lunedì, novembre 13, 2017
Papa Francesco ha espresso il suo cordoglio per le vittime del terremoto che ieri sera ha colpito la zona di confine tra Iran e Iraq.

di Michele Raviart

Radio Vaticana - In un doppio telegramma rivolto ai due Paesi a firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, il Pontefice si è detto “profondamente rattristato” nell’apprendere del sisma e ha assicurato la sua vicinanza a tutte le vittime di questa tragedia. Nell’esprimere il suo cordoglio a chi ha perso i propri cari, Francesco prega per le vittime e le affida alla Misericordia dell’Onnipotente e invoca la benedizione divina ai feriti e alle autorità impegnate nei soccorsi.

Il bilancio provvisorio delle vittime è salito a 352 morti e oltre 5.300 feriti. La scossa, di magnitudo 7.3 e profonda 23 chilometri, ha avuto l’epicentro a Penjwin, nella provincia irachena di Sulaimaniyah, ma ha avuto le conseguenze più gravi nel vicino Iran.

Il terremoto è stato avvertito in tutta l’Asia centrale e le scosse di assestamento – oltre 135 – stanno continuando in queste ore.

La situazione più grave finora si registra nella città montuosa di Sarpol-e Zahab, dove è andata distrutta l’unica via di accesso e sono crollati la metà degli edifici. 149 finora le vittime nella località, mentre sono una sessantina i morti nel resto della provincia di Kermanshah. “I danni provocati da questo terremoto sono piuttosto ingenti”, spiega mons. Leo Boccardi, nunzio apostolico a Teheran, “ci sono stati degli appelli dalla banca del sangue per fare donazioni; serve molto in quelle aree, anche perché l’ospedale di Sarpol-e Zahab, è quasi crollato, è distrutto.

Quindi i malati hanno bisogno di cure urgenti. Sul luogo si trovano già i ministri della Salute e dell’Interno per organizzare i soccorsi che vanno molto a rilento. Infatti manca ancora l’acqua, l’elettricità e il resto”.

Le autorità hanno distribuito tende e coperte per riparare le persone fuggite dalle loro case.

145 gli elicotteri inviati dall’aviazione mentre sono sul campo per rimuovere le macerie anche quattro battaglioni dell’esercito iraniano, Pasdaran e una trentina di squadre di soccorso della Mezzaluna Rossa. “Soprattutto nella città di Qasr-e Shirin la protezione civile ha dato responsabilità ai militari per organizzare gli aiuti”, continua mons. Boccardi, “ma le notizie sono molto frammentate al momento, le comunicazioni sono interrotte; non funzionavano i telefoni. Non sappiamo esattamente l’ampiezza di tutto il fenomeno, però è certo che tutte le città di quell’area occidentale dell’Iran sono state colpite e si ritrovano a contare morti. Quindi è un fenomeno molto diffuso, non è stata colpita solo una città”.

La maggior parte dei feriti è stata trasportata a Teheran e nelle città vicine, mentre cinque monumenti storici nella provincia sono andati distrutti. L’ayatollah Khamenei ha esortato “tutte le capacità del Paese” a mettersi in moto per estrarre chi è sotto le macerie. Il Presidente Rohani, intanto, ha creato un comitato di crisi per gestire l’emergenza e raggiungerà domani la zona colpita.

In Iraq i morti sono stati 11, in particolare a Darbandikhan, nel kurdistan iracheno. Anche lì l’ospedale è stato gravemente danneggiato ed è ancora senza corrente elettrica. Cinquanta i feriti per una situazione che il ministro della sanità curda ha definito “molto critica”. Il premier turco Binali Yildrim ha inviato un messaggio di cordoglio alle famiglie delle vittime e ha annunciato che la prima tranche di aiuti, medicine e 250 tende sono già state consegnate, in un gesto che riavvicina la Turchia al nord dell’Iraq a maggioranza curda. Solidarietà anche dall’Unione europea che tramite l’Alto rappresentate per la politica estera Federica Mogherini. Quanto accaduto al confine tra i due Paesi, ha osservato, “è in cima ai nostri pensieri”. “Sappiamo cosa significa affrontare un terremoto di tale intensità” e offriamo alle autorità la nostra disponibilità “per qualsiasi cosa possano ritenere utile”.





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