Nota di commento di padre Lombardi alla lettera del Papa in risposta alla missiva dei 138 leader musulmani
da Radio Vaticana
E' stata resa nota pochi giorni fa la risposta di Benedetto XVI alla lettera aperta inviata a lui e ai responsabili di altre Chiese e confessioni cristiane, il 13 ottobre scorso, da un gruppo di 138 eminenti personalità musulmane, in occasione della fine del Ramadan. Nella lettera - a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone - il Papa riafferma, tra l'altro, l’
importanza del dialogo basato sul rispetto effettivo della dignità della persona e sull'oggettiva conoscenza della religione dell’altro. Per un commento a questo documento pontificio, ascoltiamo la nota del direttore della Sala Stampa Vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:
"Il Papa ha risposto, a metà novembre, alla lettera che in ottobre, alla fine del Ramadan, 138 capi religiosi musulmani avevano indirizzato a lui e ad altre autorità religiose cristiane. Era una lettera importante, che metteva in rilievo il luogo centrale dell’amore di Dio e del prossimo nel Corano come nella Bibbia ebraica e cristiana, con la chiara intenzione di promuovere il comune impegno per la pace in tutto il mondo sulla base di una più profonda comprensione reciproca. Lo spirito positivo della lettera appare chiaro dal titolo: “Una parola comune fra noi e voi”, citazione di un famoso verso del Corano rivolto alla “gente del libro”, ebrei e cristiani.
La risposta del Papa ricorda che non bisogna sottovalutare le differenze, ma mette anch’essa in rilievo soprattutto ciò che unisce; e incoraggia al rispetto e alla conoscenza mutua, al riconoscimento effettivo della dignità di ogni persona umana; manifesta sincera fiducia in un cammino di crescente accoglienza, promettente per la promozione della giustizia e della pace.
Ma il Papa non si ferma alle parole, invita il Principe musulmano Ghazi di Giordania a venire a Roma con una delegazione dei promotori della lettera comune, e propone un incontro di riflessione e di studio con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e alcune istituzioni accademiche cattoliche specializzate. Insomma, il Papa crede nel dialogo – un dialogo sincero e leale, naturalmente. Anche tra i musulmani vi sono molti interlocutori avveduti e autorevoli, consapevoli delle grandi sfide dell’umanità di oggi, ed è positivo che fra di loro cresca una capacità di espressione comune e una volontà di dichiararsi esplicitamente per la pace. La direzione è giusta. Bisogna aiutarsi a continuare il cammino."
da Radio Vaticana
E' stata resa nota pochi giorni fa la risposta di Benedetto XVI alla lettera aperta inviata a lui e ai responsabili di altre Chiese e confessioni cristiane, il 13 ottobre scorso, da un gruppo di 138 eminenti personalità musulmane, in occasione della fine del Ramadan. Nella lettera - a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone - il Papa riafferma, tra l'altro, l’
importanza del dialogo basato sul rispetto effettivo della dignità della persona e sull'oggettiva conoscenza della religione dell’altro. Per un commento a questo documento pontificio, ascoltiamo la nota del direttore della Sala Stampa Vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:"Il Papa ha risposto, a metà novembre, alla lettera che in ottobre, alla fine del Ramadan, 138 capi religiosi musulmani avevano indirizzato a lui e ad altre autorità religiose cristiane. Era una lettera importante, che metteva in rilievo il luogo centrale dell’amore di Dio e del prossimo nel Corano come nella Bibbia ebraica e cristiana, con la chiara intenzione di promuovere il comune impegno per la pace in tutto il mondo sulla base di una più profonda comprensione reciproca. Lo spirito positivo della lettera appare chiaro dal titolo: “Una parola comune fra noi e voi”, citazione di un famoso verso del Corano rivolto alla “gente del libro”, ebrei e cristiani.
La risposta del Papa ricorda che non bisogna sottovalutare le differenze, ma mette anch’essa in rilievo soprattutto ciò che unisce; e incoraggia al rispetto e alla conoscenza mutua, al riconoscimento effettivo della dignità di ogni persona umana; manifesta sincera fiducia in un cammino di crescente accoglienza, promettente per la promozione della giustizia e della pace.
Ma il Papa non si ferma alle parole, invita il Principe musulmano Ghazi di Giordania a venire a Roma con una delegazione dei promotori della lettera comune, e propone un incontro di riflessione e di studio con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e alcune istituzioni accademiche cattoliche specializzate. Insomma, il Papa crede nel dialogo – un dialogo sincero e leale, naturalmente. Anche tra i musulmani vi sono molti interlocutori avveduti e autorevoli, consapevoli delle grandi sfide dell’umanità di oggi, ed è positivo che fra di loro cresca una capacità di espressione comune e una volontà di dichiararsi esplicitamente per la pace. La direzione è giusta. Bisogna aiutarsi a continuare il cammino."
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