Nessi tra petrolio e guerre 'umanitarie'.
di Patrizio Ricci
Negli ultimi tre mesi (dal giugno 2014 al 30 settembre) il prezzo del Brent è diminuito da 115 $/b (dollari al barile) a 97 $/b. Negli stessi 90 giorni la guerra in Medio Oriente si è ulteriormente allargata con il coinvolgimento diretto di paesi occidentali e (guarda caso) del Golfo Persico. Che il prezzo del greggio scenda mentre la guerra in Medio Oriente si aggrava è una anomalia unica nella storia moderna della regione. Ma rimaniamo ai numeri, che necessitano di attenzione per essere seguiti, ma che, una volta compresi, sono molto indicativi .
Il prezzo del petrolio Brent è calato dal prezzo di 115$/b a 97$/b, da giugno a fine settembre 2014, mentre la guerra ha un accelerazione enorme. Come viene spiegata l' anomalia? Ovviamente se i prezzi calano la prima cosa che si pensa è che l' offerta è grande e la domanda debole. Sì, la domanda è veramente debole, ferma, ma attenzione: non è calata del 10-15% negli ultimi tre mesi.
Allora l' offerta è eccessiva? Si, ci spiegano i giornali economici, infatti gli USA (nell'arco di tempo che va dal 2007 al 2014) grazie allo Shale gas sono passati da 5 mb/gg (milioni di barili al giorno) a 8,5 mb/gg. Tuttavia questo non giustifica il crollo di prezzo del 15% negli ultimi tre mesi. Ed allora? Cos'altro è cambiato negli ultimi tre mesi che ha potuto determinato un abbattimento dei prezzi così rilevante? La principale variazione è giustificata dal petrolio proveniente dall'Iraq, dalla Libia e dalla Siria.
In Iraq il Kurdistan iracheno ha iniziato a fare alla luce del sole quello che faceva clandestinamente, e quindi con molta difficoltà. Prima vendeva il suo petrolio contro il parere del governo centrale, ora è sostenuta da tutto il mondo occidentale, tant'è che anche l 'Italia gli ha dato le armi in funzione anti-Isis. Non solo, ma il Kurdistan iracheno ha conquistato Kirkuk, con le sue raffinerie, strappata al governo iracheno dai feroci guerrieri dell' Isis, che però poi stanchi, hanno perso subito la città a favore dei curdi iracheni.
Il Kurdistan ora vende tranquillamente il suo petrolio, valutato 0,400 mb/gg, e probabilmente anche quello prodotto dall' Isis in Siria, almeno 0,300mb/gg. La quantità non è enorme rispetto ai più di 80 mb/gg di produzione mondiale giornaliera. Tuttavia se leggiamo che in una sola fornitura ha dato ad Israele 1 milione di barili di greggio il sospetto che siano state messe in commercio anche delle riserve finora bloccate è legittimo. Quindi oggi ci sarebbero in commercio più di 0,600/700 mb/gg di greggio prodotti da zone non controllate dai governi iracheno e siriano. Probabile che sia stata messa sul mercato anche qualche riserva che non sapevano come collocare.
Ma a che prezzo è stata messa sul mercato? Repubblica e la Stampa hanno scritto di un prezzo di 40 $/b contro i 100$/b del prezzo ufficiale. Padre Georges , Vescovo di Aleppo, in una intervista concessa alla rivista online Piccole Note, ha detto che l'Isis ha fornito direttamente alle compagnie petrolifere il petrolio addirittura al prezzo di 10$/b.
A tutto questo, di per sé rilevante per giustificare la contrazione dei prezzi, c'è da aggiungere che dal settembre 2013 sono tornati sul mercato altri 0,700 mb/gg anche dalla Libia. Qualcuno penserà, finalmente sta tornando la normalità intorno a Tripoli. No, assolutamente no. Il paese è nel caos. A Bengasi c'è, addirittura un califfato. La produzione però è risalita da 0,200 mb/gg a 0,900 mb/gg, non lontana dal 1,400 mb/gg degli ultimi anni di Gheddafi.
Il prezzo e le modalità di vendita del greggio libico sono cambiati rispetto ai tempi di Gheddafi. Anche se sono sconosciuti i prezzi praticati attualmente, sappiamo che la Libia tratteneva per i fondi sovrani libici il 90% del ricavato dalla vendita di greggio: è una percentuale molto più alta di quella trattenuta dagli altri paesi esportatori e sarà scuramente inferiore ora, per compensare le compagnie petrolifere del rischio-paese.
