giovedì, maggio 22, 2008

Il segretario Onu è arrivato a Yangon, ma la giunta ha già provveduto a “ripulire” le zone che visiterà il diplomatico. Poche le speranze che Ban ottenga un’apertura maggiore agli aiuti esteri. I generali vedono nell’Onu il cavallo di Troia di Washington.

Yangon, Myanmar (AsiaNews) – Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in missione da oggi in Myanmar, difficilmente vedrà la reale entità della catastrofe umanitaria che sta vivendo i l sud del Paese, colpito dal ciclone Nargis. Nei giorni precedenti l’arrivo di Ban, la giunta militare ha stretto i controlli nelle zone in cui è previsto il tour del diplomatico coreano, fatto pressione agli sfollati perché tornassero nei loro villaggi di origine e vietato, a chi rimaneva, di uscire dalle tende ad elemosinare aiuti e cibo. A denunciare la situazione sono alcuni dei quotidiani e agenzie online gestiti dagli esuli birmani: The Irrawaddy e Democratic Voice of Burma.

Gli stessi metodi erano stato usati durante la recente visita del generalissimo Than Shwe nell’area di Kungyangone. Qui, per mostrare al capo del regime l’“efficienza” dei soccorsi governativi, le autorità locali hanno ammucchiato pacchi con generi alimentari davanti alle tende dei rifugiati.

Ma nei campi sfollati – raccontano i pochi soccorritori stranieri ammessi – si muore di fame e di malattie e la gente non sogna altro che un intervento di Usa e Francia, anche senza il consenso del regime.

Ci si aggrappa alla flebile speranza che nei suoi incontri con i vertici della giunta Ban Ki-moon persuada i militari ad aprire ai soccorritori internazionali. Finora il bilancio ufficiale è fermo a 133mila tra morti e dispersi. Sono 2,4 milioni le persone bisognose di aiuto e finora ne sono state raggiunte solo il 30%. Ban, che oggi ha incontrato per pochi minuti il premier Thein Sein, dovrebbe recarsi nel pomeriggio sui luoghi del disastro nella zona del delta dell’Irrawaddy. Domani a Naypydaw sarà a colloquio con Than Shwe.

Ma il rischio è che si tratti ancora dell’ennesima farsa inscenata dalla giunta. Questa in passato ha quasi sempre rifiutato ogni contatto con i rappresentanti delle Nazioni Unite. “I generali – spiega un ex funzionario birmano dell’Onu, Thant Myint-U – vedono nell’Onu il cavallo di Troia degli Stati Uniti, uno strumento con cui Washington vuole rovesciare il loro potere”. (continua a leggere)


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