Mille e duecento giovani del movimento salesiano in pieno agosto a Torino per rimettere al centro la scelta della giustizia sociale e la gioia della fede. L’impegno attuale contro la società triste dell’azzardo nell’intervista a Renato Cursi, coordinatore nazionale del movimento.
Città Nuova - In molti attendono o temono il tante volte annunciato “autunno caldo”, quella stagione di ripresa delle attività dove esplodono le crescenti contraddizioni di un sistema sociale in crisi da troppo tempo. Ma i mesi estivi non sono affatto un tempo vuoto, sono quelli in cui maturano le scelte decisive della coscienza personale, come sa bene chi ha frequentato gli ambienti giovanili cattolici che proprio in questo periodo svolgono alcune delle attività formative più importanti.
Non stupisce affatto che oltre mille giovani si diano appuntamento nella settimana centrale di ferragosto nella città sabauda un tempo operaia e sede di quel capitale che, nella quiete estiva, definisce le sue strategie future. Torino,infatti, è anche il luogo di un’altra storia, quella di Giovanni Bosco, che rompe gli equilibri sociali iniqui della prima industrializzazione. Quel prete stipula il primo contratto di lavoro minorile a dimostrare il senso profondo della norma giusta come difesa e tutela della dignità del più debole e vulnerabile. Per capire il legame tra questa vocazione e l’azione comune che il movimento giovanile salesiano ha deciso di intraprendere anche con Slot Mob contro la società dell’azzardo, abbiamo sentito Renato Cursi, coordinatore del Movimento giovanile salesiano (MGS), che fin dal suo inizio si definisce la “società dell’allegria” e rappresenta l’antitesi radicale di quella società triste e solitaria che la diffusione pervasiva dell’azzardo legalizzato promuove.
Considerando l'impegno radicato nei territori da parte dei salesiani, soprattutto tra i giovani, come si può spiegare la spudorata diffusione del gioco d'azzardo legalizzato in Italia? «L’impegno educativo dei salesiani in Italia è vissuto ancora oggi con generoso entusiasmo e sincero impegno al fianco dei giovani, specialmente dei più poveri, che spesso sono tra le principali vittime della piaga del gioco d’azzardo. Ad incidere sul pericoloso aumento della diffusione del gioco d’azzardo oggi nel nostro Paese sicuramente concorrono la crisi economica e la cristallizzazione di una cultura del successo immediato e a tutti i costi, del consumismo, dell’avere, dell’apparire. Don Bosco credeva invece nell’educazione dei giovani e nella loro formazione professionale, affinché attraverso un lavoro onesto potessero guadagnarsi da vivere».
Che legame potete riscontare tra gli effetti di questa crisi economica, di cui l'azzardo è un sintomo, e i tempi di Giovanni Bosco? Quale criterio d'azione vedete adeguato oggi? «Nell’Ottocento iniziava in Piemonte il periodo dell’industrializzazione, i giovani dalle montagne si recavano a Torino per cercare lavoro, ma si trovavano in grosse difficoltà e col rischio di perdersi. Don Bosco raccoglieva questi giovani insegnava loro un mestiere, li preparava ad inserirsi in modo corretto nella società. La cultura del gioco d’azzardo insegna che i beni si conquistano senza sforzo, se la fortuna o il caso ti sorridono, una cultura che nega Dio o se ne serve per soddisfare richieste materiali. La lotteria in Oratorio aveva invece una finalità di educazione alla carità e di costruzione di relazioni di solidarietà all’interno di un ambiente educativo. Ma soprattutto l’economia dell’Oratorio insegnava ai giovani il valore della Provvidenza, della gratuità e del lavoro onesto. Oggi la sfida è quella di ricostruire una cultura della legalità e del lavoro, in un momento storico in cui la formazione professionale sembra non essere più sostenuta dalle istituzioni come un tempo. Occorre dare fiducia ai giovani, aiutarli a riscoprire un orizzonte di futuro e di speranza».
Che tipo di approccio alla giustizia sociale e all'impegno diretto viene trasmesso nel movimento? In cosa consiste la "settimana del Confronto" di agosto? «Don Bosco educava i giovani ad essere “buoni cristiani ed onesti cittadini”. In questa formula è racchiuso l’impegno educativo del Movimento giovanile salesiano alla giustizia sociale e all’educazione ad una cittadinanza attiva, onesta e responsabile. I giovani del MGS in tutta Italia sono impegnati in attività missionarie, educative, catechistiche, di servizio in realtà di emarginazione e disagio giovanile, di animazione del mondo dello sport, della comunicazione sociale e della cultura. Il Confronto MGS che vede oltre mille e duecento giovani da tutte le regioni italiane a Torino dal 10 al 16 agosto (nella foto di Maurizio Bosio un momento del raduno) vuole rilanciare il carisma salesiano nel nostro Paese, a due anni dal bicentenario della nascita di don Bosco (1815-2015), e far riscoprire ai giovani il valore della testimonianza della gioia: la gioia della fede, la gioia dell’incontro con Gesù Cristo. Il Confronto è una settimana itinerante di incontri sui luoghi salesiani in Piemonte, all’interno della quale una giornata sarà dedicata espressamente alla riscoperta dell’onesta cittadinanza, della giustizia sociale, dell’impegno culturale, del servizio socio-politico e dell’impegno missionario. Il sogno è che i giovani tornino nelle proprie città con convinzioni forti per la propria vita, per fare di queste giornate “straordinarie” un’occasione di riforma della propria vita di fede quotidiana».
