venerdì, giugno 14, 2013
Le iniziative, l'opposizione politica, gli arresti e le censure

di Giulia Bernini

La Grecia non sembra essersi ripresa dalla crisi che la assale ormai da tempo, anche perché al caos politico-finanziario si sono aggiunti disordini nel settore dell'informazione, che a sua volta si è trovato sotto la morsa di misure governative in “odore di bavaglio”: la Grecia, a dirla tutta, è stata teatro di una vera e propria battaglia tra i mezzi d'informazione e il governo. Lo scorso ottobre fu arrestato per violazione della privacy Kostas Vaxevanis, giornalista 36enne greco che pubblicò sul suo settimanale Hoc Doc i nomi della Lista Legarde, un elenco di 2059 persone, tra funzionari pubblici, imprenditori, ministri e deputati di nazionalità ellenica, che avevano trasferito in Svizzera miliardi di euro. Vaxevanis subito dopo la diffusione della lista fu arrestato da 15 poliziotti, ma a novembre fu assolto perché la corte giudicò infondata la denuncia di lesione della privacy. “Non c'è prova che queste persone abbiano violato la legge”, spiegarono i magistrati in merito alla questione degli illustri evasori fiscali.

Da un'intervista rilasciata da Kostas Vaxevanis si evince che per il giornalista ellenico la mancata libertà di stampa e la corruzione sono causate dalla Grecia stessa, “corrotta e che fa arricchire, e che prende da chi non ha più nulla”. Vaxevanis aggiunse che per conoscere veramente ciò che succede nel Paese che ha dato i natali alla democrazia è necessario leggere i giornali stranieri, come veniva fatto durante il regime dei colonnelli. Questo perché è in vigore un regime dove la politica e i mass media “si minacciano reciprocamente”. A questo proposito il giornalista portò l'esempio di alcuni imprenditori, presenti nella lista Legarde, che hanno conflitti d'interesse dal momento che “eseguono lavori pubblici e gestiscono network televisivi”.

Kostas Vexevanis, dopo che è stato rilasciato, ha guadagnato diversi premi giornalistici alla libertà d'informazione e per la lotta contro la corruzione. Lui risponde a tali riconoscimenti dicendo che pubblicando la famosa lista ha fatto quello che ogni giornalista è obbligato a fare: rivelare la verità che stavano nascondendo. “Invece di arrestare gli evasori, cercavano di arrestare la verità e la libertà di stampa”.

Il processo a Vaxevanis coincise con un secondo attacco alla libertà d'informazione: la doppia sospensione a danno di Marilena Katsimi e Kostas Arvantis, presentatori di Net Tv, colpevoli di aver affermato davanti a milioni di telespettatori che le torture di 15 giovani dimostranti da parte della polizia locale prima dell'arresto avevano trovato conferma dai referti medici. I manifestanti si scontrarono contro i membri del partito filonazista Alba Dorata e dichiararono tramite i loro legali “di aver subito umiliazioni analoghe a quelle inflitte dai soldati americani agli iracheni ad Abu Ghraib”.

Ma gli attentati ai danni della libertà di stampa non finirono qua. Si ricorda il caso di Spiros Karatza, che nel corso della sua trasmissione radio su ART dichiarò di essere a conoscenza di documenti che avrebbero confermato l'alterazione di default greco al fine di ottenere aiuti internazionali. Ovviamente questo giornalista venne arrestato in seguito alla rivelazione. Dopo questi episodi si verificarono anche scioperi e manifestazioni davanti alla sede dell'Ordine contro i tagli e l'incorporazione dell'Etap-Mme nell'Eoppy.


Fin qui la Grecia. Ma cosa succede invece in Europa in merito alla libertà di informazione? Il Parlamento europeo ha approvato lo scorso 21 maggio una risoluzione stabile che istituisce alcune norme a favore della libertà dei mezzi d'informazione in tutta l'Unione Europea. Un gesto significativo che impone ai 27 Stati membri regole precise volte a garantire sia il diritto di informare sia quello di essere informati. L'incontro del 21 maggio ha anche precisato che il pluralismo e il giornalismo indipendente costituiscono i pilastri su cui si erge una democrazia; per questo “gli Stati membri devono rispettare, garantire, proteggere e promuovere il diritto fondamentale alla libertà di stampa, diritto che va tutelato dalle interferenze dei poteri forti e da qualsiasi forma di censura e limitazione”. Si aggiunge poi che nessuna decisione politica può ostacolare l'accesso ai media o condizionare l'informazione.

La libertà dei mezzi di comunicazione si garantisce in primo luogo attraverso la vigilanza sulla nomina dei dirigenti e dei consigli dell'amministrazione del servizio pubblico e privato. Altro argomento importante discusso infatti dal Parlamento europeo, e particolarmente interessante per la situazione specifica italiana, concerne la creazione di un sistema europeo basato su equilibrio tra mezzi privati e pubblici. Quest'ultimi “sono strettamente legati alle esigenze democratiche sociali e culturali di ogni società” e per questa ragione devono essere protetti e tutelati anche con l'assegnazione di fondi, capaci di permettere la loro indipendenza rispetto al mondo politico ed economico. Bisogna poi evitare la concentrazione delle proprietà e monopoli: il Parlamento chiede una corretta concorrenza tra tutti i mezzi d'informazione, che spesso viene minata da conflitti d'interesse.

La libertà di stampa concerne anche i social media e altre forme particolari, non solo i mezzi tradizionali della carta stampata. L'informazione in Rete, a cui tutti devono poter essere in grado di accedere, deve essere trasparente e neutrale. Ultima ma non meno importante punto della risoluzione è dedicato ai giornalisti che troppo spesso rischiano la vita per svolgere con professionalità e passione il mestiere di giornalista.


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