martedì, luglio 01, 2008

Accordo Usa-Ue per monitorare i dati sensibili dei cittadini

PeaceReporter - Il 'patto' è semi-segreto. Nel senso che la sua natura e i suoi contenuti non sono mai stati rivelati pubblicamente. Frutto di negoziati iniziati nel 2003, costituirà lo scheletro delle future relazioni tra Usa e Unione Europea in materia di trattamento dei dati privati dei cittadini. In base a quanto rivelato dal New York Times, che è entrato in possesso di un dossier interno del ministero per la Sicurezza nazionale, di quello della Giustizia e del Dipartimento di Stato, Usa e Ue hanno stilato una dichiarazione congiunta secondo la quale "la lotta contro il crimine transnazionale e il terrorismo impongono la necessità di condividere dati personali per motivi di sicurezza". Per questo motivo si impegnano a creare un accordo vincolante a livello internazionale per il trasferimento di questi dati, assicurando nel contempo "la piena tutela della privacy dei cittadini". Forze di polizia ed enti preposti alla sicurezza avranno il permesso di accedere a informazioni private quali transazioni con carte di credito, viaggi aerei effettuati e persino dati relativi alla navigazione in Internet.

Perplessità. Anche in chi ha salutato l'accordo con soddisfazione, per non parlare delle organizzazioni che tutelano il diritto alla privacy, vi sono tuttavia perplessità sulle oggettive difficoltà di limitare la discrezionalità nell'uso di tali dati. Un esempio: le parti si sono accordate sul fatto che dati sensibili quali razza, religione, opinioni politiche, salute o 'vita sessuale' non possono essere utilizzate dalle autorità di un governo a meno che "una legge nazionale non preveda una tutela adeguata". Ma l'accordo non specifica cosa significhi 'tutela adeguata', suggerendo che sarà a discrezione di ciascun governo decidere le eccezioni a tali vincoli. Uno dei più preoccupati riguardo alla bozza di accordo, che dovrebbe essere completato entro la fine dell'anno, è un parlamentare europeo, Sophia in 't Veld, olandese, membro della Commissione sulle libertà civili del Parlamento europeo. La in 't Veld, intervistata da PeaceReporter, teme che l'accordo possa servire come pretesto per una "condivisione libera dei dati personali con chiunque", e chiede che si faccia estrema chiarezza in merito alla sua natura e alle sue conseguenze.

Onorevole, il fatto che gli accordi non siano stati pubblicizzati, ma siano citati solo in una breve frase all'interno del comunicato diffuso dopo la visita di Bush in Slovenia significa che si vuole mantenere riserbo e segretezza intorno alla questione proprio perchè si temono restrizioni dei diritti civili e della privacy?
No, ma il fatto è che stanno negoziando già da un anno e mezzo senza finora fornire alcuna informazione pubblica. Ogni volta che il Parlamento ha chiesto informazioni è stato risposto che non sono negoziati formali, ma solo colloqui informali. In questo modo si è evitato il controllo democratico dell'operazione. Adesso hanno quasi raggiunto un accordo, ma per me non è soddisfacente, perchè si tratta di una questione importante, di diritti fondamentali, della protezione dei dati sensibili che merita un dibattito pubblico, che investa il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali. Non è una cosa tecnica che si può risolvere tra funzionari americani ed europei.

Lei ha espresso il timore che un tale accordo possa servire come pretesto, consentendo magari anche una certa arbitrarietà nell'accesso alle informazioni sensibili.
Stiamo attenti, gli americani già da anni si lamentano che le leggi europee sulla privacy sono un ostacolo al libero scambio dei dati. Hanno deciso di fare un accordo sui principi della protezione dei dati. Il Parlamento europeo lo ha sempre chiesto, questo accordo, abbiamo più volte ribadito la necessità di un quadro giuridico a riguardo, un 'patto transatlantico' sulla protezione dei dati. Siamo d'accordo sul merito. I 12 principi contenuti nell'accordo sono buoni, il problema è sempre l'applicazione pratica, ovvero le eccezioni delle legislazioni nazionali. Per esempio, il principio che dice che i dati sensibili (salute, orientamento sessuale, religione, opinioni politiche, eccetera) non possono venire utilizzati. Però, se viene detto anche che il loro utilizzo è consentito in condizioni eccezionali, cosa significa questo? Vuol dire che ci sarà sempre un buco nella protezione di tali dati.

Secondo il Privacy Act statunitense, un americano può far ricorso contro la pubblicazione dei suoi dati, o il loro utilizzo improprio. Un'opportunità che, nell'accordo, non sarebbe consentita agli europei...
Il Privacy Act non sarebbe contemplato per i cittadini europei, ma una decisione amministrativa, non legislativa, in tal senso è stata presa. In sostanza, amministrativamente è come se qualcosa di analogo al Privacy Act possa essere invocato anche dai cittadini europei.

Una buona notizia.
Diciamo di sì.

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