Città Nuova - In molti attendono o temono il tante volte annunciato “autunno caldo”, quella stagione di ripresa delle attività dove esplodono le crescenti contraddizioni di un sistema sociale in crisi da troppo tempo. Ma i mesi estivi non sono affatto un tempo vuoto, sono quelli in cui maturano le scelte decisive della coscienza personale, come sa bene chi ha frequentato gli ambienti giovanili cattolici che proprio in questo periodo svolgono alcune delle attività formative più importanti.
Non stupisce affatto che oltre mille giovani si diano appuntamento nella settimana centrale di ferragosto nella città sabauda un tempo operaia e sede di quel capitale che, nella quiete estiva, definisce le sue strategie future. Torino,infatti, è anche il luogo di un’altra storia, quella di Giovanni Bosco, che rompe gli equilibri sociali iniqui della prima industrializzazione. Quel prete stipula il primo contratto di lavoro minorile a dimostrare il senso profondo della norma giusta come difesa e tutela della dignità del più debole e vulnerabile. Per capire il legame tra questa vocazione e l’azione comune che il movimento giovanile salesiano ha deciso di intraprendere anche con Slot Mob contro la società dell’azzardo, abbiamo sentito Renato Cursi, coordinatore del Movimento giovanile salesiano (MGS), che fin dal suo inizio si definisce la “società dell’allegria” e rappresenta l’antitesi radicale di quella società triste e solitaria che la diffusione pervasiva dell’azzardo legalizzato promuove.Considerando l'impegno radicato nei territori da parte dei salesiani, soprattutto tra i giovani, come si può spiegare la spudorata diffusione del gioco d'azzardo legalizzato in Italia? «L’impegno educativo dei salesiani in Italia è vissuto ancora oggi con generoso entusiasmo e sincero impegno al fianco dei giovani, specialmente dei più poveri, che spesso sono tra le principali vittime della piaga del gioco d’azzardo. Ad incidere sul pericoloso aumento della diffusione del gioco d’azzardo oggi nel nostro Paese sicuramente concorrono la crisi economica e la cristallizzazione di una cultura del successo immediato e a tutti i costi, del consumismo, dell’avere, dell’apparire. Don Bosco credeva invece nell’educazione dei giovani e nella loro formazione professionale, affinché attraverso un lavoro onesto potessero guadagnarsi da vivere».
Che legame potete riscontare tra gli effetti di questa crisi economica, di cui l'azzardo è un sintomo, e i tempi di Giovanni Bosco? Quale criterio d'azione vedete adeguato oggi? «Nell’Ottocento iniziava in Piemonte il periodo dell’industrializzazione, i giovani dalle montagne si recavano a Torino per cercare lavoro, ma si trovavano in grosse difficoltà e col rischio di perdersi. Don Bosco raccoglieva questi giovani insegnava loro un mestiere, li preparava ad inserirsi in modo corretto nella società. La cultura del gioco d’azzardo insegna che i beni si conquistano senza sforzo, se la fortuna o il caso ti sorridono, una cultura che nega Dio o se ne serve per soddisfare richieste materiali. La lotteria in Oratorio aveva invece una finalità di educazione alla carità e di costruzione di relazioni di solidarietà all’interno di un ambiente educativo. Ma soprattutto l’economia dell’Oratorio insegnava ai giovani il valore della Provvidenza, della gratuità e del lavoro onesto. Oggi la sfida è quella di ricostruire una cultura della legalità e del lavoro, in un momento storico in cui la formazione professionale sembra non essere più sostenuta dalle istituzioni come un tempo. Occorre dare fiducia ai giovani, aiutarli a riscoprire un orizzonte di futuro e di speranza».
Che tipo di approccio alla giustizia sociale e all'impegno diretto viene trasmesso nel movimento? In cosa consiste la "settimana del Confronto" di agosto? «Don Bosco educava i giovani ad essere “buoni cristiani ed onesti cittadini”. In questa formula è racchiuso l’impegno educativo del Movimento giovanile salesiano alla giustizia sociale e all’educazione ad una cittadinanza attiva, onesta e responsabile. I giovani del MGS in tutta Italia sono impegnati in attività missionarie, educative, catechistiche, di servizio in realtà di emarginazione e disagio giovanile, di animazione del mondo dello sport, della comunicazione sociale e della cultura. Il Confronto MGS che vede oltre mille e duecento giovani da tutte le regioni italiane a Torino dal 10 al 16 agosto (nella foto di Maurizio Bosio un momento del raduno) vuole rilanciare il carisma salesiano nel nostro Paese, a due anni dal bicentenario della nascita di don Bosco (1815-2015), e far riscoprire ai giovani il valore della testimonianza della gioia: la gioia della fede, la gioia dell’incontro con Gesù Cristo. Il Confronto è una settimana itinerante di incontri sui luoghi salesiani in Piemonte, all’interno della quale una giornata sarà dedicata espressamente alla riscoperta dell’onesta cittadinanza, della giustizia sociale, dell’impegno culturale, del servizio socio-politico e dell’impegno missionario. Il sogno è che i giovani tornino nelle proprie città con convinzioni forti per la propria vita, per fare di queste giornate “straordinarie” un’occasione di riforma della propria vita di fede quotidiana».
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