martedì, novembre 21, 2017
Francesco a Santa Marta: le colonizzazioni ideologiche, culturali e spirituali distruggono, fanno «tutto uguale» senza tollerare «le differenze».

Domenico Agasso jr
Città del Vaticano

Francesco torna a mettere in guardia contro le «colonizzazioni ideologiche», culturale e spirituali, che perseguitano anche i credenti. L’occasione è l’omelia a Casa Santa Marta di questa mattia, 21 novembre 2017, riportata da Radio Vaticana . Il Papa denuncia anche la perversione dell’aborto, «uccidere i bambini», che prima «era peccato» mentre «oggi si può».

Il Pontefice sottolinea che ci sono tre tipi principali di persecuzioni: una religiosa, una politico-religiosa (per esempio la «Guerra dei trent’anni» o la «notte di san Bartolomeo, queste guerre religiose o politiche») e una terza prettamente «culturale». Questa avviene quando giunge «una nuova cultura che vuole fare tutto nuovo e fa piazza pulita delle tradizioni, della storia, anche della religione di un popolo».

Tutto «nuovo», la «modernità» diviene, per Papa Bergoglio, una vera colonizzazione ideologica in base alla quale tutto si deve fare in un certo modo, senza libertà per altro.

La colonizzazione si trasforma facilmente in persecuzione che distrugge, «fa tutto uguale, non è capace di tollerare le differenze».

Francesco indica le parole chiave da cui nasce tutto questo: «Radice perversa». Da lì parte «il cammino delle colonizzazioni culturali che finiscono per perseguitare anche i credenti». E «non dobbiamo andare troppo lontano per vedere alcuni esempi: pensiamo ai genocidi del secolo scorso, che era una cosa culturale, nuova: “Tutti uguali e questi che non hanno il sangue puro fuori e questi”… Tutti uguali, non c’è posto per le differenze, non c’è posto per gli altri, non c’è posto per Dio. È la radice perversa». Queste «colonizzazioni culturali nascono dalla perversità di una radice ideologica».

Jorge Mario Bergoglio precisa che le novità non sono tutte negative, basti pensare alla Buona Notizia di Gesù Cristo; l’importante è saper distinguere: «Bisogna discernere le novità. Questa novità è del Signore, viene dallo Spirito Santo, viene dalla radice di Dio o questa novità viene da una radice perversa? Ma, prima, sì, era peccato non si poteva uccidere i bambini; ma oggi si può, non c’è tanto problema, è una novità perversa». Ieri, «le differenze erano chiare, come ha fatto Dio, la creazione si rispettava; ma oggi siamo un po’ moderni… tu fai… tu capisci … le cose non sono tanto differenti… e si fa una mescolanza di cose».

Le innovazioni del Signore, invece, non compiono «un negoziato», ma contribuiscono alla crescita guardando al futuro, al contrario delle «colonizzazioni ideologiche e culturali» che «soltanto guardano il presente, rinnegano il passato e non guardano il futuro. Vivono nel momento, non nel tempo, e per questo non possono prometterci niente. E con questo atteggiamento di fare tutti uguali e cancellare le differenze commettono, fanno il peccato bruttissimo di bestemmia contro il Dio creatore». Ogni volta «che arriva una colonizzazione culturale e ideologica si pecca contro Dio creatore perché si vuole cambiare la Creazione come l’ha fatta Lui. E contro questo fatto che lungo la storia è accaduto tante volte soltanto c’è una medicina: la testimonianza, cioè il martirio».


Per essere aiutati «nei momenti forse di confusione davanti alle colonizzazioni culturali e spirituali che ci vengono proposte» Francesco suggerisce di riflettere sulla storia di Eleazaro, raccontata nel Libro dei Maccabei, dalla Prima Lettura di oggi. Nella liturgia di ieri è incominciata la narrazione della persecuzione culturale di alcuni del popolo d’Israele che, notando il potere e la magnificenza di Antioco Epifane, si alleano per essere moderni e vanno dal re, il quale «diede loro la facoltà di introdurre le istituzioni pagane delle nazioni».

Così, questa popolazione cresciuta attorno alla Legge di Dio, apre le porte a una nuova cultura, «nuove istituzioni», che distruggono tutto: «Cultura, religione, legge». È la ««modernità» che vuole imporre l’«abitudine unica» senza concedere libertà. C’è chi accetta, chi perché la ritiene davvero cosa buona, chi solo per non essere diverso dagli altri; avviene inevitabilmente che vengono messe da parte le tradizioni per fare spazio a nuovi modi di vivere. Peraltro sorgono pure resistenze per proteggerle, le tradizioni. Uno che «resiste» è appunto Eleazaro, il quale testimonia con la sua vita avendo cura dell’eredità che darà con l’esempio: «Io vivo così. Sì, dialogo con quelli che pensano altrimenti ma la mia testimonianza è così, secondo la legge di Dio». Eleazaro non si preoccupa di lasciare soldi o proprietà, ma «investe» sul futuro, con «l’eredità della propria testimonianza», che potrà essere «per i giovani una promessa di fecondità». Eleazaro, che morirà martire, si fa radice per dare vita agli altri. Il contrario della radice perversa. hanno anche portato a «genocidi».





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