Insomma infuria la guerra, il prezzo del greggio scende, ma non è un'anomalia: incidono di sicuro gli 1,5 mb/gg messi sul mercato illegalmente, a prezzo dimezzato, acquistato al di fuori dagli stati sovrani ( iracheno, siriano e libico) distrutti dai paesi pro-democrazia, dalla Nato e, dai paesi del Golfo.
di Patrizio Ricci
Negli ultimi tre mesi (dal giugno 2014 al 30 settembre) il prezzo del Brent è diminuito da 115 $/b (dollari al barile) a 97 $/b. Negli stessi 90 giorni la guerra in Medio Oriente si è ulteriormente allargata con il coinvolgimento diretto di paesi occidentali e (guarda caso) del Golfo Persico. Che il prezzo del greggio scenda mentre la guerra in Medio Oriente si aggrava è una anomalia unica nella storia moderna della regione. Ma rimaniamo ai numeri, che necessitano di attenzione per essere seguiti, ma che, una volta compresi, sono molto indicativi .
Il prezzo del petrolio Brent è calato dal prezzo di 115$/b a 97$/b, da giugno a fine settembre 2014, mentre la guerra ha un accelerazione enorme. Come viene spiegata l' anomalia? Ovviamente se i prezzi calano la prima cosa che si pensa è che l' offerta è grande e la domanda debole. Sì, la domanda è veramente debole, ferma, ma attenzione: non è calata del 10-15% negli ultimi tre mesi.
Allora l' offerta è eccessiva? Si, ci spiegano i giornali economici, infatti gli USA (nell'arco di tempo che va dal 2007 al 2014) grazie allo Shale gas sono passati da 5 mb/gg (milioni di barili al giorno) a 8,5 mb/gg. Tuttavia questo non giustifica il crollo di prezzo del 15% negli ultimi tre mesi. Ed allora? Cos'altro è cambiato negli ultimi tre mesi che ha potuto determinato un abbattimento dei prezzi così rilevante? La principale variazione è giustificata dal petrolio proveniente dall'Iraq, dalla Libia e dalla Siria.
In Iraq il Kurdistan iracheno ha iniziato a fare alla luce del sole quello che faceva clandestinamente, e quindi con molta difficoltà. Prima vendeva il suo petrolio contro il parere del governo centrale, ora è sostenuta da tutto il mondo occidentale, tant'è che anche l 'Italia gli ha dato le armi in funzione anti-Isis. Non solo, ma il Kurdistan iracheno ha conquistato Kirkuk, con le sue raffinerie, strappata al governo iracheno dai feroci guerrieri dell' Isis, che però poi stanchi, hanno perso subito la città a favore dei curdi iracheni.
Il Kurdistan ora vende tranquillamente il suo petrolio, valutato 0,400 mb/gg, e probabilmente anche quello prodotto dall' Isis in Siria, almeno 0,300mb/gg. La quantità non è enorme rispetto ai più di 80 mb/gg di produzione mondiale giornaliera. Tuttavia se leggiamo che in una sola fornitura ha dato ad Israele 1 milione di barili di greggio il sospetto che siano state messe in commercio anche delle riserve finora bloccate è legittimo. Quindi oggi ci sarebbero in commercio più di 0,600/700 mb/gg di greggio prodotti da zone non controllate dai governi iracheno e siriano. Probabile che sia stata messa sul mercato anche qualche riserva che non sapevano come collocare.
Ma a che prezzo è stata messa sul mercato? Repubblica e la Stampa hanno scritto di un prezzo di 40 $/b contro i 100$/b del prezzo ufficiale. Padre Georges , Vescovo di Aleppo, in una intervista concessa alla rivista online Piccole Note, ha detto che l'Isis ha fornito direttamente alle compagnie petrolifere il petrolio addirittura al prezzo di 10$/b. A tutto questo, di per sé rilevante per giustificare la contrazione dei prezzi, c'è da aggiungere che dal settembre 2013 sono tornati sul mercato altri 0,700 mb/gg anche dalla Libia. Qualcuno penserà, finalmente sta tornando la normalità intorno a Tripoli. No, assolutamente no. Il paese è nel caos. A Bengasi c'è, addirittura un califfato. La produzione però è risalita da 0,200 mb/gg a 0,900 mb/gg, non lontana dal 1,400 mb/gg degli ultimi anni di Gheddafi.
Il prezzo e le modalità di vendita del greggio libico sono cambiati rispetto ai tempi di Gheddafi. Anche se sono sconosciuti i prezzi praticati attualmente, sappiamo che la Libia tratteneva per i fondi sovrani libici il 90% del ricavato dalla vendita di greggio: è una percentuale molto più alta di quella trattenuta dagli altri paesi esportatori e sarà scuramente inferiore ora, per compensare le compagnie petrolifere del rischio-paese.
Insomma infuria la guerra, il prezzo del greggio scende, ma non è un'anomalia: incidono di sicuro gli 1,5 mb/gg messi sul mercato illegalmente, a prezzo dimezzato, acquistato al di fuori dagli stati sovrani ( iracheno, siriano e libico) distrutti dai paesi pro-democrazia, dalla Nato e, dai paesi del Golfo.
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