giovedì, agosto 20, 2015
E’ arrivato il tanto atteso "sì" del parlamento tedesco sul terzo pacchetto di aiuti alla Grecia per un ammontare di 86 miliardi di euro in tre anni. L'esborso è previsto per domani. La decisione, lodata dalla Commissione europea, a cui è seguita in serata anche l'ok anche dell'Esm (Fondo Salva Stati), non era scontata viste le polemiche tra i socialdemocratici della cancelliera Merkel. Il servizio di Gabriella Ceraso: ascolta  

Radio Vaticana - 454 si', 113 no e 18 astenuti: il Bundestag approva il terzo pacchetto di aiuti ad Atene, ma i deputati contrari, 63, crescono rispetto ai 60 di luglio quando si votò per il riavvio del negoziato. Opposizione interna gestita dunque dalla Cancelliera Merkel forse anche grazie allo "shopping" che la Germania continua a fare in Grecia. Di oggi l’acquisto di 14 aeroporti regionali, la prima delle privatizzazioni promesse, insieme con le riforme, dal governo Tsipras. Con le casse vuote certo la scelta per lo Stato non può essere che la vendita, ma la situazione politica resta incerta e i dubbi sul successo della procedura in atto li esprime anche il ministro tedesco delle Finanze. Schaeuble dice "sì" ai nuovi aiuti sia a tutela dell’unione monetaria europea sia a garanzia di un nuovo inizio per la Grecia, ma ammette,"non vi sono garanzie che tutto funzioni". Certo, indispensabile, e lo si saprà solo ad ottobre, sarà la partecipazione del Fmi al salvataggio. Autonomia ad Atene, con il sostegno di oggi, fino al 2030, assicura il presidente dell'Eurogruppo,Jeroen Dijsselbloem, che però,in qualità di ministro delle Finanze olandese, frena gli entusiasmi dicendosi convinto che "l'Eurozona e il Fondo Monetario Internazionale possano trovare un accordo sull'alleggerimento del debito greco.

Dunque, da ora si può effettivamente parlare di "un nuovo inizio" per la Grecia? Lo abbiamo chiesto alla prof.ssa Federiga Bindi, esperta di questioni europee all'Università Tor Vergata di Roma:

R. – Il problema è che se questi soldi, come è successo fino ad adesso, non vengono messi in circolazione nella società e nell’economia greca, non servono assolutamente a niente se non a salvare le banche tedesche che hanno il debito greco.

D. – Bisogna dire infatti che, in realtà, sia la Francia che la Germania stanno tenendo a galla la Grecia perché entrambe hanno molti interessi in questi soldi che stanno dando…

R. – Un motivo sì, è questo. L'altro è che hanno interesse nell’euro. Se la Grecia uscisse, la realtà è che non si sa quali sarebbero le conseguenze e siccome la Francia e la Germania hanno come moneta propria l’euro preferiscono non rischiare. Questo più che un salvataggio della Grecia lo chiamerei un salvataggio dell’euro, della zona euro.

D. – Nel frattempo oggi con gli aeroporti, ma in realtà il processo è già iniziato, c’è è una vera e propria colonizzazione da parte della Germania nell’ambito della vita greca. Le chiedo: ne vale la pena o era meglio lasciare che questo Paese ricominciasse forse anche a partire da un fallimento?

R. – Due cose: le coincidenze non sono coincidenze. Come diceva Andreotti, "a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca". Secondo me, il sostegno del Bundestag oggi e l’acquisizione degli aeroporti non è un caso che vadano insieme. Detto questo, se la Grecia fosse uscita dall’euro, questo sicuramente non avrebbe aiutato la Grecia perché non è che tornando alla dracma avrebbe aiutato a pagare il debito pubblico. Probabilmente, l’unico modo, se non si vogliono condonare i debiti, sarebbe congelarli per un certo numero di anni in modo che i denari vadano ad aiutare l’economia reale. Il problema è che bisognerebbe avere un approccio flessibile alle regole che la Germania sostenga.

D. – Perché la Germania con il ministro Schaeuble ha ribadito la necessità, anzi l’indispensabilità che il Fondo monetario internazionale partecipi al salvataggio?

R. – Secondo me, perché viene venduto meglio dal punto di vista domestico: è una questione di condivisione del rischio.

D. – Quindi, un modo per tranquillizzare anche il popolo tedesco?

R. – Esatto.


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