fonte: Ansa.itdi Alberto Zanconato
TEHERAN - Una femminista iraniana di 21 anni, Hana Abdi, è stata condannata a cinque anni di reclusione, da scontare in una sperduta località di frontiera, per la sua attività volta a sostenere la riforma delle leggi islamiche che limitano i diritti delle donne. Quella della Abdi, resa nota oggi dal quotidiano Kargozaran, é la più dura condanna finora inflitta ad un'attivista per i diritti delle donne da quando, due anni fa, è stata lanciata nella Repubblica islamica una campagna per raccogliere un milione di firme per chiedere di abrogare le norme discriminatorie, che ha tra l'altro il sostegno dell'avvocatessa Shirin Ebadi, Premio Nobel per la pace. Altre quattro femministe sono state condannate a sei mesi di reclusione e 10 frustate, ma con la condizionale. Un'altra, Parvin Ardalan, è stata condannata a due anni, anche in questo caso sospesi, dopo che, in aprile, le autorità di Teheran le avevano impedito di espatriare per andare a Stoccolma, dove avrebbe dovuto ritirare il premio 'Olof Palme'. Ma tra i condannati degli ultimi mesi c'é anche un giovane uomo, Amir Yaqubali, che alla fine di maggio si è vistro infliggere un anno di reclusione dopo essere stato arrestato nell'estate dell'anno scorso in un parco di Teheran mentre raccoglieva adesioni per la campagna femminista.
La Abdi, secondo quanto reso noto dal suo avvocato, Mohammad Sharif, è stata riconosciuta colpevole di "complotto contro la sicurezza dello Stato". Il legale ha annunciato che ricorrerà in appello contro la sentenza. Se confermata, la pena a cinque anni dovrà essere scontata nella località di Garmi, nel nord-ovest dell'Iran, vicino al confine con la Turchia. Hana Abdi, studentessa universitaria, era stata arrestata nell'ottobre dell'anno scorso a Sanandaj, nel Kurdistan iraniano. Tra le leggi ispirate al diritto islamico delle quali le femministe iraniane chiedono l'abrograzione vi sono quella che assegna ad una donna la metà della parte di eredità dei fratelli maschi, quella che attribuisce alla sua vita la metà del valore pecuniario rispetto all'uomo ai fini di risarcimenti e ancora quella che dà alla sua testimonianza davanti ai giudici la metà del valore rispetto alla testimonianza di un uomo. Ma le attiviste per i diritti delle donne chiedono anche la revisione delle normative riguardanti il matrimonio e il divorzio, nelle quali la posizione del marito è in larga misura privilegiata, e per la custodia dei figli, che nelle coppie separate è quasi sempre riconosciuta all'ex marito. Ma la Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, ha ammonito l'anno scorso le femministe a non "giocare con la Sharia" cioé la legge islamica, cercando di fare introdurre nella legislazione del Paese normative di ispirazione occidentale.
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