lunedì, dicembre 05, 2016
Insultando la Cina due volte nello spazio di 72 ore, il presidente eletto Donald Trump è in rotta di collisione con la potenza asiatica. Trump ha toccato nervi sensibili per Pechino: la svalutazione dello yuan e le isole contese nel Mar Cinese Meridionale.

di Daniele Chicca

(WSI) - Tutto è cominciato venerdì, quando il magnate immobiliare ha accettato di ricevere una telefonata di congratulazioni dal presidente di Taiwan Tsai Ing-wen, in una mossa di rottura rispetto agli ultimi quattro decenni di politica estera degli Stati Uniti. La conversazione di 10 minuti con il leader dell’isola a statuto speciale cinese è stata la prima di un capo di Stato americano dal 1979, quando Washington ha iniziato ad avvallare la politica di “una sola Cina”, che include anche i territori di Taiwan, Hong Kong e Macau. Dopo la telefonata Trump ha inviato un tweet polemico: “Il presidente di Taiwan mi ha chiamato per congratularsi sulla vittoria alle elezioni presidenziali. Grazie!”.

Il messaggio ha fatto infuriare le autorità in Cina per il termine utilizzato di “presidente”. I media cinesi si riferiscono a Tsai Ing-wen come al leader di Taiwan e non al presidente, perché questa accezione implica che Taiwan sia uno stato separato dalla Cina.

Taiwan viene chiamata Repubblica della Cina e non è uno Stato riconosciuto da Cina, membri permanenti dell’Onu, Canada e Ue. Tuttavia questi ultimi intrattengono tutti rapporti commerciali con Taipei.

In un altro tweet Trump ha preso in giro i rapporti che Washington ha con Taiwan, definendo “interessante che gli Stati Uniti vendono attrezzature militari per miliardi di dollari a Taiwan ma che non abbiano il diritto di accettare una telefonata di congratulazioni”.

Did China ask us if it was OK to devalue their currency (making it hard for our companies to compete), heavily tax our products going into.

their country (the U.S. doesn’t tax them) or to build a massive military complex in the middle of the South China Sea? I don’t think so!

Insulti di Trump “molto preoccupanti”

L’ultimo affronto alla Cina è arrivato ieri, sempre su Twitter, quando Trump ha accusato Pechino di manipolare la sua valuta svalutandola, tassando ingiustamente i prodotti statunitensi e militarizzando l’area del Mar Cinese Meridionale. Dato che il team di transizione di Trump non ha ancora chiarito i suoi indirizzi e agenda politici, le ultime azioni del presidente eletto – i tweet e chi sceglie come consulenti – sono monitorate con attenzione da tutto il mondo per capire quali saranno le implicazioni globali in economia e politica estera di un’amministrazione Trump.

Uno degli esponenti di spicco del partito labourista britannico, Ed Milliband, ha dichiarato “profondamente preoccupanti per il mondo intero” le dichiarazioni di Trump contro la Cina. Non è la prima volta che Trump si lascia andare a insulti implusivi su Twitter.

I commentatori e strategist sono divisi sul peso da dare alle recenti azioni di Trump: secondo alcuni potrebbero essere un cambio ragionato di strategia in politica estera, oppure un gioco geopolitico, ma secondo altri si potrebbe anche trattare del classico errore da principiante di un uomo che non ha alcuna esperienza politica alle spalle.


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