedì, dicembre 16, 2008
Il sistema sanitario non riesce a contenere il morbo: la malattia si sta espandendo, registrate vittime anche nel vicino Sudafrica. Mugabe prima dichiara lo stato d’emergenza, poi annuncia la fine del colera, poi ancora ritratta. Gli appelli allarmati di Oms, HRW e Onu.

Nigrizia.it - L’epidemia di colera che si è scatenata nello Zimbabwe dall’agosto scorso continua ad allargarsi: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) i morti registrati sono quasi 800, mentre i casi di sospetta infezione sono più di 16mila, con una mortalità del 20%.La situazione appare ancora più complicata a causa del comportamento del dispotico presidente Mugabe, che si è reso protagonista di clamorose dichiarazioni. Pochi giorni dopo aver dichiarato pubblicamente lo stato di emergenza nazionale per la prima volta in 28 anni di potere, l’11 dicembre scorso Mugabe si è detto “felice di dire che i nostri medici, assistiti da altri e dall’organizzazione mondiale della sanità, hanno fermato il colera. Ora non c’è più il colera”. Una dichiarazione nata probabilmente come reazione agli appelli di leader di stato da tutto il mondo che chiedevano una sua immediata uscita dalla scena politica del paese. Le reali condizioni in cui versa il suo stato lo hanno costretto a rettificare maldestramente le sue dichiarazioni. Le polemiche delle organizzazioni umanitarie che stanno assistendo la popolazione zimbabwana hanno imposto al portavoce presidenziale George Charamba di puntualizzare che Mugabe “Si stava esprimendo in maniera sarcastica, per sottolineare come gli sforzi finora dispiegati per arginare la diffusione della malattia stiano cominciando a sortire risultati positivi”, spiega Charamba ha quindi criticato il network britannico ‘Bbc’ e al canale televisivo ‘France 24’, che avrebbero “distorto e travisato le osservazioni del presidente Mugabe”, con l’intento di promuovere i piani di guerra e di cambio di regime dei loro governi espansionistici.

Lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha, nei giorni scorsi, respinto decisamente le affermazioni del presidente zimbabwano. “Ho seguito da vicino la situazione attraverso le agenzie dell’Onu e non posso trovarmi d’accordo con le dichiarazioni di Mugabe”, ha dichiarato ai giornalisti, aggiungendo come stia continuando a ricevere rapporti allarmanti dallo Zimbabwe.

Anche i paesi confinanti sono in allarme: in Sudafrica, dove centinaia di zimbabwani si sono rifugiati alla ricerca di cure mediche, si sono già registrate 8 vittime, di cui 2 sudafricani.
Pretoria ha dichiarato lo stato di calamità naturale nell’area di confine settentrionale con lo Zimbabwe, sulla base di un rapporto del Dipartimento della sanità e dello sviluppo sociale. Più specificatamente, le condizioni sono molto a rischio nell’area di Vhembe, nella provincia di Limpopo, nell’area nord del paese.

Una delle più importanti organizzazioni non governative per i diritti umani, la statunitense Human Rights Watch, ha lanciato un duro allarme sulla possibile espansione della malattia, facilitata dalle pessime condizioni in cui sono costretti a vivere gli sfollati che stanno cercando rifugio nei paesi confinanti. La mancanza di accesso alle cure sanitarie e all’acqua potabile possono contribuire in maniera decisiva al dilagare del morbo attraverso la frontiera meridionale.

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