Accade in Guatemala
Agenzia Misna - Una strada di otto chilometri, un edificio delle cerimonie per onorare gli avi defunti, un centro per l’assistenza psicologica, ancora necessaria nonostante siano passati 27 anni, soprattutto per gli anziani. Torna a vivere, grazie a un lento ma fruttuoso percorso di riconciliazione con quello stesso stato che fu responsabile della sua distruzione, la comunità Maya Ixil di Cocop dove il 16 aprile 1981 l’esercito irruppe facendo strage di 79 civili, accusati di sostenere la guerriglia di sinistra durante la guerra civile (1960-‘96). Cocop, un agglomerato di una cinquantina di baracche in legno incassato in una stretta valle sulle montagne del Quiché e dimenticato per anni, è da poco ricollegato a Nebaj, con una strada che, sebbene precaria e percorribile solo nella stagione secca, ha rotto il suo lungo isolamento. Grazie al Programma nazionale di risarcimento delle vittime del conflitto interno – almeno 200.000, la maggior parte indigeni Maya – sono in costruzione altre infrastrutture, mentre procede anche la distribuzione di piccoli risarcimenti, fra i 24.000 e i 44.000 quetzales (tra i 2200 e i 4000 euro), alle famiglie che hanno perso i loro cari e i pochi beni all’epoca delle violenze. Spinte dall’esperienza di Cocop decine di altre piccole comunità indigene hanno richiesto al governo programmi analoghi per poter tornare a vivere in pace e dignità.
Agenzia Misna - Una strada di otto chilometri, un edificio delle cerimonie per onorare gli avi defunti, un centro per l’assistenza psicologica, ancora necessaria nonostante siano passati 27 anni, soprattutto per gli anziani. Torna a vivere, grazie a un lento ma fruttuoso percorso di riconciliazione con quello stesso stato che fu responsabile della sua distruzione, la comunità Maya Ixil di Cocop dove il 16 aprile 1981 l’esercito irruppe facendo strage di 79 civili, accusati di sostenere la guerriglia di sinistra durante la guerra civile (1960-‘96). Cocop, un agglomerato di una cinquantina di baracche in legno incassato in una stretta valle sulle montagne del Quiché e dimenticato per anni, è da poco ricollegato a Nebaj, con una strada che, sebbene precaria e percorribile solo nella stagione secca, ha rotto il suo lungo isolamento. Grazie al Programma nazionale di risarcimento delle vittime del conflitto interno – almeno 200.000, la maggior parte indigeni Maya – sono in costruzione altre infrastrutture, mentre procede anche la distribuzione di piccoli risarcimenti, fra i 24.000 e i 44.000 quetzales (tra i 2200 e i 4000 euro), alle famiglie che hanno perso i loro cari e i pochi beni all’epoca delle violenze. Spinte dall’esperienza di Cocop decine di altre piccole comunità indigene hanno richiesto al governo programmi analoghi per poter tornare a vivere in pace e dignità.| Tweet |
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