Si è concluso ieri nell’aula della Corte speciale mista per il genocidio cambogiano il processo agli ultimi due gerarchi del regime dei Khmer rossi ancora alla sbarra.
Misna - Dei cinque ammessi al giudizio dopo l’avvio dei lavori nel 2006, Kang Kek Iew (Duch), responsabile del centro di detenzione e sterminio di Tuol Sleng, è stato condannato all’ergastolo nel febbraio 2012; Ieng Sary, ministro degli Esteri, è morto lo scorso marzo e sua moglie Ieng Thirith, cognata di Pol Pot e ministro dell’Educazione, è stata riconosciuta in condizioni di demenza avanzata e incapace di partecipare alle udienze.
Sul banco degli imputati sono rimasti quello che è sempre stato considerato il numero due del regime, Nuon Chea, e Khieu Samphan, allora capo dello Stato. Per entrambi è stato chiesto l’ergastolo e la sentenza è attesa entro la prima metà del 2014.
Oggi, l’ottantasettenne Nuon Chea e l’ottantaduenne Khieu Samphan, sotto processo da due anni per crimini contro l’umanità e genocidio attuati dal 1975 al 1979 quando almeno 1,5 milioni di cambogiani morirono per le conseguenze del regime dei Khmer Rossi, hanno negato ancora una volta ogni responsabilità.
“Non era a conoscenza dei crimini commessi”, ha detto Nuon Chea, ma ha ammesso un certo disagio per non essere stato in grado di controllare le azioni del regime: “Voglio esprimere il mio profondo rimorso e la responsabilità morale nei confronti delle vittime e dei cambogiani che hanno così tanto sofferto”, ha concluso il suo intervento. L’ex gerarca ha anche ribadito la convinzione che il regime sia stato infiltrato dall’esterno, dai nemici statunitense e vietnamita, e che per questo sia stato sovvertito “il sogno utopistico di una società ugualitaria”.
Khieu Samphan ha confutato che, data la sua posizione, non poteva ignorare quello che succedeva attorno a lui. “Pensate davvero – ha detto chiedendo ‘un verdetto equo’ – che quanto è successo è quello che avrei voluto accadesse alla mia gente?. Oggi è chiaro che tutti si aspettano da me solo una cosa: che ammetta la mia colpevolezza per i reati che mi vengono addebitati”.
Misna - Dei cinque ammessi al giudizio dopo l’avvio dei lavori nel 2006, Kang Kek Iew (Duch), responsabile del centro di detenzione e sterminio di Tuol Sleng, è stato condannato all’ergastolo nel febbraio 2012; Ieng Sary, ministro degli Esteri, è morto lo scorso marzo e sua moglie Ieng Thirith, cognata di Pol Pot e ministro dell’Educazione, è stata riconosciuta in condizioni di demenza avanzata e incapace di partecipare alle udienze.
Sul banco degli imputati sono rimasti quello che è sempre stato considerato il numero due del regime, Nuon Chea, e Khieu Samphan, allora capo dello Stato. Per entrambi è stato chiesto l’ergastolo e la sentenza è attesa entro la prima metà del 2014.
Oggi, l’ottantasettenne Nuon Chea e l’ottantaduenne Khieu Samphan, sotto processo da due anni per crimini contro l’umanità e genocidio attuati dal 1975 al 1979 quando almeno 1,5 milioni di cambogiani morirono per le conseguenze del regime dei Khmer Rossi, hanno negato ancora una volta ogni responsabilità.
“Non era a conoscenza dei crimini commessi”, ha detto Nuon Chea, ma ha ammesso un certo disagio per non essere stato in grado di controllare le azioni del regime: “Voglio esprimere il mio profondo rimorso e la responsabilità morale nei confronti delle vittime e dei cambogiani che hanno così tanto sofferto”, ha concluso il suo intervento. L’ex gerarca ha anche ribadito la convinzione che il regime sia stato infiltrato dall’esterno, dai nemici statunitense e vietnamita, e che per questo sia stato sovvertito “il sogno utopistico di una società ugualitaria”.
Khieu Samphan ha confutato che, data la sua posizione, non poteva ignorare quello che succedeva attorno a lui. “Pensate davvero – ha detto chiedendo ‘un verdetto equo’ – che quanto è successo è quello che avrei voluto accadesse alla mia gente?. Oggi è chiaro che tutti si aspettano da me solo una cosa: che ammetta la mia colpevolezza per i reati che mi vengono addebitati”.
| Tweet |

Nicolò Renna, chitarrista palermitano, sbanca il web con il suo singolo Breathing. Lo abbiamo incontrato a Palermo. L'intervista di Paolo A.Magrì
Domenico Fioravanti, la Leggenda di Sydney 2000. Una vita da rincorrere a bracciate.Il ranista, prima medaglia d’oro azzurra alle Olimpiadi di Sydney 2000, intervistato da Emanuela Biancardi.
"L'intelligenza umana è la nostra principale risorsa". Parla Ermete Realacci, tra attivismo e sfide economiche
mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara, intervistato per LPL News 24 da Patrizio Ricci su politica europea ed immigrazione.
Max Cavallari della coppia 'I Fichi d'India', intervistato per LPL News 24 da Emanuela Biancardi.
Laura Efrikian, Attrice, scrittrice, promotrice di 'Laura For Afrika', intervistata per LPL News 24 da Emanuela Biancardi.
Patty Pravo festeggia cinquant’anni di successi intramotabili nel mondo della musica, tirando fuori ancora una volta pezzi da ‘90. Intervista di S. Santullo
Sergio Caputo celebra i trent’anni di “ Un Sabato Italiano”, con un nuovo omonimo album. Intervista a Sergio Caputo, di Simona Santullo
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.