Luigi conosce la musica a 23 anni. Passione e rigore lo portano a sviluppare grandi progetti, fino alla realizzazione del Doppio Borgato, con un'estensione di 3 ottave gravi, dal suono veramente indimenticabile.
Città Nuova - Un flebile alito di primavera accompagna l’incontro con un’eccellenza musicale, un pianoforte unico al mondo, anzi due in uno: è il Doppio Borgato, pronto per un avvenimento internazionale, un concerto di grande richiamo. Il laboratorio che lo ospita è angolo di maestria, sede di ricerca minuziosa della perfezione, spazio di lavoro duro e certosino, vita quotidiana che respira e culla tenacia e dubbi, successi e cammino indomito nella passione di un sogno. Il tutto mescolato con note d’esecuzione di brani di musica illustre e il calore di un sornione cane pastore, Liva.
Sono presso Vicenza, ospite di Luigi Borgato e della moglie Paola Bianchi, che lo affianca in questa impresa d’arte. Mozart ci fa compagnia. «Noi lavoriamo sempre con la musica», e come una figlia la musica ha scandito la vita di questa coppia con una storia unica. «Non parliamo di magia», esordisce pacato e severo, quando chiarisco il mio intento di scrivere di questa avventura. «Qualche giornalista ci prova a definire così la mia esperienza, invece è questo lavoro che ha scelto me. Ma devi faticare e la forza ti viene dalla passione che ti fa scoprire ciò che ti appartiene già».
Luigi Borgato non nasce musicista. A 23 anni scopre la passione e costruisce un pianoforte. Non ci sono maestri, non esistono scuole. Su tenui fili di percorrenza si muove e viaggia in Europa, alla ricerca di tecnica pura. Studia moltissimo, il rigore si fa alleato nel lavoro. Nel 1991 elabora un’idea di Beethoven e presenta il suo Gran Coda Borgato a Pesaro, al Congresso tecnico "Europiano" ed è sorpresa: in un’Italia senza maestri quel giovane presenta un piano dal suono straordinario, che fa chiudere la tastiera a tutti gli altri strumenti.
Nel 2000 a Perugia, al Meeting del Pianoforte per i 300 anni dello strumento, presenta il Doppio Borgato. Questa volta l’idea è elaborata da un pianoforte a pedali appartenuto a Mozart. L’originale strumento, per cui hanno composto Schumann, Listz, Mozart e Morricone, suscita l’interesse di interpreti internazionali, che sperimentano una nuova possibilità espressiva con il doppio pianoforte Borgato, costituito da due pianoforti gran coda da concerto sovrapposti. Uno è il modello L282, quello posto ingegnosamente sotto è un pianoforte gran coda P398, azionato da una pedaliera di 37 pedali, suonata con i piedi, come avviene per l’organo, e ha un’estensione straordinaria di 3 ottave gravi. Le registrazioni con esecutori di fama internazionale, effettuate in ambienti particolari, una chiesetta dall’acustica perfetta in cima a un colle, la sala concerti di una villa principesca, sono autentiche rarità, che trovano destinatari d’eccezione, fra cui papa Benedetto XVI.
Quella di Borgato è una scelta di costruzione che si nutre di filosofia, che guarda all’uomo e al suo destino attraverso il linguaggio musicale e non conosce la noia: la passione infatti non si può ingabbiare in tempi fissi e amplia le sue applicazioni mentre progetta o pialla. E sono solo due gli strumenti che può consegnare in un anno!
Il marchio Borgato è orami consolidato e conosce i mercati internazionali. I più bei nomi del palcoscenico musicale hanno provato e amato il suono di questi pianoforti. Oggi sono testimone dell’ultima creazione: un gran piano lungo 3 metri e 35, un’altra rarità. Guardo e cerco di capire quanto la nuova esperienza parli di destino. Chiedo di ascoltare il suono della percussione dei martelletti sulle corde da poco tese: un suono profondo, mediato dall’emozione.
Ogni parte di quel maestoso ingranaggio è studiato e valutato nella resa dei materiali e nell’abilità della composizione. Calcoli accurati determinano misure e intensità. La signora Paola, dallo sguardo delicato ma determinato, possiede la manualità sopraffina per comporre la meccanica-tastiera dello strumento, che è composto da 287 corde tese per la forza di ben 2,5 tonnellate e da martelletti felpati, pronti a scattare in un turbinio di note. Abete, acero, faggio, larice, rovere sono i legni lavorati, ma il supporto delle corde è il telaio in ghisa, progettato interamente da Borgato e fuso nella Repubblica Ceca.
Un augurio? Di trovare qualche giovane pronto a spendersi per un sogno al limite della realtà e a mettersi “a bottega”, per raccogliere e custodire i segreti di quest’arte! E se la passione di questo “artigiano della musica” si intreccia con quella fortissima di pilota nella tecnica del volo, è palese che Luigi Borgato sa di “volare alto” in tutti i sensi e le misure, nel cielo e nella musica (http://www.borgato.it/main_it.htm).
di Annamaria Gatti
Città Nuova - Un flebile alito di primavera accompagna l’incontro con un’eccellenza musicale, un pianoforte unico al mondo, anzi due in uno: è il Doppio Borgato, pronto per un avvenimento internazionale, un concerto di grande richiamo. Il laboratorio che lo ospita è angolo di maestria, sede di ricerca minuziosa della perfezione, spazio di lavoro duro e certosino, vita quotidiana che respira e culla tenacia e dubbi, successi e cammino indomito nella passione di un sogno. Il tutto mescolato con note d’esecuzione di brani di musica illustre e il calore di un sornione cane pastore, Liva.
Sono presso Vicenza, ospite di Luigi Borgato e della moglie Paola Bianchi, che lo affianca in questa impresa d’arte. Mozart ci fa compagnia. «Noi lavoriamo sempre con la musica», e come una figlia la musica ha scandito la vita di questa coppia con una storia unica. «Non parliamo di magia», esordisce pacato e severo, quando chiarisco il mio intento di scrivere di questa avventura. «Qualche giornalista ci prova a definire così la mia esperienza, invece è questo lavoro che ha scelto me. Ma devi faticare e la forza ti viene dalla passione che ti fa scoprire ciò che ti appartiene già».
Luigi Borgato non nasce musicista. A 23 anni scopre la passione e costruisce un pianoforte. Non ci sono maestri, non esistono scuole. Su tenui fili di percorrenza si muove e viaggia in Europa, alla ricerca di tecnica pura. Studia moltissimo, il rigore si fa alleato nel lavoro. Nel 1991 elabora un’idea di Beethoven e presenta il suo Gran Coda Borgato a Pesaro, al Congresso tecnico "Europiano" ed è sorpresa: in un’Italia senza maestri quel giovane presenta un piano dal suono straordinario, che fa chiudere la tastiera a tutti gli altri strumenti.
Nel 2000 a Perugia, al Meeting del Pianoforte per i 300 anni dello strumento, presenta il Doppio Borgato. Questa volta l’idea è elaborata da un pianoforte a pedali appartenuto a Mozart. L’originale strumento, per cui hanno composto Schumann, Listz, Mozart e Morricone, suscita l’interesse di interpreti internazionali, che sperimentano una nuova possibilità espressiva con il doppio pianoforte Borgato, costituito da due pianoforti gran coda da concerto sovrapposti. Uno è il modello L282, quello posto ingegnosamente sotto è un pianoforte gran coda P398, azionato da una pedaliera di 37 pedali, suonata con i piedi, come avviene per l’organo, e ha un’estensione straordinaria di 3 ottave gravi. Le registrazioni con esecutori di fama internazionale, effettuate in ambienti particolari, una chiesetta dall’acustica perfetta in cima a un colle, la sala concerti di una villa principesca, sono autentiche rarità, che trovano destinatari d’eccezione, fra cui papa Benedetto XVI.
Quella di Borgato è una scelta di costruzione che si nutre di filosofia, che guarda all’uomo e al suo destino attraverso il linguaggio musicale e non conosce la noia: la passione infatti non si può ingabbiare in tempi fissi e amplia le sue applicazioni mentre progetta o pialla. E sono solo due gli strumenti che può consegnare in un anno!
Il marchio Borgato è orami consolidato e conosce i mercati internazionali. I più bei nomi del palcoscenico musicale hanno provato e amato il suono di questi pianoforti. Oggi sono testimone dell’ultima creazione: un gran piano lungo 3 metri e 35, un’altra rarità. Guardo e cerco di capire quanto la nuova esperienza parli di destino. Chiedo di ascoltare il suono della percussione dei martelletti sulle corde da poco tese: un suono profondo, mediato dall’emozione.
Ogni parte di quel maestoso ingranaggio è studiato e valutato nella resa dei materiali e nell’abilità della composizione. Calcoli accurati determinano misure e intensità. La signora Paola, dallo sguardo delicato ma determinato, possiede la manualità sopraffina per comporre la meccanica-tastiera dello strumento, che è composto da 287 corde tese per la forza di ben 2,5 tonnellate e da martelletti felpati, pronti a scattare in un turbinio di note. Abete, acero, faggio, larice, rovere sono i legni lavorati, ma il supporto delle corde è il telaio in ghisa, progettato interamente da Borgato e fuso nella Repubblica Ceca.
Un augurio? Di trovare qualche giovane pronto a spendersi per un sogno al limite della realtà e a mettersi “a bottega”, per raccogliere e custodire i segreti di quest’arte! E se la passione di questo “artigiano della musica” si intreccia con quella fortissima di pilota nella tecnica del volo, è palese che Luigi Borgato sa di “volare alto” in tutti i sensi e le misure, nel cielo e nella musica (http://www.borgato.it/main_it.htm).
di Annamaria Gatti
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